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giovedì 30 aprile 2015

Una sconfitta buona come la pizza


Quando avevo 14 anni sono caduto dalla Vespa 50 causando un incidente stradale che ha coinvolto 7 macchine. Quando lo raccontai alla nonna mi rispose: “Lo vedi che succede a non fare merenda?”. Tale madre tale figlia, e così anche mia mamma quando io e mia sorella non volevamo mangiare qualcosa, qualsiasi cosa fosse, ci diceva “Mangia che è buona come la pizza”. Con Montella succede un po’ la stessa cosa, se sbagliamo un rigore è colpa sua. Di solito non entro nel merito perché non mi appassiona, oggi faccio un’eccezione solo perché ho visto un’altra partita e quindi mi sento in dovere di raccontarla a chi non ha potuto accorgersi di cosa ha combinato Gonzalo sul terzo gol di Tevez. Roba da seconda categoria. E non è per evidenziare l’errore dell’argentino, ma solo per precisare che io prima della partita ho fatto merenda con la pizza. Il calcio è bello proprio perché consente di trovare colpevoli ed eroi magari nella stessa persona o nella stessa azione. Secondo me per esempio Montella è stato bravo a bagnare la squadra con il tubo di gomma in modo che nelle difficoltà è potuta crollare senza nemmeno alzare polvere, e se non capiamo come si tirano i rigori, alla fine forse il Governo ci farà un disegnino di legge. La Fiorentina ha una classifica che sarebbe molto meno brutta solo se appunto avessimo realizzato i rigori sbagliati. Ognuno può divertirsi a dare un valore in punti a quei rigori falliti per simulare quanto possono aver pesato nell'economia della stagione. Lasciando da parte il rammarico che adesso non porta punti, quello che però chiedo all’allenatore in questo finale di stagione, che da doloroso potrebbe trasformarsi in trionfale nell’arco di sole tre partite, di scuotere ogni tanto i giocatori perché può capitare che la loro parte migliore si depositi sul fondo. Vedi Gomez che malgrado la colpa sia quella di non aver fatto merenda, domenica contro il Cagliari ha sbagliato un colpo di testa da un metro e mezzo completamente solo. Tutti si devono assumere le proprie responsabilità, io per primo che quando Gonzalo ha calciato il secondo rigore ho chiuso un occhio, me era quello di riguardo. La Fiorentina malgrado la sconfitta a me è piaciuta come la pizza, non è stata inferiore alla Juve, ha mostrato personalità ed ha perso solo per degli episodi, non è stata messa sotto dalla Juve. Un'altra ferita. Non fa niente, ti dici. E invece fa curriculum. Comunque è tutto un magna magna, perché tra merende e pizze in due stagioni fino ad oggi abbiamo raggiunto due quarti posti in campionato, una finale ed una semifinale di coppa Italia, una semifinale di Europa League. Lo so che il pensiero di molti ormai non si sposta da quelle che sono le responsabilità dell’allenatore in tutto questo, tanto mi sembra inutile cercare di dimostrare il contrario che ho sempre cercato attraverso questo spazio di adottare strategie diverse per distrarre più che per analizzare. E così oggi mi impegnerò a bussare sul vetro della tramvia per salutarvi con enfasi così da farvi passare la giornata pensando "Chi cazzo era quello?"








mercoledì 29 aprile 2015

Giochi di parole in mancanza di gioco


Come per le partite contro la Juve anche certi editoriali non c’è bisogno di prepararli. Si dice così. Qualcuno dirà menomale, malignamente. Sia per quanto riguarda la squadra che così in mancanza d’indicazioni precise da parte del Mister potrebbe interrompere la serie negativa, e sia per quanto riguarda il mio editoriale che così potrebbe contenere frasi di senso tattico compiuto. Occuperò il tempo relativo alla preparazione del post come se fossi in ritiro senza niente da fare. Giochi di parole come i momenti enigmatici come questo insegnano. Bisogna riconoscere a chi per primo aveva capito che Montella è affetto da  un amplesso di superiorità, che il suo non era un presentimento, ma una  precipitazione. E non tutti hanno un dono speciale come quello di percepire in anticipo se piove. Ricordo solo Bernacca. Così come quando non sono impegnato a preparare l’editoriale, mollo tutta la carica elettrostitica che metto nelle cose che faccio, non ho bisogno di far apparire la realtà più bella di quella che è, e neanche l’allenatore più bravo. Nell’intimo della mia cameretta imposta dal ritiro di Andrea Della Valle posso dire che Peppa Pig è un cartone diseducativo, sono sempre tutti troppo felici, come se Montella non esistesse, il padre non fa un cazzo dalla mattina alla sera eppure hanno la villetta singola. Probabilmente spaccia. Da una parte però è un bene che abbiate esagerato con il Mister, così senza tante rinunce alimentari alla fine mi viene da dire che per la prova scostumati siete a posto anche quest’anno. E quando non devo preparare l’editoriale sfrutto il fatto che mi devo mettere in un angolo, in modo che sia quello di cottura, così posso dire, fare, baciare, salsiccia e friarielli. Ieri mi sono messo a vedere la partita dell’Inter con una amica che le vede tutte e poi s’immedesima: “Come sta andando la partita Iva?” Le ho chiesto mentre giocavo con le parole: “Molto combattuta. Ho avuto un paio di occasioni da goal ma il pressing fiscale è altissimo”. Oggi mi pare di avere il destino sognato, mi sembra una giornata che compromette bene. Perché dopo le sconfitte interne contro il Verona e il Cagliari mi sento di dire che sbadigliando s'impara. Fuori dal solito ottimismo stucchevole dico che bisogna provare a vincere per non buttare via un campionato che ha conosciuto momento esaltanti. E' da mio nonno Gastone che ho capito quanto sia doloroso vivere di rimpianti. Lui fino al 2000 ancora soffriva per un 5 di briscola giocato di prima mano il 6 maggio '88. E poi una considerazione finalmente amara, oggi che non sono costretto a preparare l’editoriale e posso esprimere tutte le mie negatività represse, vi confesso che i miei cantanti preferiti sono morti, gli attori pure e gli scrittori anche. Ora, ci sarebbero una decina di voi che apprezzo particolarmente.



 

martedì 28 aprile 2015

L'oroscopo aiuta a non sbagliare formazione

Quando si perde molto così bisogna aumentare i pensieri positivi per compensare, io in pratica faccio questo. Compenso fino alla camera iperbarica se occorre, così come chi fa due diete perché in una si mangia poco. Se una persona mi vede giù gli dico che forse è meglio se mi apre. Non mi faccio sopraffare dai cattivi pensieri, non importa se all'inferno ritroverò appesi ai muri certi commenti contro Montella insieme a tutte le foto che le persone hanno cancellato in vita perché erano venute male. Mi si dirà che è un periodo di merda, vero. Mi si dirà che Montella ha commesso degli errori e che non posso tacere, vero. Anche se l’ho già fatto solo ieri ridimensionando tutti nel mio commento, e nel tutto ci rientra anche lui. Ma se si vuole andare oltre, far passare cioè il lavoro del Mister come una trombosi, mi viene da chiedere “in che senso la trombosi non è una forma di dipendenza dal sesso?” La storia dell’allenatore unico responsabile, ripercorre un po' quello che nella storia dell’uomo succede quando si parla della donna al bar in relazione al matrimonio. Il Bambi sostiene infatti che il licantropo si trasforma da uomo a lupo con la luna piena, la donna invece quando si sposa. Per fortuna c’è il divorzio per salvare l’uomo e l’esonero per salvare il tifoso. Il Bambi ha questa visione della donna, la Lega candida Fregna perché è questo il loro concetto di quote rosa. Il tifoso se la rifà con l'allenatore. Nei periodi difficili quello che ho imparato facendo molti chilometri è che ci vuole la pazienza di un camionista mentre effettua un sorpasso in autostrada. Si, in certi momenti serve anche leggere l’oroscopo, non vergognatevi, quando tutto sembra crollare è importante attaccarsi a qualcosa, lasciamo perdere i Testimoni di Geova, il Buddismo, i tarocchi o Reja, quando siamo a fare colazione e diamo un’occhiata al titolo della Gazzetta, a quel punto è più facile cercare conforto nelle parole sempre propositive dell’oroscopo del giorno. Lì accanto sulla Nazione. Per i testimoni di Geova ci vuole un citofono e non sempre uno può ricordarsi di portarselo dietro, specie quando hai solo Bielsa in testa. Ieri prima di andare a Genova, con ancora le immagini di Farias trasformato in Messi dalla nostra pochezza, ho letto le previsioni delle stelle, Perché poi uno dice l'oroscopo, Branko ha detto che Mercurio mi avrebbe aiutato, ho forato la ruota posteriore destra vicino a Rapallo e chi si ferma ad aiutarmi? Mercurio. Leggo Branko non solo perché c’indovina, ma anche perché è stato un buon laterale sinistro brasiliano che ha saputo riciclarsi senza per forza fare l’allenatore come Montella.



lunedì 27 aprile 2015

Ci credo ancora. Devo.

