Dopo
il discorso di Letta sale la fiducia dei consumatori, io per esempio ho
comprato un’aringa e ho letto fino in fondo un post di Marco Siena,
fiducioso che prima di sera avrebbe ritirato fuori Corvino, alla faccia
della pontellizzazione. Una fiducia tradita solo dalla pulizia strade e
dell’attività di panificazione che non ha permesso di trovare parcheggio
in tutta la zona del bolognese, privandoci così delle ultime sagge
considerazioni sull’esplosione definitiva di Ranocchia, meno rumorosa
solo di quella del tendine di Achille del suo capitano. Sale la fiducia
anche nel popolo Viola che sabato sera riempirà di passione il Franchi,
intanto una buona notizia scuote lo scetticismo del popolo
antidellavalliano, una proprietà che alleggerita della rata di giugno
dell’Imu potrebbe tornare ad investire. Nasi e parrucche finte potranno
comunque essere riutilizzati per rapinare un Lidle, a questo punto
fregandosene anche delle offerte. E a parte la psoriasi causata da
Corvino e dalla cessione della società a Tutunci probabilmente in
ritardo solo per dare modo di formare il nuovo Governo, questo finale di
campionato sarà ricco di quelle emozioni che sembravano essersene
andate via a braccetto con Bettega. Anche se Montella non sarà così etico, e
la pontellizzazione rimasta solo una visione etilica,
improvvisamente Firenze scopre che il calcio non è solo per gli
ingiubbottati, anzi, oggi è proprio la Fiorentina quella che disegna il
calcio più internazionale della serie A, per di più con l’esplosione di
Ljajic che non aiuta certo chi ha fatto di Corvino e i della Valle una
malattia cronica. E se non pagare la rata di giugno dell’Imu aiuta,
questi tre a zero esterni non aiutano affatto certa parte del tifo Viola
rimasta impantanata nel vizio di sputare merda, sale così
l’astensionismo alle urne e su Fi.it, non ci sono più le mezze stagioni e
quelle belle sconfitte di una volta dove ci si poteva sfogare sputando a
destra e a manca perché l’inquilino magrebino del piano di sopra aveva
saputo dall’inquilino magro del piano di sotto che la società era in
vendita, che Della Valle era buho e Corvino andava in Brasile solo a
trombare. Il vizio è una cosa dura da togliersi, anche se i risultati e
la gestione societaria dicono che la Fiorentina è la più bella
espressione del calcio italiano, ormai il magrebino ci ha fatto spendere parole dure con l’ortolano di via Sant’Agostino, e bisogna continuare a
dire che son tutte fave almeno fino a quando non smetterà di piovere.
Del resto anche chi fuma sa che è un vizio pericoloso per la salute, c’è
chi se ne frega e continua e chi invece cerca di porre rimedio, intanto
lo stadio a Firenze si riempie sempre di più in questo bellissimo
finale di campionato, e sabato ci sarà modo di verificare certe nuove
voci che circolano nel condominio Viola, questa volta non c’entra
Tutunci, la notturna dovrebbe svelare finalmente il perché di questa
nuova passione Viola, si dice che saranno ben visibili le tante lucine
che animano il nuovo tifoso della Fiorentina, non più rancoroso contro
Corvino e Della Valle, il vecchio vizio sarà combattuto con il tifoso
elettronico.