Terza sconfitta consecutiva che rischia seriamente di sciupare tutto ciò che di bello era stato fatto in campionato. Brutta, che va al di là del punteggio, il Cagliari ci ha umiliato e poteva finire anche peggio. Grazie alla solita non partita post Erasmus, alla mancanza di concentrazione, di nerbo e voglia. Squadra completamente svuotata come se fossero passati i ladri a rubargli un’anima che a questo punto dovrebbe essere di rame, ormai incapace di recuperare le forze nervose dopo gli impegni di coppa. Sicuramente un grande limite che ridimensiona tutti, con la speranza però che possa riuscire a portare a casa la coppa anche se con i denti. In generale per quello che ha fatto vedere in stagione sarebbe davvero un peccato buttare via tutto così. La sconfitta fa male un po’ come un "Non ti amo" che sono tre parole bruttissime da sentirsi dire, ma anche "Patente e libretto" quando hai bevuto non scherzano. Diciamo allora che almeno la patente è salva e che quindi potremo andare a Varsavia in macchina. Fidatevi. Non di me naturalmente o del fatto di arrivare in finale, non vi fate cioè troppe seghe mentali che poi vi inibite quando c’è da fare del sano car sharing verso la Polonia solo al pensiero delle caccole attaccate sotto al sedile. Andrà tutto bene. La macchina è pulita. Poi vi assicuro che ho un navigatore con mappe europee aggiornate, non sono un tifoso che si perde d’animo, che non sa dove andare perché parte dal presupposto. Oggi per esempio sono a Genova. Insomma, non perdete la speranza, anche le giornate migliori possono diventare di merda. Si, anche se la squadra ha giocato come ormai troppo spesso le succede rimediando figurucce come in un’orgia di dispiaceri dove chi capita capita, anche se Firenze è diventata stazione di rifornimento al miglior prezzo, Salah è stato risucchiato nella mediocrità generale, Badelj è tornato ad essere imbarazzante, e Savic messo a sedere da cani e porci tanto che ricorda sempre di più Della Martira, malgrado tutto ci credo ancora. Devo. E il carattere mi aiuta per fortuna, non è che non mi danno fastidio certe partite orrende, anzi, subito dopo la sconfitta ho fatto lo sgambetto a un poveraccio che faceva jogging in via Sant’Agostino proprio perché sono uno che non lascia correre. Però guardo avanti con fiducia, faccio entrare la luce dalla finestra e così controllo anche se il bucato è asciutto. Non ce la faccio a rinchiudermi dentro a serate depresse, e a stare in locali senza finestre io proprio non ce l'affaccio. Cerco di combattere lo sdoppiamento della personalità tipico che prende il tifoso Viola dopo certe sconfitte. Quando a volte crede di essere un coglione, e a volte crede di essere l'altro. Solo perché tifa Fiorentina. No, al massimo dello scoramento ho provato qualche volta a metterla in un angolo della mia mente. Ma ho la testa tonda.






domenica 26 aprile 2015

Scuole serali

È tutto merito dei nostri nonni che hanno combattuto per la patria se ora sono libero di fare quello che vuole la Rita. E non c’è miglior domenica mattina col pensiero alla Fiorentina, così come non c’è un vero barbecue se non c'è l'idiota alticcio che non vede la porta di vetro e la prende in pieno viso. Ma adesso sto bene, tranquilli. So che non dovrei toccare il tasto del turnover, lo farò con estrema cautela sottolineando che Gomez è l’unica punta centrale rimasta per la semifinale di Europa League vista l’assenza di Babacar e l’esclusione del Gila dalla lista Uefa. Per evitare qualsiasi infortunio bisognerebbe lasciarlo fuori anche se a denti stretti o con il sorriso ebete di quelli che si vanno incontro piegando le lenzuola. Con il Bambi abbiamo discusso molto su questo aspetto ieri, è sostanzialmente d’accordo con me, nessun dilemma, gioca Gilardino, c’è Ilicic, c’è Diamanti. Tocca a loro il peso dell’attacco, anche se è sempre dura tenere fuori Gomez e Salah, ma fino al 7 maggio vanno tenuti nel cassetto e profumati con un sacchettino di lavanda. Ad un certo punto si è addirittura infervorato, e pur di rincuorarmi sulla necessità di fare turnover mirato soprattutto in attacco, è scivolato sui verbi, uno dei problemi maggiori che non riesce a superare come invece ha fatto con la tossicodipendenza. Le serali non le vuole fare perché c’è sempre qualche partita, e allora per consigliarmi di prendere il turnover con filosofia mi ha detto “Spero che tu fai buon viso a cattivo gioco”. Ho cercato di correggerlo dicendo “Si dice faccia”. Ma ormai era andato nel pallone “Ah scusa. Spero che tu fai buona faccia a cattivo gioco”. Non ve la prendete quindi se il Montella cercherà di preservare qualcuno di lingua tedesca ed egiziana in prospettiva della semifinale, non a caso la partita con la Dinamo ci ha permesso di avere una squadra al suo massimo grazie al turnover massiccio praticato contro il Verona. Lo so che vi da noia se avanzo l’ipotesi azzardata che lui meglio di noi conosce le condizioni fisiche dei suoi giocatori, e quindi tra il voler gestire le forze e voler evitare possibili infortuni (vedi Babacar) non metterà la miglior squadra contro il Cagliari. Mordetevi le labbra anche se voi fareste in maniera diversa, so benissimo che pensate di saperne più di lui. Lo so perché sono io il primo a farmi certi film. Una mia ex aveva le mani talmente piccole che per anni ho creduto di essere superdotato.




sabato 25 aprile 2015

Ne Lucio e ne Luciano

Sarà che la Liberazione compie 70 anni, altrimenti non si capisce come mai i suoi figli vogliono mandarla all'ospizio. Oggi si festeggia la Democrazia italiana ma sembra più realistico quello che si festeggia il 25 dicembre. O forse questa considerazione amara è solo l’effetto del Jobs Act, il fatto cioè che ha portato in Italia 92000 nuovi posti di lavoro solo tra gli scafisti. Oppure perché Alfano vuole bombardare i porti d'origine di quei poveri disperati con l’intento di farli imbarcare già morti. Anche se a Renzi vanno riconosciuti interventi mirati contro gli scafisti che dovrebbero ricevere il 730 precompilato a casa. E allora meglio il sorteggio contro il Siviglia. Ma il tifoso Viola crede più nella Democrazia o nella finale di Varsavia? Forse comincerà a credere alle coincidenze, al fato, al destino, al karma, ai draghi, agli unicorni e agli uomini. No, a Montella proprio no!  Per il 25 aprile il pensiero è che non vinceremo un cazzo neanche quest’anno. E poi moriremo senza sapere a che servono i tasti M+ e M- nelle calcolatrici.  Con Vincenzo purtroppo saremo artificieri del nostro destino. Perché soffriamo troppo i contropiedi, le ripartenze sono il sunto delle nostra incapacità tattica, sono “Le discese ardite e le risalite su nel cielo aperto e poi giù il deserto e poi ancora in alto con un grande salto”. Tutto per arenarci ai limiti dell’area di rigore avversaria dimostrando limiti di manovra schettiniana. “Dove vai quando poi resti sola senza ali tu lo sai non si vola”. Non proprio senza ali, se pensiamo a “La grande bellezza” di Joaquin. Una squadra senza equilibrio porta anche il tifoso a perderlo quando deve esprimere certi giudizi sull'allenatore, un po’ come il padrone che somiglia al cane. E se perde l’equilibrio per colpa di quel cane di allenatore si sosterrà che è un tifoso funambolo, anche se io credo sia più colpa di un embolo. E così canticchiando “Le distese azzurre e le verdi terre”, metafora delle maglie del Napoli in campi di calcio, andiamo a Varsavia privi di Luciano. Ne Lucio e ne Luciano, forse è addirittura meglio Raf se non altro perché più fiorentino, e perché grazie a lui potremo cantare “Sei la più bella del mondo”. No, decisamente troppo sdolcinata. Troppo poco sanfredianina. Il Bambi canterebbe “A pecora sei la più bela del mondo”.



venerdì 24 aprile 2015

Non lasciate la macchina nel posto degli invalidi

E' proprio quando una donna ti dice di no che devi insistere. Con l'autoerotismo. E così tra le seghe mentali di una manovra barocca e presuntuosa ci siamo guadagnati la semifinale di Europa League. Dopo la finale di coppa Italia dello scorso anno. Ma il tifoso Viola è donna, un po’ come Google, non ti da tempo di finire una frase che già ti da suggerimenti, soprattutto sul turnover. Perché siamo fragili noi tifosi, incredibili creature metà tecnici metamorfosi. Ci facciamo dei film mentali, qualcuno anche bello che sembra girato dai fratelli Coen. Mi viene in mente Spalletti. Passiamo la vita ad inseguire dei sogni e alla fine ci becchiamo anche una denuncia per stalking. Sbraitiamo, insorgiamo, siamo umorali, vorremmo buttar via il bambino insieme all’acqua sporca, perché fondamentalmente non siamo persone silenziose come lo sono invece i palombari, capaci, loro sì di fare analisi più profonde sui mali della Fiorentina. E poi siamo sempre i più sfortunati perché ce ne capitano di tutte, non solo Montella, so di un gruppo che con la sciarpa Viola è andato a Lourdes  ed è guarito dal disfattismo solo il tempo di tornare all'auto e prendere la multa per sosta nel posto degli invalidi. Gomez o non Gomez, poi sul paracarro dei vincitori ci sarà posto per tutti. Adesso per arrivare in finale ci manca davvero poco, un po’ come quando non prendi il carrello perché devi comprare solo due cose. Bisogna farcela!!! Anche se dovessimo metterci i pacchi di pasta sotto le ascelle, la frutta in tasca, e prendere a calci il pane fino alla cassa. Sono molto felice per quello che ci ha regalato la squadra in questi anni, me la sono proprio mangiata con gli occhi grazie alle pupille gustative. Alla resa dei conti la squadra ha risposto, speriamo che adesso alla prova costume non andiamo solo per fare l'orale.


giovedì 23 aprile 2015

Oggi sarà un altro futuro semplice

Lunedì ero a Firenze, e prima di andare a Cefalù ho detto al Bambi “Domani andrò al mare”. Mi ha risposto “Com'è il tempo?” Il mio rammarico è stato sempre quello di aver studiato poco, ma spero comunque di non aver sbagliato a dirgli “Futuro semplice”. Sarà per questo che ieri appena arrivato in Calabria ho bevuto del Cirò (Che non è il passato di lui Cirò, ma il futuro di io Cirò, visto che lui non ha bevuto vino). Insomma, il Cirò è un altro futuro semplice. Oggi che invece è il presente di vivere, riparto verso Firenze ma non so se riuscirò (Un altro vino, il Riuscirò è un po’ come il Cirò) a vedere la partita. Ho perso un giorno intero di blog, e non so se qualcuno se ne è andato perché ho messo la foto di Montella nudo, oppure se qualcun altro è tornato proprio perché ho messo la foto di Montella nudo. Come sempre il tema dell’allenatore è cruciale e scalda più del Cirò. La foto di oggi rappresenta il mio ideale di allenatore nudo, una via di mezzo tra il Montella disinibito di ieri e la testa senza veli di Spalletti. E’ stata una giornata molto lunga quella di ieri, e quando la sera capita di sentirsi a pezzi, l'importante è non perderne neanche uno, perché oggi servono tutte le tessere per finire il puzzle di un’altra giornata lunghissima. Dalle 6 fino alle 23,30 di ieri tutto d’un fiato, compresa la bottiglia di Cirò, quando invece arrivi la sera e lo scrivere deve essere un moto interiore, se ti sforzi per farlo non va bene. Un po' come la cacca. E quando sono stanco tutto mi suona strano, per esempio non tanto Hilary Clinton alla Casa Bianca, quello mi suona più strano quando sono riposato. E' Bill Clinton che mi suona strano come First Lady quando sono stanco. L’ultima riflessione prima di crollare l'ho fatta sulla recessione che secondo Padoan sarebbe alle nostre spalle. Da stanco ho subito pensato che se è alle spalle sarà sicuramente per incularci meglio. Così ho accostato la porta perché volevo doormire.

mercoledì 22 aprile 2015

Montella piace più a un pubblico femminile

Dopo tutte le analisi che ho letto sui mali della Fiorentina mi sono rincuorato. Oggi ho il soqquadro completo della situazione. Pensavo ad un problema più generale, più strutturale, il fatto invece che tutti i mali vengono ricondotti ad un unico soggetto, da una parte mi consente di intravedere una soluzione molto più semplice e di rapida attuazione, basta chiamare l’idraulico per riparare la perdita, dall’altra ho avuto ulteriore conferma delle mie scarse capacità di comprensione. Sono stato sempre molto precoce anche con le donne, a 14 anni già non le capivo. Consentitemi però di riconoscere almeno un pregio a Montella che a differenza nostra, se da una parte possiamo suggerirgli soluzioni di natura tattica, non potremmo certo andare alla Buitoni con in mano una pizza e metterci ad urlare: "chist’ è vera, band e sciem" come invece lui si. Apprezzo Montella forse perché più di voi sento di avere una radice comune, non a caso avrei la tentazione forte d'insegnare ai siciliani come fare i cannoli, mi trattengo solo perché so che qualcuno di voi vedrebbe in me dell’insopportabile presunzione. Mi accontenterò quindi di disquisire con il Bambi sulle caratteristiche organolettiche del pan di ramerino a noi certo più affine. Il sentimento in cui più di tutti si riconosce oggi martedì 22 aprile il tifoso Viola, quello lontano dai fasti delle vittorie di prestigio in trasferta, e dopo la sconfitta interna contro il Verona, si ricolloca nel giusto alveo, riprende sembianze più familiari. Il rammarico e l’amarezza riaffiorano come la muffa là dove passo l’acqua dell’Arno. La storia del tifoso Viola con la sua squadra è tale e quale a quando una donna dice "Ti sono debitrice" ma poi non te la da. Devo dire che sia nell’approccio alla passione che nella gestione della sconfitta preferisco però la donna all’uomo sempre troppo concentrato a dimostrare la propria competenza, superiore non solo all’allenatore di turno, ma soprattutto al proprio barbiere. La donna è più fatalista e poi non perde tempo ad entrare nel merito perché non ha tempo, ha sempre più cose da fare contemporaneamente, mentre metabolizza la sconfitta prepara il minestrone e conforta il marito sprofondato nella depressione. Figli a scuola, colloquio con i professori, spesa, stirare, pulire e cucinare, mentre lui guarda fisso fuori dalla finestra senza dire una parola da lunedì sera. L’uomo si ammazza solo all’idea che Montella possa rimanere ancora un altro anno, lei se la Morte arriva a prenderla chiede tempo per truccarsi prima di uscire. Ed è per questo che in media le donne vivono più a lungo degli uomini.



martedì 21 aprile 2015

Quando una squadra è forte si vede dalle Pringles

E’ una sconfitta irritante, di quelle che un tempo avremo definito “Beffa”. Oltretutto maturata al 90° tanto per non farsi mancare niente. E dalla quale era difficile anche allora ricavarne qualcosa di buono. Figuriamoci oggi che c’è Montella a colori. Forse da un punto di vista psicologico, se proprio ci rimane ancora qualcosa di psicologico da non trattare con l’ipnosi, forse in funzione del recupero di un campione per giovedì sera, il vantaggio è che questa volta non possiamo dare la colpa a Gomez. E se in campo la colpa è di Montella, sul blog non può essere che solo mia se Montella ride. Se ride invece di rifarsela come noi con il Governo, dopo quanto emerso dal campo circa il più angosciante dei contratti a tempo determinato che è la vita. E come è strana la vita! Un momento prima del rigore di Diamanti sei felice ed un attimo dopo è finito il vino. A prescindere dalla caccia al colpevole che si è scatenata come è consuetudine nei popoli dove si mangia molta carne cotta poco, con quella di ieri sera le abbiamo davvero sprecate tutte le occasioni, la Fiorentina di questa stagione, in campionato rispecchia il nostro Paese che ha un patrimonio artistico sterminato. Nel senso che lo abbiamo sterminato. Gli errori individuali del resto fanno parte del gioco, e bastava non commetterli per dare un senso diverso a questo posticipo. Per me a differenza di quanto sento in giro non è vero che è stato mollato il campionato, molto più semplicemente sono stati commessi degli errori individuali, una mancanza di precisione che non ci ha permesso di ottenere quello che era più giusto. I giocatori del resto fanno sempre la differenza, in entrambi i sensi, con le prodezze e con il loro contrario. Ad un certo punto della stagione avevo addirittura pensato che fossimo diventati grandi, purtroppo non è così e non è neanche facile capirlo mentre ci sei dentro, ci vogliono partite come queste, come succede a un figlio, cresce e lo capisci solo quando la mano non gli entra più nel tubetto delle Pringles. La Sicilia mi distrarrà, mi dispiace solo lasciarvi proprio oggi che al mondo intero preferirete il mondo parzialmente scremato. Se vi aiuta rifatevela pure con me che grazie al fatto delle distanze sempre meno distanti da San Frediano, scappo lontano (o vicino grazie all'aereo) a  digerire le sconfitte immeritate come questa. Là dove tra cannoli e arancini devo essere concentrato a digerire ben altro. E malgrado tutto ciò datemi una leva e vi solleverò una gonna. Poi considerato che i cimiteri sono pieni di padri integerrimi, di madri amorevoli e di figli devoti che viene da chiedersi dove seppelliscono gli stronzi, mi viene da chiedervi cosa vi cambia saperlo? Ormai la partita è persa, lasciatela riposare in pace, mentre davanti a noi c’è il giovedì con “Rischiatutto”. Prendo invece atto che si fa uso terapeutico delle frasi del grande Marcelo Bielsa riferite a situazioni di campo, per mettere Montella di fronte alle proprie responsabilità e per favorire il cambiamento, sposo anch’io questo modello di assegnazione delle colpe e di ricerca nel mio caso di nuove suppellettili, ed uso la frase più ricorrente che ho sentito al Salone del Mobile: "Grazie al cazzo che la gente poi va all'Ikea”, per la frustrazione che ho provato nel non aver potuto comprare neanche un vaso visto che il più economico partiva da 700 euro. Mi auguro almeno che non abbiate finito i sogni e le speranze, se invece li avete finiti davvero, potete sempre fare come la Grecia quando ha finito la liquidità. Si sta facendo aiutare dai nonni come fanno anche tutti gli italiani.