.
martedì 30 aprile 2013
lunedì 29 aprile 2013
Un campionato coi baffi
La
Fiorentina c’è il Milan un po’ meno, la sicurezza ostentata nelle
dichiarazioni dei rossoneri e dei suoi lacchè televisivi, è in realtà
paura e favelas del giornalismo. Se la raccontano, insomma, costruendoci
baracche che stanno su con lo sputo, ma quella sporca dozzina di punti
in palio vogliono vedere l’uomo in viso, e se la faccia è
fondamentalmente a culo come quella di Galliani, Montolivo e Civoli,
probabilmente li vedremo cionodolare dalla forca dell’Europa League. Con
l’aggiunta di un bello sputo. Perché la Fiorentina può fare il pieno,
mentre Delio Rossi mastica fieno, un cavallo zoppo capace di fare gli
stessi punti di Ciro Ferrara, il primo napoletano con la nebbia,
entrambi ormai sfrattati dal Palazzo dei Diamanti del calcio che conta e
oggi rifugiati in quello dei Dementi. Intanto Ljajic purga come da
previsioni, e Delio ormai più anonimo di un Pulga, assiste inerme anche
all’assist di Adem per Aquilanii e a quello di Genova a Montella,
applausi a scena aperta che la città non può certo riservare al mediocre
umiliato nel gioco. Montella piazza lo sprint finale presentando una
squadra che gioca e diverte, fisicamente a posto, che ci crede, a
differenza del Milan che vede il fallimento di un quarto posto con il
terrore negli occhi. E’ bastato un Catania mediocre a far vedere i sorci
verdi, anche se Montolivo non è apparentemente verde, una squadra
comunque lessa dopo la lunga rincorsa, e che grazie ad una buona salsa verde
potrà ingoiare meglio la delusione di un campionato bollito. Come
risulteranno del resto anche le ambizioni di Montolivo rimasto ormai
quasi nudo davanti alla realtà del suo fallito salto di qualità,
trasformato in uno squallido spogliarello tipo quello degli Asticella
Nightmare. Cuadrado fisicamente inarrivabile, non un umano
evidentemente, ma il primo extraterrestre di colore, e quei capelli ci
avrebbero dovuto far sospettare più di qualcosa, solo Jovetic sotto
tono, e allora mi viene da pensare a un finale di campionato dove possa
tornare ad essere decisivo, e quindi penso all’en plein. Sa di miracolo
questa Fiorentina costruita con meno tempo di quanto ce ne sia voluto a
Montolivo per mettere in scena la pantomima del mancato rinnovo, intanto
quella Barcellona che tanto aveva sognato e che non sopportava essere
stata frequentata da un mediocre come Nocerino l’ha già assaggiata,
adesso il destino sembra aver disegnato per lui un atroce destino,
arrivare dietro proprio alla Fiorentina. Ora contano i punti, gambe e
cuore, e questo tentativo di professare sicurezza da parte del Milan
tradisce ansia, questo celebrare anzitempo il terzo posto da parte di
una televisione supina evidenzia la pochezza di un giornalismo che
sostituisce la professionalità con il servilismo, davanti a tutto ciò la
fiorentina sguscia via con i dribbling di Ljajic che ricordano tanto
quelli del Profeta del gol, mentre gli altri rimarranno lì fermi sul
posto a masticare amaro proprio come Delio Rossi. Si, perché noi siamo
più forti e certi discorsi ci fanno un baffo.