lunedì 20 aprile 2015

E non ho ancora cambiato le gomme termiche

Vorrei avere sempre l'adrenalina che ti sale quando hai il 2% di autonomia e non riesci a trovare il carica batterie. Mentre la partita contro il Verona, incastonata tra i due quarti di coppa, è di quelle collegate alla convinzione sbagliata dei tre punti già in tasca. Dovrei essere sempre al massimo e non invece sempre in autostrada. Mi si contesterà che ogni partita ha il suo perché, l’ala romana del blog lo chiamerebbe “friccico ner core”, si, anche le partite contro le cosiddette piccole invischiate nella lotta per non retrocedere. Così come mi si dirà che anche per conquistare il cuore di una donna basta un piccolo gesto. Un sorriso. Uno sguardo. Una carezza. Mi sento di aggiungere anche di andare a prenderla in Ferrari. Forse sono troppo distratto dalla vita per seguire con la dovuta attenzione anche le cosiddette partite minori. Troppi chilometri da percorrere, troppi scenari che cambiano e dialetti che si rincorrono. Diciamo che sono un po’incasinato, e non a caso il quadro della mia situazione è giustappunto un Pollock. Solo ieri mi sono accorto che Kevin Kostner è il protagonista della pubblicità del tonno Rio Mare, e mentre esternavo alla Rita la mia delusione per il crollo di un mito dopo che Banderas si era già messo da tempo a parlare con le galline, mi faceva presente con un filo di amarezza, non solo che era già un anno che quello spot andava in onda, ma soprattutto che venerdì si era tagliata i capelli senza che me ne accorgessi. Distratto e anche disilluso però. Troppe partite, troppi obiettivi, troppe pressioni non possiamo reggerle, e soprattutto non può gestirle lui. Siccome ho speso parole circa le sue qualità ho paura che prima o poi me lo rinfacciate, anche perché voi siete più tendenti al prima, con picchi addirittura all’anteprima. Così faccio finta di niente, fischietto fingendomi in altre cose impegnato, mentendomi mentre fischietta anche il Telepass. Disperso in qualche Autogrill a comprare le rotelle di liquirizia. Ma dentro di me sono frustrato come quando ho smesso di credere nell'amore il giorno in cui la mia ex si inginocchiò e io con gli occhi lucidi la fissai. Poi lei si allacciò le scarpe.


domenica 19 aprile 2015

L'amatriciana

Dopo Kiev e prima della partita con il Verona torna d’attualità il tanto temuto turnover. Amato, odiato, massiccio, leggero come Vita Snella, oppure bandito come Giuliano? Vale sempre il detto “Squadra che vince non si cambia?” In realtà ci sono cose che non dovrebbero essere mai cambiate, altrimenti svaniscono. È il caso per esempio dei 50 euro. Non lo so però se questa regola può essere applicata anche ad una squadra di calcio che gioca 60 partite a stagione. Perché la banconota da 60 non esiste. Vorrei poter scrivere che sono d’accordo con quello che deciderà Montella, ma ho paura a farlo. Ho paura di voi. Forse un giorno riuscirò a tornare, forse dovrò usare lo stesso metodo di quando scelgo di dar torto a una donna. La guardo negli occhi e glielo dico con voce ferma mentre il Bambi mi aspetta col motore acceso. Vorrei tornare ricoprendovi di parole dolci, ma non posso dire parole dolci perché se me le rimangio poi ingrasso e l’estate è ormai alle porte. Ha ragione chi dice che sono un fantasma, e ha ragione anche l’Irma (Mia madre) che ha sempre detto che sono un Conte senza palazzo. Messi insieme i due concetti incarno perfettamente la crisi anche nell’ambito della metafora. Così oggi mi ritrovo ad essere un fantasma senza fissa dimora. Sarà per questo che a volte mi sento fuori luogo, e lo trovo un posto bellissimo. La bella stagione poi non aiuta un mio rientro, sono un po’ come Pepito Rossi pur senza avere specifiche fragilità alle giunture, sono molto distratto in questo periodo pur non soffrendo i pollini. Non sono gli antistaminici e nemmeno i dolori alle articolazioni il motivo vero che mi tiene lontano. Neanche il lavoro e il fatto che sto ripartendo verso il sud, è vero invece che a guardare certe minigonne ultimamente soffro di una febbre d'accavallo. Poi mettici che in alcuni paesi in cui vado la porchetta è sagra, e così si capisce che tutto concorre a farmi distrarre dagli impegni presi con voi. Per finire mettiamoci che non sono neanche troppo diplomatico, non scrivo mai niente o faccio qualcosa per accattivarmi le vostre simpatie. Insomma, non sono un ruffiano. No agli ammiccamenti, si alla amatriciana. E’ domenica e ci sta anche bene con un Sagrantino di Montefalco visto che non c’è nemmeno la Fiorentina. E poi questo fatto che per uscire bisogna togliersi il pigiama deve finire.








sabato 18 aprile 2015

Il pensiero coeso



Nei dintorni del finale di partita contro la Dinamo ho preso atto che in questo blog si è formato un gruppo di pensiero trasversale che però confluisce come per magia in un pensiero coeso che sta ad un livello superiore. Nel superattico del blog. In poche parole facciamo squadra anche pensandola in maniera diametralmente opposta. Qui da noi le distanze di pensiero non portano mai allo scontro, ma al contrario compattano l’ambiente in maniera importante. Ed è proprio questo uno dei vanti che mi pervade da mattina a sera e da sera a mattina, la notte dormo ma lo faccio sempre di più con il rammarico di non poter essere coscientemente pervaso. E alla fine tutti convergiamo verso un intento comune che è il pensiero coeso che sta lassù dove la luce la fa da padrona. L’intento comune è un concetto molto diverso da quello di fossa. Anche meno caratterizzato dalla stagionatura tipica con la quale la fossa connota di sfumature cupe il pecorino. In poche parole facciamo il cosiddetto lavoro di squadra. Deyna attacca l’allenatore perché toglie Gomez, Zeman attacca l’allenatore perché invece ce lo mette. Due visioni di calcio contrapposte, che però portano ad una valutazione assolutamente condivisa sulle qualità del Mister. Se avessimo dei viadotti su questo blog ci scriveremmo con la bomboletta spray “Montella è una fava”, che piova e tiri vento o che ci sia il sole. Con o senza l’ora legale, oppure senza più le mezze stagioni. A niente vale il fatto che la Fiorentina vada a dominare in trasferta in un quarto di finale di una coppa europea. Gente mediocre quella di Kiev mi si dirà, anche se ha fatto cinquina in Inghilterra, e che nel loro campionato sono davanti a chi partecipa con dignità a manifestazioni tipo quella a gironi della Champion. Non ci facciamo certo influenzare nella valutazione sull’allenatore dal fatto che andiamo ad imporre calcio in Europa come poche volte ci è riuscito prima. Non mangio troppo pesce, e senza il fabbisogno di fosforo giornaliero non mi spiego come sia possibile imputare alla squadra e al suo allenatore, un uomo certo madido d’imperfezioni ben più di una Fiat, la mancanza di velocità della manovra contro una squadra chiusa come un paguro dentro il suo guscio, una squadra crostacea che vive sui fondali erbosi della propria metà campo. E malgrado questa lentezza endemica molto napoletana potevamo chiudere il primo tempo col doppio vantaggio, rigori permettendo. Siamo tutti concordi quindi nel contestare a Montella la propensione a commettere anche piccoli errori che sommati però concorrono a rovinarci tutto il resto della vita. E tutto ha origine dal suo errore più tipico che gli addebitiamo senza sconti, che alla fine è un po’ quello di essere nato. Quello su cui vi invito a riflettere per convincervi a rivedere certe valutazioni per quanto riguarda invece la parte di comunicazione di Vincenzo, che non viene apprezzata forse perché il suo modo di essere esprime troppa serenità ed equilibrio solcato da sorrisi inaccettabili, è il fatto che molte cose le dice ma non la pensa. Se voi credete a quello che dice probabilmente prima o poi riuscirà ad educare anche voi al suo modello di calcio. Mi spiego meglio. C’è rimasto solo un biscotto, il  bambino di Vincenzo che ha tre anni sta per prenderlo: "Guarda Peppa Pig che vola!". Lo fa solo per educarlo, perché la vita è un inganno.