domenica 28 aprile 2013
Lettera aperta a uno schiaffeggiato
Caro
Adem non devi dargliela la mano, tanto si sa che il lupo perde il pelo
ma non il vizio, lo sanno anche i bambini prima di essere schiaffeggiati
e diventare grandi. Lo sanno anche al Governo che infatti mettono Lupi
alle Infrastrutture per regolamentare lo schiaffo del soldato. E a
proposito di pelo facci invece godere con quel tuo vizio del gol nato
come la borraccina proprio grazie al nord della ragione di Delio Rossi,
un uomo sul quale non batte mai la luce dell’intelligenza. Devi fare gol
proprio per ringraziare il maestro, visto che in qualche anfratto,
terreno più adatto a un ratto che non a teorie sulla psicologia del
riscatto, si dice, insomma, che sei cresciuto perché pungolato, e se è
vero allora schiaffeggerei Delio per farlo diventare finalmente un
allenatore e non un allevatore di bestiame. E mi chiedo come mai non sia
stato mai pungolato a Roma, anzi puncicato. Poi, se nella lista dei
convocati per Genova manca Roncaglia, in quella del nuovo Governo manca
proprio Delio Rossi agli Esteri, un gran bell’esempio da esportare, lui
alfiere delle buone maniere avrebbe fatto il paio con Alfano come
Interno di centrocampo. Purtroppo non manca solo Ronacaglia, nella lista
dei ministri non ci sono D’Alema, Marini, Brunetta, Gelmini, e nemmeno
Topolino. E se oggi per Adem ci sarà l’opportunità di ringraziare il
maestro di vita, il Mario Pacheto Do Nascimiento della panchina, chi
dobbiamo ringraziare per la Idem alle pari opportunità, forse Fausto
Pari, perché con lei al massimo potremo lottare per la Iosefa League, probabilmente però la più adatta appena il governo
comincerà ad imbarcare acqua. Prendiamo spunto da Letta e mettiamo i
canottieri al posto dell’Orchestra del Maggio Musicale, per remare fuori
da una crisi che sembra purtroppo senza fine anche se Abbado dirigerà
il Maggio senza esigere cachet come sostegno al teatro e al festival.
Stessa umanità quella dei due maestri, con Delio insegnante di sostegno
di un Ljajic oggi finalmente uomo capace di mettere in pratica gli
insegnamenti e schiaffeggiare a sua volta il pallone come lui solo sa fare,
destini incrociati e palloni si spera sotto l’incrocio, mentre si
abbatte la stagista sul blog, incaricata di riferire, una sorta di Stasi
che ascolta, cimici bolognesi grattugiate sul blog come il parmigiano
sul ragù. Quando si dice il cacio sui maccheroni, ecco cosa sarebbe il
gol vittoria di Ljajic, come del resto lo sono certi ministri del nuovo
Governo, Lupi, Colombo, Triglia, Quagliarello...noi i ragazzi dello zoo
di Berlusconi. Delio invece rimane un gran Capezzone di merda.
sabato 27 aprile 2013
E allora penso a Delio Rossi
Certi
matrimoni non vanno proprio, e allora penso a Delio Rossi, poi ci sono
quelli che finiscono male, e allora penso a Delio Rossi, Sinisa non
lascia strascichi mentre il medioman complessato da un phisique du role
sfortunato, lascia la ciccingomma sotto la panchina dove è stato seduto
indegnamente, mentre continua a masticare l’orgoglio che fa più danni
della carie. Un classico matrimonio che finisce a schifio, con tentativo
di guerra dei Roses annessa, e con gli avvocati che l’hanno preso a
schiaffi sul nascere, eccezione positiva a parte, che questa volta
almeno non sono i figli a rimetterci, anzi. Il padre è figura
importante, e le mie fragilità sono figlie della mancanza di quella
figura, conosco quindi l’argomento, ma la presenza di certi padri è più
deleteria ancora, e allora penso a Delio Rossi, penso a chi è costretto a
curarsi per colpa di una figura paterna ingombrante, e quando penso ai
buoni esempi allora penso a Delio Rossi, agli sganassoni come modello
educativo efficace, penso al rutto come espressione del gradimento di un
pranzo, penso a chi si toglie le scarpe a tavola oppure la cintura per
marcare il territorio, e rimarcare il ruolo del padre padrone pur essendo
invece il cane. Insomma, se uno per togliersi certe soddisfazioni
si toglie le scarpe e la cintura allora penso a Delio Rossi. Se si parla
di scarsa intelligenza allora penso a Delio Rossi e alle interviste
d’avvicinamento alla partita di domani, un uomo che reitera la propria
bassezza specificando di non voler tendere la mano a Ljajic, e se avanza
una museruola allora penso a Delio Rossi, oltre alla camicia di forza
gli si tappi anche la bocca, lo si aiuti con pareti imbottite e con lo
Xanax, si pensi per lui a uno sganassone elettronico per togliergli il
vizio della violenza, si pensi a una ciccingomma che rilasci parole di
buon senso invece del rancore che ancora lo macera. Per tutto questo
quella di domani è una delle partite che sento di più in assoluto, e se
questa volta sarà Ljajic a schiaffeggiare sul campo quel finto
brav’uomo, dopo il Dom Perignon di ieri sera sarà l’ora del Krug, e se
penso a un brindisi alla salute di qualcuno allora penso a Delio Rossi,
che non torni più a Firenze, neanche in visita, ci ha già sputtanati
abbastanza, purtroppo per lui siamo amanti del bello, lo riconosciamo
per DNA, e non solo quello di casa nostra, perché se penso alla torre
degli Asinelli allora penso a Delio Rossi, ma alla fine siamo anche solo
dei gran brontoloni e basta, si, fondamentalmente siamo buoni e subito pronti a
ricucire gli strappi, basterebbe che chiedesse scusa però,
semplicemente, e allora sono convinto che ci piacerebbero anche le torri
medioevali.