venerdì 17 aprile 2015

Sono andato finalmente in palestra

Cosa avrà detto Montella alla squadra dopo il doppio crollo non lo sapremo mai, l’importante però è aver messo in sicurezza l’anima, banalmente potrebbe essere stato più facile del previsto, anche se durante i lavori di ripristino della propria identità, andare a recuperare una partita in svantaggio contro una squadra tutta rinculata dietro la linea della palla, era diventata una ristrutturazione tutt’altro che facile. Penso che Montella da padre “sveglio” qual è abbia usato il buon senso, la conoscenza dell’architettura del pensiero napoletano si basa proprio sull’uso di uno slang strettamente funzionale alla bisogna, come chi dopo gli ultimi crolli nelle scuole aveva accompagnato il proprio figlio a scuola dandogli dei consigli di vita: "Ciro, tu siediti accanto alla colonna portante". Che non è Gomez per intendersi quella di questa squadra. Io penso che abbia detto questo, come la partita ha detto che non ci possiamo appoggiare sul tedesco. La Fiorentina così ritrova fiducia nella sua struttura originaria, non fa come lo struzzo, ma piuttosto si comporta come il  calcestruzzo, tenendo su lo scheletro della squadra che conoscevamo prima dei due crolli fragorosi. Neto per dire non ha compiuto neanche un intervento, e sarebbe stato davvero troppo perderla, anche se ci siamo andati maledettamente vicini. Almeno io però non mi ero mai fatto prendere dallo scoramento, non mi ero arreso, come del resto in questi giorni mi ero deciso ad andare in palestra. Magari a dirgli che non mi avrebbero avuto mai. Appunto. E così anche la Fiorentina non si è arresa, dopo essere passata in svantaggio senza meritarlo, dopo aver dominato l’avversario ha trovato il guizzo vincente non con il suo campione più affermato e pagato, ma con il ragazzo fatto in casa. Un po’ come chi usa ingredienti semplici tipo spaghetti, pomodorini, basilico e peperoncino per la ricetta della felicità. Non mi riesce analizzare diversamente questa partita, penso se avessimo perso come sarebbero stati diversi certi giudizi, si perché il risultato influenza troppo come certe pubblicità. Se uno guarda a quegli spot in tv dove si evidenziano i pruriti vaginali, le perdite urinarie, i cattivi odori, le micosi, alla fine penserà che le donne sono delle creature spaventose: metà corpo donna e l'altra metà pure. E invece tutti abbiamo un lato femminile. A volte anche le donne. Quindi mi limiterò a stare bene di Fiorentina oggi senza approfondire niente, ma solo per induzione con la mia passione. Vi leggo, voi andate pure a prendervi sul serio, io faccio il palo.




giovedì 16 aprile 2015

Non fa di tutta l'erba un fascio, pur non occupandosi di politica

Oggi è una giornata di spostamenti, rientro in Italia ma non direttamente a casa. Mi fermo a cena da Furio a vedere la Fiorentina. Una scelta logistica che la Rita non condivide del tutto, ma che accetta con estrema dignità. E’ una donna intelligente, atea di calcio, ma non di quelle che vi considera "Quei 4 stronzi che ti danno retta sul blog”. Al contrario vi difende proprio perché vi considera mediamente superiori in quanto apprezzate e seguite i miei pensieri sconclusionati. Alleggerendole di fatto il compito, diluendone l'intensità creativa altrimenti riservata esclusivamente a lei. Sono più io che a volte cerco di fargli cambiare idea, specie quando le dico “No Rita, sono proprio quattro stronzi, soprattutto quando se la rifanno con Montella”. Donna introvabile la Rita, che di me ha sempre apprezzato quel mio modo galante di trattare con l’universo femminile. Anche se io un po’ ci gioco, per me “Prima le donne” non è del tutto galanteria, o meglio non solo, c’è una piccola percentuale anche di quella, il resto più importante della percentuale la uso però per guardare il culo alle donne. Adora questa mia sensibilità, sa che io capisco subito che la Luna è femmina dai buchetti di cellulite. Di questo turno di CL praticamente non so niente, non ho nessuna sensibilità insomma, un po' come quando ti si addormenta un piede, diciamo che è un turno passato in cavalleria, e visto il mio amore per la salvaguardia dell’ambiente, dopo l’uso intensivo del dischetto di rigore che si fa nello Juventus Stadium, ho avuto casualmente modo di apprezzare solo la rizollatura in quel punto. Dicevo che vado a vedere la partita da Furio che è un amico di quelli di lunga data, non di quelli che vedi dopo averlo ritrovato su FB per intendersi, tipo un ex fidanzata, un ex compagno di scuola, oppure un ex portiere della Fiorentina come Neto. La Rita è contenta che coltivi certi rapporti, ha paura che mi succeda qualcosa di sgradevole, perché l'amicizia a volte è così. Si cresce insieme, si è uniti, poi un giorno uno dei due deve andare alla Posta a fare una raccomandata, e va a finire che ti perdi di vista per anni. Insomma, oggi vi ho raccontato un po’ della mia vita privata, tutti si fanno un selfie prima o poi, non potevo esimermi. Oggi torno quindi, e la Rita ha sempre apprezzato i miei sforzi per venirle incontro, il mio impegno ad accorciare certe distanze presenti nella coppia. Questo me lo ha sempre riconosciuto, sa benissimo come sono fatto, non fa di tutta l’erba un fascio, lo sa che nel mio caso non è vero che gli uomini non cambiano, sa che di solito lo faccio per mettere su Sky la partita. Su Sky o su Premium Calcio. Dipende.



mercoledì 15 aprile 2015

Tattica e poesia per battere la Dinamo

Invidio chi sa sempre cosa fare, chi avrebbe saputo quale giocatore utilizzare per evitare le batoste della vita. Anzi, oltre a riconoscergli questa capacità, devo pure confessargli che sono io quello che sta cercando da tanto tempo per spaccargli la faccia. Sono io quello che va a citofonare nelle certezze della gente e poi scappa. E sono sempre io quello che va a rigare le fiancate della gente che ha l'autocontrollo, e poi scappa. Questa mia tendenza a sollevare dubbi non mi vale però come attività fisica. Sono statico come un giudice di porta, ma comunque in grado, e da fermo, di ammirare quelli pieni di sé, a differenza di me che sono invece solo pieno di "se". Cerco di sforzarmi e di simulare sicurezze che non ho, non sono ancora mai arrivato a suggerire ad un allenatore quello che avrebbe dovuto fare per vincere, ma ho cominciato a impormi una certa sfacciataggine per combattere questa mia sudditanza psicologica verso le professioni che non siano la mia. Sono stato a Viareggio solo per mettere in dubbio la cosa per la quale da sempre eccelle un marinaio. Io cittadino di merda ho messo in discussione le capacità tipica di una persona con un’ancora tatuata sul bicipite, impegnata sul ponte della sua barca. In poche parole gli ho detto che cosa voleva saperne lui di nodi, se non aveva mai provato a mettere in tasca un paio di cuffie. Sono esercizi che mi sono imposto per combattere le mie titubanze, per far credere alla Rita che sono in grado di ormeggiare una barca in porto al riparo dal mare in tempesta di due disfatte consecutive. Ma soprattutto per farlo credere a me stesso, perché la Rita non la freghi. Tra i tanti esercizi che faccio per autoconvincermi delle mie capacità, ce n’è uno in particolare a cui tengo molto, perché serve a farmi sentire più giovane e desiderato, un tema questo molto sensibile per un uomo oltre i 50. E quando sono giù, quando anche Richards non serve più a salvare la mia Fiorentina, faccio di tutto perché più ragazze possibili mi chiedano di uscire. Così mi chiudo nel bagno delle donne. E’ vigilia di una partita molto importante e allora sottolineo due aspetti che mi vengono in mente guardando le montagne fuori dalla finestra dell’albergo; uno da un punto di vista tattico, l’altro riguarda l’ambito più vicino agli aspetti ambientali che non dovranno condizionarci. Per mascherare certe caratteristiche dei giocatori userei una numerazione delle maglie più fantasiosa, non più per esempio il classico numero 10 al giocatore in possesso di maggiori qualità tecniche, perché troppo facile da individuare per l’allenatore avversario. Quello che voglio dire è che vanno usati numeri furbi, alternativi, ma che nascondono sempre un significato che vada a sorprendere la Dinamo di Kiev. L’88 per me è come il 69, ma solo con persone più grasse. E poi d'aprile l'aria si fa appena calda. Pare una guancia.


martedì 14 aprile 2015

Un agosto anticipato

Sono in Austria lontano dagli occhi e lontano dal cuore. Come quando arriva agosto, uguale, e allora ad agosto caro Montella mio non ti conosco. L’argomento allenatore intriga da sempre, specie quando la moglie non c’è, quando i pensieri si fanno torbidi. Quali i profili, i percorsi e le professionalità più intriganti potrebbero riempire questo vuoto affettivo? Questa mancanza di risultati improvvisi. Poi leggo l’articolo di Pippo Russo su Stramaccioni in austriaco e mi si ghiaccia il sangue. Non sarà mica lui? Traduco velocemente in italiano ma non proprio fedelmente, poi strappo l'originale per farlo sparire. Lo traduco modificandolo ad arte per fare apparire il giovane allenatore inadatto a ricoprire il ruolo del candidato. Insomma per eliminarne qualcuno tra i più scomodi, e poi perché alla Rita voglio ancora bene.