venerdì 26 aprile 2013
L'ingrediente base
Un
Batistuta che gira per Firenze così poco disponibile non è una bella
cosa, per di più insieme alla sua Irina che per noi fa tanto Supercoppa
italiana, mi è sembrato svagato, come se avesse dimenticato la storia,
oppure la storia la conosce benissimo e allora quale occasione migliore
del 25 aprile per liberarsi di noi. No, non ci voglio credere, è come
quando devi preparare una ricetta, apri il frigorifero e ti manca uno
degli ingredienti base, Bati s’è dimenticato il passato, ma non quello
di pomodoro, allora mi verrebbe voglia di perdere anch’io la memoria e
gridare alla tele, in camera, “non te amo più”. Sarà il pesce che
mangio, sarà che tendo geneticamente a non sversare certe emozioni dalla
scatola nera dei ricordi, e così mi tocca continuare ad amarlo pur
davanti a quella mancanza di sensibilità verso la sua città, forse il
bomber ha fatto ponte con certi suoi ricordi, e io che lo faccio oggi, di lui però non dimentico. E’ scappato via come un ladro, rasente ai
muri, come se ci avesse rubato l’affetto, un po’ imbiancato, è mancato
un ingrediente base in questo nuovo incontro, Batistuta ha sbagliato un
gol facile, di quelli a porta vuota, bastava appoggiarla dentro, come si
dice quando i grandi giocatori invecchiano, che comunque il senso del
gol non lo perdono mai, a lui no, evidentemente a lui non è rimasto, non
gli è rimasto niente attaccato addosso? E’ Possibile? E’ possibile che
scivoli in città con tutta quella indifferenza, che abbia trattato come
un fastidio quello che invece è grandissimo affetto, ma siccome
l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, voglio pensare che sia
stato solo un momento, un crampo dopo tanto tempo che non tornava a
giocare a Firenze, la tensione e l’emozione a volte giocano brutti
scherzi anche a chi è abituato a saperle gestire, non sono convinto che
Bati abbia avuto un crampo, ma da innamorato ferito tendo a credere
quello che mi fa meno male. Un Batistuta in maschera, è come se avesse
avuto la testa a un carnevale famoso, scappato via dall’affetto della
sua gente come un Edmundo qualsiasi, si, è mancato il sapore di un
ingrediente base a questo piatto per l’ospite inaspettato, caro Bati è
mancato quel sapore che non hai saputo mettere te a questo nostro
incontro, come se l’Arno non scorresse più sotto i ponti, oppure se al
nostro campetto ci chiudessero la porta San Frediano. No, non è un modo
di dire trito e ritrito, il tuo incontro ci ha deluso un po’ perché non
si può fare un trito che si rispetti senza avere cipolla, sedano e
carote, e dal campo dove coltiviamo i nostri sentimenti, questa volta ce
lo mettiamo noi per te, e così raccolgo le carote che non possono mai
mancare e che amo anche perché ti colorano la vita, ma la prossima volta
portati dietro tutti gli ingredienti.
giovedì 25 aprile 2013
La festa di Brizi e di Galbiati
Da
un Paese in declino alla declinazione che ne consegue, e così è
arrivato anche Letta, un participio passato come lo sarebbe stato del
resto Amato, forse come lo stesso PD, ma noi gente con la sciarpa Viola
al collo, sull’onda di quello che fu, surfiamo sul participio passato
sperando nella Puppato, nel senso che domenica sera Delio Rossi ce
l’abbia puppato tutto dopo aver preso due sberle da Ljajic. Può darsi
che Letta duri meno di un omo sott’acqua, un po’ come il vantaggio del
Milan, e soprattutto in mezzo a tutto questo precariato, con questo
Governo di CoCoCo, una precarietà politica purtroppo già Letta,
festeggeremo la Liberazione, che poi è come improfumarci tutti per
andare a letto con Lorena Bobbit. E ironia della sorte proprio mentre si
preannuncia una finale Champion tutta maledettamente tedesca, festa
della Liberazione che non intende comunque rendere omaggio a figure come
quelle di Brizi o di Galbiati, e comunque prima di festeggiare
bisognerebbe liberarci dell'esercito composto da 906 diplomatici italiani, una casta da esportazione che oggi guadagna più della Merkel, ambasciatori e funzionari del Belpaese all'estero che pesano sul bilancio dello Stato per 1,7 miliardi di euro l'anno. La Bice, intanto, in tarda
serata, mattina presto per il Gat , mi ha riportato indiscrezioni che
hanno visto Napolitano tentennare davanti alla candidatura del primo
Premier in coppia, si, per la prima volta sono state proposte due figure
contemporaneamente a garanzia di un compito così delicato, come secondo
la Bice è sembrato parecchio indelicato da parte della Mussolini
presentarsi davanti al Presidente con la candidatura del fratelli Coen,
ma soprattutto con la T-shirt “Non è un paese per vecchi”. In questo
momento di participio passato allora utilizzo Hopper, un pittore che
dentro di se porta la speranza, per trasformare la nostra nella realtà
di una raggiunta qualificazione Champion. Poi, invece, una semplice
domanda di servizio, domani devo stappare una bottiglia per cena, una
tra Krug, Dom Perignon e Cristal che son lì che mi guardano da tempo, e
vista la giornata, se qualcuno volesse liberarmi da questa occupazione
di pensiero gliene sarei grato. Un consiglio non si nega a nessuno anche
se so già che qualcuno mi risponderà dipende da quello che mangi, ecco
bravi, liberatemi anche da questo pensiero, cose semplici mi raccomando,
che possano esaltare la bottiglia, penso a qualcosa in contrasto
proprio con la sacralità della bottiglia stessa. Una bruschetta sarebbe
un azzardo? Una scelta, forse, in tempi di pontellizzazione anche
eticamente corretta, ah, la Bice mi ha rivelato poi che è vero di
Corvino e del suo interesse per Lewandowski, ma il merito non era suo
come ci spiega giornalmente durante il suo giro il metronotte bolognese,
ma che era un grande lo avevano già visto e soprattutto ci avevano
fatto un film proprio i fratelli Coen.