“Il suo grande avvenire comincia a rimanergli dietro le spalle. E non deve essere un bel vedere per Andrea Stramaccioni, che almeno stavolta in corsia di sorpasso non ci si sarebbe voluto trovare. I vaticini su una carriera da giovane allenatore destinato al successo cominciano a essere ripetutamente smentiti dai fatti, annichiliti dalla pochezza dei risultati sul campo. E per lui, cresciuto dentro una generazione di allenatori allevati con la gnagnera de “il gioco e il progetto innanzitutto, e piantatela con la volgarità del risultato come unità di misura”, la realtà comincia a farsi stretta. Perché di risultati se ne vede pochi, in linea coi suoi desiderata; ma purtroppo anche quanto a gioco il piatto piange. Istericamente. L’ultima tappa di questa corsa a sorpassare il proprio avvenire – che da canto suo se ne sta lì fermo, senza alcuna intenzione di mettersi in moto – si è celebrata lo scorso mercoledì pomeriggio. Quando al Tardini di Parma l’Udinese è Strama-zzata davanti al dead team walking che sta dando una lezione di dignità all’intero calcio italiano. E lui ha incassato pure questa, se l'è resa normale facendo sì che la stagione dell'Udinese s'arricchisse di un'ulteriore sfumatura di grigio. E confermando il particolare talento che già durante l'anno e mezzo trascorso sulla panchina dell'Inter aveva fatto intravedere: quello di mediocrizzatore.  Un talento mica alla portata di tutti, va detto. Perché a compiere un disastro è capace chiunque, mentre invece per portare una squadra ambiziosa sulla linea di galleggiamento dell'insignificanza e mantenerla fissa lì bisogna possedere delle doti da fuoriclasse. Si tratta di un micidiale contrappasso per lui, abituato a pensare in grande e ansioso di scacciare via il minimo sentore di mediocrità. Lo si capì quella sera di settembre 2012, subito dopo la partita vinta 2-0 all'Olimpico di Torino contro i granata. In quella circostanza Stramaccioni sbroccò due volte. La prima durante la conferenza stampa, quando un giornalista osò dire che l'Inter aveva giocato come una provinciale. Intendeva essere un complimento, per rimarcare che una squadra di rango aveva saputo assumere la mentalità e lo spirito di sacrificio della squadra di piccola taglia per raggiungere un risultato in condizioni difficili. Un elogio che alla Juventus non hanno mai disdegnato, per dire. Lui invece la prese come fosse un atto di lesa maestà (all'Inter, ma soprattutto a lui), e invitò il cronista e i suoi colleghi a “sciacquarsi la bocca” ogni volta che toccasse loro parlare della squadra nerazzurra. Ma il meglio arrivò poco dopo, in occasione del collegamento con la Domenica Sportiva. Presente in studio, Emiliano Mondonico disse che quella sera la squadra di Stramaccioni gli aveva ricordato l'Inter “provinciale” (aridaje!) e “operaia” di Giovanni Trapattoni. Che, giusto per intenderci, vinse uno dei campionati di più alto livello nella storia del calcio italiano: quello del 1988-89, vinto raggranellando 58 punti su 68 e lasciandosi alle spalle il Milan più bello di Arrigo Sacchi (che quell'anno vinse la Coppa dei Campioni contro la Steaua Bucarest) e il Napoli di un certo Diego Armando Maradona. Paragonato a quell'Inter e a Trapattoni, il giovane predestinato la prese malissimo e mollò l'intervista con l'aria di quello che dice “lei non sa chi sarò io”. Mal gliene incolse. Perché su Trapattoni e sul suo calcio la si può pensare come si vuole; ma ciò su cui non  si può discutere è che affinché un collega possa cominciare a assumere atteggiamenti snob nei suoi confronti dovrebbe aver vinto almeno un quarto di quanto ha vinto il Trap. Purtroppo per lui, Andrea Stramaccioni non ha vinto nemmeno un quarto di quanto hanno vinto un Eziolino Capuano o un Aldo Papagni, che pure una panchina di serie A non l'hanno sfiorata nemmeno in sogno. E dato che certe sbruffonerie diventano cambiali a strozzo, ecco che di lì a poco la stagione interista diventò uno scivolamento nello squallore più cupo. Talmente da far sembrare prodigiosa, al confronto, la prima stagione di Walter Mazzarri, che se invece dal canto suo avesse collezionato la metà dei risultati negativi conseguiti da Stramaccioni nel ritorno della stagione 2012-13 sarebbe stato inseguito coi forconi. Certo, a parziale discolpa del giovin allenatore ci fu la straordinaria catena d'infortuni che nella seconda parte della stagione colpì i nerazzurri. E che s'abbatté su una rosa non adeguatamente puntellata durante il calciomercato di gennaio, allorché un tecnico più operaio e provinciale avrebbe preteso interventi maggiormente incisivi in vista della seconda parte del campionato. Compiuta l'opera di mediocrizzazione dell'Inter, e dopo aver trascorso un anno sabbatico a sciacquarsi la bocca come opinionista televisivo, Andrea Stramaccioni si è visto offrire una nuova chance, come meglio non avrebbe potuto augurarsela: l'Udinese. Cioè una società organizzata, un parco giocatori sempre di buon livello e con ampi margini di miglioramento, un grado di pressioni e aspettative mai eccessivo, e soprattutto l'enorme eredità di un altro collega sul cui carattere è lecito nutrire opinioni contrastanti ma che quanto a doti da allenatore è fra i migliori in circolazione: Francesco Guidolin. Il giovane Stramaccioni arriva, prende possesso della panchina e cosa fa? Quello che meglio sa fare: mediocrizza pure l'Udinese. Un buon inizio, e poi il lento ma costante scivolamento nell'insipidezza. Fino a toccare il fondo a Parma con l'undicesima sconfitta stagionale. Numeri che un tempo non sarebbero valsi nemmeno un piazzamento alla Coppa Intertoto. E lui, ormai assuefatto a una linea di galleggiamento che s'abbassa sempre più come una marea, a rilasciare dichiarazioni di surreale mestizia nel dopo-partita: “Abbiamo mancato il vantaggio, e il Parma dopo aver segnato non ci ha concesso nulla”. Fategli un regalo: una sana gavetta, sia pur di ritorno. Sarà una cosa provinciale, ma certo gli farà bene.”
 
Pippo Russo

E chissà a che ora d'agosto sorge il dubbio qua in Austria?



lunedì 13 aprile 2015

Con leggerezza

Quando si lotta su tutti i fronti lo si fa solitamente contro qualcuno, che alla fine può risultare anche più forte, sembra un concetto banale ma lo voglio ribadire. Qui, per rimarcare che non sono un tifoso del Barcellona, Paris St. Germain e Chelsea. Vivo in San Frediain. E quindi niente cambia per me, stesse valutazioni di quattro giorni fa sulla stagione, stesse valutazioni di prima della partita con la Juve. Poi spetterà alla società e a Montella capire perché la squadra si è smaterializzata, e porre rimedio attraverso il mercato. Per l’immediato invece c’è da eliminare molto velocemente quella supponenza che si è impossessata della squadra, che è solo una questione di testa e non di gambe visto che subito dopo la partita con la Samp, Fiorentina e Lazio erano considerate le squadre più in forma del campionato. La società adesso deve pretendere da squadra e allenatore una reazione, deve pretendere che il gruppo torni a mostrare un’anima, quella che ci ha portato a giocarci tutti gli obiettivi fino a ieri. Non mi sembra il caso di parlare dei singoli, lo faccio soprattutto per quelli reclamati a gran voce, e a parte l’accompagnatore turistico di colore che piace tanto a Mancini, per fortuna ieri c’è rimasto solo Diamanti da buttare in pasto alla frustrazione. Mentre a chi ha avuto il buon cuore di reclamare una mia maggiore partecipazione, rispondo che c'è troppo sole per restare chiuso nei vostri smartphone. Però sono fiducioso e sereno, lo dico per tranquillizzare tutti coloro che magari si preoccupano per me. Fisso il vuoto, ma poi lui ride per primo e allora ci sganasciamo. Per fortuna so come si vive con il sorriso anche una sconfitta pesante che arriva a braccetto di un’altra tale e quale. Con leggerezza, da non confondere con la superficialità, forse uno scudo che mi sono creato nel tempo per superare cose ben più importanti e dolorose di una partita di calcio. A chi s’incazza e se ne va dal blog sbattendo la porta, evidentemente non sono riuscito a trasmetterla, a chi ha finito il vino e per la cena porta rancore, quello che posso dire è che con la tosse si va dal medico e non al cinema. Perché queste se ci pensate bene sono giornate solo appena appena un po’ velate, per rendere bene l’idea diciamo pure che dopo una bella vittoria il sole mi fa venire in mente il mare, le ragazze in costume, le scorribande che facevo da ragazzo in motorino. Dopo una sconfitta il sole mi fa pensare invece che potrei fare la lavatrice. Ma anche fare il bucato serve, specie se devi farti perdonare qualcosa dalla Rita. Quindi mettiamo a frutto gli errori della squadra per riguadagnare posizioni in famiglia. Se la squadra sbaglia l’approccio, di certo non commetto lo stesso errore nell’affrontare la quotidianità, non mi chiedo cioè come mai un uomo possa entrare armato in tribunale. Mi chiedo soprattutto perché non ne esca mai condannato. Sarà per questo mio modo di farmi scivolare le cose meno gradite, per questa mia leggerezza, che non ci capiamo più, come una coppia in crisi, perché voi volete solo compiacervi delle cose che vanno storte per cercare riscontri nel vostro impianto accusatorio, mentre io tendo a rimuovere sul nascere i fastidi in genere, almeno quando non sono cose importanti come queste, e non è che non li affronto, li disinnesco sul nascere, li mortifico girandogli le spalle, li rallento con appositi dossi mentali. Ho sempre pronto un alibi per non farmi trovare sul luogo della sconfitta. Lo so che è carattere e che non posso pretendere stuoli di adepti, ma se posso vi insegno un trucco che fa parte di una strategia più ampia. In questo caso la tecnica aiuta, e quella s’impara, non c’entra niente l’indole. A casa mia per esempio non abbiamo problemi coi testimoni di Geova da oltre 15 anni. E forse un giorno aggiusteremo pure il citofono.