mercoledì 24 aprile 2013
Adesso Adem
Botti
sulla Champion, anzi crauti, mentre sul Governo, Renzi porterebbe più
un sapore di Rauti, ipoteca della Deutsche Bank sulla finale quindi,
peccato, avrei preferito una bella paella, sempre così colorata e ideale
per mescolare sapori diversi, un piatto ricco di metafore, attuale,
perché la sua ricetta è basata proprio sulla globalizzazione degli
ingredienti, ma ieri il Barca è sembrato svuotato come il Monte dei
Paschi di Siena, troppo più cattivi i tedeschi, anche più di Mussari, di
Monti e anche dei Tremonti Bond, mentre per Ludwigzaller la partita ha
detto che Prandelli sarebbe l’ideale anche come prossimo James Bond, e
la Bond girl della foto è in realtà la stagista del Gat sotto dettatura
notturna. Flautolenze a parte, deliri da insonnia e torte volate in
faccia al Dorf, la sfida di domenica mi elettrizza più di un tratto
ferroviario, sullo sfondo delle labbrate che a un tratto volarono fino a
fare il giro del mondo, una vergogna che ha macchiato la maglia Viola e
per la quale il Signor Rossi non si è neanche dimesso, e allora già
vedo un gol forse due di Ljajic, e i titoli, “Due schiaffi a Delio”, si,
deve andare a finire così per forza, sembra più scritto dello stesso
titolo che potrebbero già mandare alle stampe. E’ un disegno del destino
già esposto agli Uffizi nella speciale galleria dei nostri sogni, un
capolavoro di quello stesso destino che ha inchiodato Napolitano al
Colle e il povero Prodi a Colle Val d’Elsa, e chi di spada ferisce di
spada perisce caro Delio, perché adesso la spada dalla parte dell’elsa
ce l’ha Adem. “Adesso Adem”, altro titolo alle stampe, mentre
masticabrodo si rivedrà il film della sua crisi di nervi, e purtroppo
per lui ritroverà una Fiorentina che gioca come a lui non è riuscito far
giocare, e sarà matato proprio da chi userà quelle specifiche
motivazioni per attivare ed orientare i comportamenti in direzione del
gol. Tieni le mani a posto Delio, mastica pure per scaricare la
tensione, c’è gente che ha fatto la tua stessa professione e che oggi
pur non essendoci più si agita a vedere certi comportamenti, non riposa
per niente in pace, e non ha nemmeno la ciccingomma, e penso ai
comportamenti poco consoni anche della politica che dovrebbe in qualche
modo rappresentare il Paese, forse questa era meglio se non la scrivevo
perché mi sa che lo rappresenta benissimo, comunque certi spettacoli
indegni tra franchi tiratori e tiratori di labbrate non sono un
bell’esempio. Ci vuole più rispetto per i morti.
martedì 23 aprile 2013
Al cinema
Mentre
è ormai chiaro che il posto Champion sarà assegnato “Per un pugno di
dollari”, dallo stesso film riprendo la frase più bella della giornata
di ieri, che però fa parte della vita vera “Quando un anziano signore
con la Costituzione incontra dei partiti con i franchi tiratori, quei
partiti sono anime morte”. E sul set della nostra passione, un
pugno in faccia invece verrebbe voglia di darlo a quelle comparse che
girano le scene di film storici come il calcio, con l’orologio al polso
per non fare tardi all’appuntamento con la prossima figura di merda. E
alla fine ti ritrovi l’inquadratura lunga di un Failla che sta al film
del campionato come un gufo sulla spalla, che frigna di paura davanti
allo scambio dei gagliardetti tra i capitani, preso per un duello tra
chi ha un fucile e chi come lui è invece un gran pistola. E poi
Sconcerti che a 5 giornate dalla fine giudica il Milan più squadra,
diciamo pure le sue 5 giornate di Milano, che sono poi quelle di un
giornalista che fa riferimento all’insurrezione avvenuta nella propria
testa, perché tanto, per dimostrare la sua tesi alla fine avrà l’intero
campionato, che purtroppo per lui c’è però già stato a raccontare la
verità di una squadra che è più squadra di nientepopodimenoche un punto,
appunto, come la fortuna che per Mauro alla lunga non potrà continuare a
sorreggerci, è vero come anche che lui è gobbo per sua sfortuna, perché
la fortuna finirà per forza tra poco, tra 5 giornate per la precisione
aggiungiamo noi, così come Liguori secondo il quale la vittoria della
Fiorentina contro il Toro, è più grave per la Roma di una pallina di
polistirolo lanciata con vemenza a Galliani, con la stessa demenza di
chi da il Daspo solo all’uomo con la pistola perché è un pistola. Mentre
in quello che non è un film, gli attori principali che dovrebbero
produrre leggi per regolare la nostra vita, in un Parlamento surreale
come dialoghi di Woody Allen, si applaude alla propria vergogna, e
allora è meglio persino uno come Scilipotolivo che non si vergogna di
usare il De Pin del proprio Bancomat al posto del cuore per scegliere la
maglia da indossare. Ma sul set della vita, anche nei momenti brutti
come può essere un’intervista di Galliani, è la passione che smuove
ancora questo povero mondo, e non è come pensa il Gat dall’osservatorio
della sua notte fonda, che è il sole a girare intorno alla terra, o
Ranocchia a chiudere finalmente una diagonale prima di chiudere la
propria carriera, ma è la sana passione, come anche la nostra, alla fine
a far girare le cose, siamo noi che stacchiamo il biglietto al
botteghino della vita, tutti i giorni, anche se sullo schermo vengono
proiettate scene raccapriccianti che girano sul proprio asse come quelle
che abbiamo raccontato, noi al cinema ci andremo lo stesso, che finisca
bene o male, anche se un solo punto ci separa dal Cinema
Paradiso. La Fiorentina ci ha già fatto divertire a prescindere dal
finale che andremo a vedere, si, il film del nostro campionato vale già
abbondantemente il prezzo del biglietto.
lunedì 22 aprile 2013
L'intimidatorio Roncaglia
La
vittoria di ieri racconta due storie diverse che si toccano, quella
della zona più sudamericana di Brozzi che ha visto i natali del match
winner, un luogo dove al posto della spiaggia d’Ipanema c’era una
piaggia deserta dove hanno costruito un ipermercato. L’umiltà di Romulo è
dovuta proprio al crescere lì, non tanto tra le favelas quindi, ma tra
le fave di quella periferia, e ieri è stata festa per il ragazzo
cresciuto con il mito di Pippucci, convinto dalla famiglia che il suo
futuro poteva essere solo quello di commesso a vendere i tostapane. La
vittoria della Fiorentina sul Toro premia finalmente questo ragazzo
educato, professionista sempre disponibile, che salva la Fiorentina da
quelle partite marchiate a fuoco che rimangono nella storia del
rammarico di una società, come quella di Cesena, ancora lì a
ricordarcelo come fosse ieri. E lo scampato pericolo è merito anche di
Roncaglia, un’altra storia questa che vedremo più avanti perché
l’argentino pur non essendo stato della partita è stato determinante lo
stesso. Una partita venuta giù di testa come dalla piattaforma, un tuffo
al cuore, difficile da giudicare se come nei tuffi dovessimo togliere
il voto migliore e quello peggiore, rimarrebbe forse l’eleganza di quei
primi 40 minuti senza uno spruzzo, e poi l’errore di concentrazione dopo
l’ingresso in campo nel secondo tempo, diciamo un pessimo ingresso in
acqua. Rimane forse la bocciatura definitiva di Viviano, e rimane la
consapevolezza che Cerci sarà comunque un’altra bella operazione di
Corvino, difficile che possa tornare, il modo di esultare dimostra che
non ne ha molta voglia, ma il suo valore ci permetterà di chiudere altre
operazioni importanti. Voto alto allo stadio pieno, un pubblico
finalmente protagonista, evidentemente apprezzate le iniziative della
società che ripaga la fiducia della gente con uno spettacolo
accompagnato da una girandola di emozioni dal finale con il botto.