domenica 12 aprile 2015

Le patate novelle sieglinde di Galatina

Capisco l’incazzatura post Juve, capisco l’entusiasmo post impresa, e capisco anche che il pareggio ha perso il fascino di un tempo. Il pareggio è diventato come una donna senza seno. C’è solo la vittoria oppure il dramma della sconfitta. Tutto subito. Proprio come nella vita che corre parallela tra una partita e l’altra. La vita che ti dà, la vita che ti prende. Ti dà la gioia di vivere con la pizza, te la leva facendoti svegliare di notte per bere alle 1:40, 2:28, 4:37. Tendo sempre a raccontare di queste situazioni come se fossi una voce fuori campo, come se a me non toccassero, o come se a me non facessero lo stesso effetto. Non a caso mi definisco una sorta di saggio del tifo, non guardo le formazioni o le pagelle, vivo il momento gioioso quando c’è da mordere la pizza, e non mi alzo a bere la notte perché la prendo senza acciughe. Invece che incazzarmi preferisco indicare la luna, e se la luna mi chiede cosa voglio, allora la invito a ballare. Lo so che a voi il risultato influenza e non c’è nessun vaccino per questo ceppo,  e magari vi chiederete ma che cazzo di saggio sarei mai. Sono un saggio di danza. E’ così, e perché ancora non vi ho mai raccontato che sono anche un vero artista, mentre nel mondo del calcio sono più che altro un immigrato, ho una grande passione per la Fiorentina ma rischio la disidratazione perché non bevo mai. Quando dipingo invece sono veramente me stesso, la mia tecnica di pittura preferita è olio su bruschetta con un quartino di vino rosso. Ieri sono stato alle Cascine al Foodtruck Festival 2015, street food itinerante, dove ho potuto dipingere “en plein air”. Più che impressionismo sono rimasto meravigliosamente impressionato dagli arancini al ragù, dalla crema fritta ascolana, dalla birra artigianale rossa della Valtellina, dal cartoccio di patate novelle sieglinde di Galatina con il curry. E dalle file. Insomma, ho già iniziato l’italianizzazione della mia pittura e stanotte non ho bevuto. Il mio vivere calcio è genuino, per me il superlativo di amare è amarena, non valuto le giornate dal risultato, le valuto dai palloncini impigliati negli alberi. Nel calcio c'è così tanta fame che la gente si rimangia tutto quello che dice. C’è troppa finzione per arrabbiarsi, si dice che sia uno sport di contatto, ma poi non serve nessun contatto per volare in terra e rotolarsi. Non ci sono più le mezze stagioni e sempre di più si ammonisce per simulazione. Ho la fortuna però di guardare il calcio ancora con gli occhi di quando ero bambino. Non amo le donne che simulano gli orgasmi per intendersi. Del calcio apprezzo quel poco di vero che c’è rimasto, soprattutto gli spalti vuoti così almeno non sento i cori razzisti. Come di Angelina Jolie, che anche se c'è rimasta solo la scocca, c’è comunque da perderci la testa.


sabato 11 aprile 2015

Gli arbitri non c'entrano niente

Viene definita la partita tra le deluse di coppa Italia, quella di domani tra Napoli e Fiorentina presenterà larghi vuoti sugli spalti dell’entusiasmo. Anche se la tifoseria partenopea è forse più incazzata della nostra, noi abbiamo perso un po’ di quella spavalderia che ci aveva accompagnato nell’ultimo mese e mezzo. Ma non siamo incazzati. Non sappiamo più se credere ancora fino in fondo a quella squadra che aveva entusiasmato e che poi si è squagliata davanti alla Juve nella partita che più di tutte contava. Vorremmo insomma avere la stessa fiducia di quei pedoni che al semaforo schiacciano il pulsante per prenotare il verde convinti che funzioni. Da parte mia continuo a coltivare sogni, e visto che alcuni non si sono realizzati, sicuramente cambierò concime. Ai tifosi del Napoli posso solo dire che se non vogliono fare la figura degli sfigati, quest’estate si devono preparare meglio per il mare. E’ inutile minacciare i giocatori, basta prenotare per la montagna. Del resto non mi piacciono le persone che minacciano, che quando vogliono una cosa vanno e se la prendono. Nel culo, ma se la prendono. Ho un altro stile io, dondolo non solo quando vado in barca nel mare agitato del tifo, ma perché mi piace pensare che anche sull'albero della saggezza, ci si possa attaccare un'altalena. I tifosi più esagitati sono invece destinati a vivere sulle montagne russe dell’umore, soprattutto a Firenze dove mancano le gioie che ti regalano le russe estrapolate dal contesto montano. E dopo la batosta contro la Juve vi parlo col liquore in mano. L’unica cosa che mi sento di dire dondolandomi sull’altalena, è di non abbassare mai l'autostima, fosse solo per non alzare il consumo di droga. Lo dico perché ho sviscerato a fondo quel concetto che vuole il calcio come l’oppio dei popoli, e mi sono fatto persuaso che certe sconfitte pesanti, certe delusioni cocenti, certe partite come Napoli - Fiorentina, siano state pensate apposta, che ci sia dietro un disegno preciso. Noi fino ad oggi abbiamo ricondotto tutto al sistema arbitrale capace di pilotare le partite e di proteggere interessi e bacini d’utenza. Non è così. Ogni tanto il calcio deve intervenire con partite e risultati tragici per abbassare ai minimi storici l'autostima dei tifosi come noi. È il mercato: creo la domanda per vendere più droga. Per quanto riguarda invece le persone che vengono e che vanno da questo blog, penso che non riesco a trattenere i pensieri, figuriamoci se trattengo le persone.



venerdì 10 aprile 2015

E' solo un grande equivoco

La parte di popolo Viola che dopo la sconfitta sanguinosa contro la Juve ha confermato l’attitudine ad attaccare l’allenatore e la società, quella parte di noi col patentino per intendersi, non può essere giudicata responsabile solo perché più istruita, al limite possiamo dire che essendo più preparata ha una visione più completa, perché il fatto di vivere a ridosso di Coverciano fin da piccoli già di per se per alcuni si è dimostrata una condanna a capire meglio il calcio, e quindi anche a leggere gli errori tattici più banali. Vivere Diladdarno non aiuta invece, la gente è ignara, e così crede a tutti i millantatori che siedono in panchina. Semmai c’è stato qualche malinteso di troppo che ha portato a conclusioni così dure dopo le ultime analisi sull’operato dell’allenatore e della società, ma solo cosucce senza troppa importanza. Perché sentirsi tecnicamente forti come Il Barcellona, ed economicamente garantiti da una proprietà tipo quella del Chelsea, con diritti televisivi tre/quattro volte superiori agli altri, è dovuto principalmente ad un grandissimo equivoco di fondo. La colpa è tutta delle commedie italiane anni '80, che hanno fatto crescere molti tifosi illudendoli che anche se eri Lino Banfi potevi trombarti la Bouchet. Fregandosene oltretutto del fairplay finanziario. Poi possiamo discutere sull’opportunità di addossare le colpe a Montella, reo di aver commesso errori macroscopici tutte le volte (poche per fortuna) che abbiamo perso una partita. E quindi di sentirsi allenatori migliori di lui e DS migliori di Pradè. Si può discutere o anche no decidendo come ho fatto io di vivere da separato in casa. Chiedo quindi almeno le attenuanti generiche per queste persone, e se potessi, in riferimento al singolo tifoso Viola, la mia sarebbe addirittura una richiesta di assoluzione per non aver fatto il commesso. Devo dire che per chi tende ad inveire contro qualcuno in maniera sistematica, che adesso sorge un problema importante legato all’avvicinarsi della stagione estiva. Da che mondo è mondo queste persone dovranno affrontare diete funzionali alla temutissima prova costume. Certo, le persone vanno pesate. Ma senza sassolini nelle scarpe. Due approcci diversi i nostri, due modi di vivere la professione del tifoso. Normale se si pensa che ai ginecologi piace L'utero, ma non tutti sono protestanti. E poi a me non interessa avere ragione, e per questo non discuto. Su Montella, sarà semmai Il tempo che mi darà ragione, e solo perché il tempo non è donna.



giovedì 9 aprile 2015

L'odore del cuoio fiorentino

Mi è rimasta impressa l’immagine di un Allegri tarantolato sul 3 a 0 per la Juve a 5 minuti dalla fine. E non solo a me se subito dopo la fine della partita ha dovuto subire un test antidroga a sorpresa, risultando però negativo. Persone vicine al Mister livornese raccontano di un uomo furibondo con il proprio spacciatore, al quale, sempre secondo indiscrezioni, adesso chiederà un bel po’ di spiegazioni. Come succede spesso l’apparenza inganna, forse era solo agitato per la somiglianza tra Andrea Diprè e Matteo Renzi, e a volte uno zombie che gira per Firenze non è altro che una persona al lavoro con 3 gol sul groppone. Essere tifosi Viola significa soprattutto questo, un brusco risveglio, perché la sera prima di andare a letto tutto ancora è bello, non a caso in principio Dio creò il Paradiso e la Terra, tutto il resto invece è fatto in Cina. Allora ricominciamo, addormentiamoci accarezzando un nuovo sogno, prima o poi ci potremo permettere anche noi l’eccellenza del Made in Italy. Lontano da Pechino o Taiwan le nostre vittorie avranno l’odore del cuoio fiorentino. Anche se dovremo percorrere ancora le nostre erte canine, la traduzione più corretta è quella di un tifoso Viola destinato a soffrire sulle tipiche strade di crinale pedinate da muri. Il Bambi subito dopo la partita ha cercato di sedare il dolore filosofeggiando su questa dimensione recriminante dell’essere tifoso nelle salite fiorentine. Si chiedeva perché avere il pomo d'Adamo, il tallone d'Achille, le trombe di Eustachio, ma non l’uccello di Rocco? Non ho saputo dargli risposte, anzi mi sono chiesto chi ci avrà montato? E comunque non posso fidarmi del senno di poi di qualcuno che mi metterebbe quel giocatore invece di quell’altro e così me le farebbe vincere tutte. Scusate la franchezza. Perché così alla fine diventerei un banale tifoso juventino che vince sempre. Non mi fido di quelli che dopo aver visto il risultato hanno la mossa giusta, allo stesso modo di come non mi fido dei dentisti che guadagnano dai denti cariati, e perché mai allora dovrei fidarmi a comprare un dentifricio raccomandato da 4 dentisti su 5? Solo dal quinto dentista voglio sapere che formazione avrebbe fatto. Solo di lui mi fido. Vorrei chiedergli anche qualcosa su Gomez, l’unico in campo contro la Juve ad aver vinto qualcosa, l’unico abituato alle partite che contano, abituato a guadagnare cifre che identificano subito chi è vincente da chi invece è solo de Coubertin. E’ lui la mia domanda senza risposta. il Pero senza Cormano. Il Caianello senza vento forte. No, non mi fido di 4 dentisti su 5 come non mi fido di quelle donne depresse che però hanno le gambe depilate. Figuriamoci se posso fidarmi di chi fa largo uso del senno di poi, e perlopiù con le gambe pelose.

mercoledì 8 aprile 2015

Dispiacere doppio

La Juve merita e bisognerebbe anche  imparare a rendere onore all’avversario oltre che a esprimere solo il proprio risentimento. Mi piace invece il coro pieno di orgoglio che si è alzato dalla Fiesole all’86°, come al contrario spero non siano vere le prime indiscrezioni che parlano di cori fatti per insultare la memoria di Scirea, quella dei morti dell’Heysel e dello spirito fuori luogo su Pessotto. Perché questa sarebbe la vera sconfitta di ieri. Prendo atto poi che alcuni di voi qua sul blog non hanno aspettato nemmeno che la salma si freddasse. Come in quelle famiglie dove si comincia a litigare per l’eredità quando ancora il morto è sul letto. E’ un peccato andare fuori dalla Coppa Italia fallendo l’obiettivo della finale quando era lì a un passo, come è un peccato vivere la passione cercando a tutti i costi di trovare un'Amanda Nox e un Sollecito da mettere dentro. Sono bastati solo 45 minuti per fare dimenticare quanto di buono la squadra è riuscita a fare, e quindi il mio ennesimo tentativo di sdrammatizzare può sembrare come un bicchier d’acqua per un alcolizzato. Comunque quando le cose non vanno bene, quando mi sento giù, di solito suono e mi faccio aprire. Dal Bambi o da chi trovo. Adesso non suonate anche voi tutti a lui perché altrimenti s’incazza. Ammesso che sia in casa e non sia invece sceso in strada a farsi giustizia da solo. La Juve ha grandissima qualità anche nelle seconde linee e domina una partita nella quale la Fiorentina sbaglia letteralmente approccio, forse tesa, forse troppo protesa a gestire il risultato non essendone capace. Di sicuro la Juve ha dimostrato di essere più forte anche fisicamente, scavando ulteriormente il divario che c’è con il resto delle altre squadre italiane. I 21 punti di differenza in classifica vorranno pur dire qualcosa, e l’aver vinto a Torino non poteva essere di per se il lasciapassare verso la finale. La Fiorentina sta studiando da grande squadra, ieri ha dimostrato di non esserlo ancora, il dispiacere è forte, ma anche la consapevolezza che è stata intrapresa la strada giusta. Si, quella per me rimane intatta. Non viene scalfita anche se mi dispiace aver letto su questo spazio, al quale peraltro ho sempre cercato di dare uno spirito scanzonato proprio sperando che fosse in qualche modo contagioso, esagerazioni rivolte al tecnico che sanno più che altro di faida personale, giudizi ancora una volta ingenerosi, dopo che già era stato commesso lo stesso tipo di errore, ma capisco. Perché anche il Bambi è così, vive cercando colpevoli che lo possano far sentire migliore, l’altro giorno parlando di come non riesce a superare lo scetticismo nei confronti di certe persone, mi ha fatto l’esempio del suo matrimonio, e per capire quanto per lui sia difficile superare del tutto i dubbi verso la compagna, mi ha fatto presente che appena se l’è sposata di fatto è diventata subito la sua ex-fidanzata. “Dimentica la tua ex”, gli ho detto, “Adesso hai una moglie”, e così lo dico anche a voi. Bisogna dimenticare, guardare avanti, questa partita dovrà rimanere a disposizione solo per chi cerca tracce di DNA napoletano sulla scena del delitto. Cromosomi di cromosomma Vesuviana. La squadra è chiamata a regalarci nuove emozioni come ha fatto fino a ieri prima della partita, e io sono convinto di potermi ancora divertire. L’unica cosa che mi sento di dire della partita, a conferma della superiorità schiacciante della Juve, è il fatto che il migliore della Fiorentina è stato proprio un giocatore della Juve. Quindi la mia delusione oggi è doppia, per la partita, e questa la condividiamo, e poi come dicevo perché non sono riuscito ad attaccarvi proprio niente di quello che è lo spirito di questo spazio, ma possiamo continuare benissimo da separati in casa. E anche da separati auguro comunque di avere tutti una vita vista mare.



martedì 7 aprile 2015

Un martedì qualunque

E’ un giorno come tutti gli altri, si, di martedì ce ne saranno ancora, e poi dopo Pasquetta c’è sempre un martedì a ridosso. Gita fuori porca per qualcuno o magari passata sul blog forse in un pic-nick tra sconosciuti. Anche la normalità oggi offre la sua prolunga per farsi il selfie in un giorno qualsiasi, niente a che vedere con quei giorni da ricordare o da vivere con eccitazione già dal mattino presto. Di quelli insomma dove si potrebbe raggiungere il primo obiettivo stagionale. E per difendere questa serenità della normalità, dell’ovvietà di giorni sempre uguali, ho deciso di mettere un buttafuori per i pensieri che mi entrano in testa solo per cercare la rissa con la tranquillità. Sento gente dire frasi senza senso da subito in questo martedì dove tutto è normale, frasi che si ripetono da stamattina presto, sempre le stesse ma da persone diverse, dal bar in poi. Mentre a differenza loro io penso che la volta giusta sia solo quella celeste. E se proprio non bisogna consideralo come un giorno normale, è solo perché è quello più innovativo e hi-tech della settimana, lo smartedì. E stasera proprio perché è una giornata come tutte le altre voglio seguire uno degli insegnamenti principi di mia mamma, così staccherò il telefono, visto che tra quelli che temo di più c'è quello per cui se il telefono di casa squilla dopo le 10 di sera sicuramente è morto qualcuno. Per testimoniare della mancanza di eccitazione tipica di un martedì anonimo, al bar mentre facevo colazione ho disquisito noiosamente con il barista sulla percentuale delle persone che leccano o meno il cucchiaino dopo aver girato il caffè. E dopo il volo perfetto della colombina, stamattina ho letto anche l’oroscopo al quale prima non credevo, chissà cosa cercavo, che cosa mi avrà spinto a cercare rassicurazioni, ma alla fine ho fatto bene a vincere questo mio scetticismo perché ho capito la verità delle stelle, me ne sono convinto quando su quello della donna di servizio c’era scritto chiaro che sarebbe venuta a stirare gratuitamente a casa mia. Tutto tranquillo quindi, tutto procede per il meglio verso un mercoledì sempre uguale. Dovete stare sereni anche voi, e per meglio rassicurarvi dico che stasera potete uscire senza pensieri o problemi, tanto ricordatevi che il miglior sistema di sorveglianza per la vostra casa resta sempre la vicina mimetizzata dietro le tende a fiori. Uscite con le vostre donne quindi, non fate come quei Principi Azzurri che proprio stasera si sono presi la serata libera lasciando nella disperazione le proprie compagne. Chissà quale favola migliore avranno preferito?