Intanto il Milan è lì, l’asticella non è poi così alta, un punto solo
che basterebbe visti gli scontri diretti, perché non crederci allora,
probabilmente la benzina giusta per affrontare le ultime partite, con la
sveglia sul comodino che suona ricordandoci di quel calo di
concentrazione del secondo tempo che stava compromettendo partita e
speranze Champion. E ora la storia di Roncaglia che tra l’altro non si
capisce il perché non abbia trovato spazio nella partita, tra un Tomovic
irriso da Santana e un Savic inadeguato su Cerci, lui che è il più
veloce e feroce della compagnia, ed è proprio grazie a quella sua
ferocia che la Fiorentina vince una partita che aveva ormai il sapore
del sugo bruciato, una storia fatta anche di prepotenze, quelle continue
appunto di Roncaglia su Romulo, di un argentino rissoso nei confronti
di un brasiliano anche troppo buono, insomma, in settimana Roncaglia si
doveva ricordare di andare a comprare il pane e non aveva neanche un
straccio di fazzoletto, allora ha usato la bicicletta di Roncaglia per
farci un nodo, quello che è successo ieri all’ingresso in campo di
Romulo è poi solo cronaca, l’argentino l’ha terrorizzato “Ricordati che
dobbiamo vincere sennò passo alla Mini”, e l’auto nuova a cui tiene così
tanto lo ha spinto furiosamente verso un gol salva partita e
carrozziere.
domenica 21 aprile 2013
Il vetro antiproiettile
Due
facce della stessa medaglia, due tempi completamente diversi della
stessa partita, un po’ come a Bergamo nella vittoria contro l’Atalanta.
Da una parte il Paese che è tornato ad interessarsi della politica, che è stato
vicino alla propria squadra, attento, che ha partecipato, tifato, imprecato
quando Pizzarro/Bersani si è fatto portare via il pallone da
Montolivo/Berlusconi. Dall’altra parte però lo spettacolo è stato
agghiacciante, come assistere allo stupro della propria mamma al di là
di un vetro antiproiettile, a me possono girare anche le scatole, ma
penso soprattutto alla moglie di Napolitano che le scatole le aveva già preparate
per il trasloco e Giorgio le ha detto di svuotarle. Menomale che oggi
c’è la Fiorentina, menomale che il meteo ieri ha scazzato le previsioni
così posso divertirmi con chi vive settimane appeso a un filo seguendo
ora per ora, giorno per giorno il formarsi delle nuvolette sopra il nome
della propria città. Ieri temporali una sega, solo le scoreggie della
politica, rumorose e puzzolenti, ma al meteo almeno gli siamo andati nel
culo, come spero oggi pomeriggio anche a Cerci, e mi piacerebbe sapere
se il Marchese Martelloni lo rivorrebbe a Firenze, insomma, se dopo aver
strappato la tessera del PD e dichiarato di voler passare al Sel, non
rivoglia anche Delio Rossi per prendere a schiaffi Bersani. La Bice che è
molto bella si candida invece a novella Militella, e nella giornata della
politica m’invia il suo striscione, un sunto della giornata che lei
definisce un sunto bisunto, e così vorrebbe iniziare una nuova rubrica,
ma io faccio mio lo striscione solo per dedicarlo a Montolivo e rigetto
l’idea. No, la politica no, preferisco vivere, alla politica preferisco
persino una conferenza stampa di Delneri che alla fine parla come
Vendola, preferisco la pontellizzazione, i nasi e le parrucche di Moena,
l’elettrizzante trama di un post di Marco Siena, preferisco Ramadani
che è più strategico di D’Alema, Pallavicino che è più bugiardo di un
franco tiratore. Vorrei tanto dire che preferisco anche Zamparini,
Preziosi e Tutunci, ma non lo dico, magari nel segreto dell’urna li voto
come avrebbero fatto il Vuturo e quei pochi rimasti su Fi.it che non
siano il Giannelli. Si, con la politica solo rapporti protetti mentre
con la Fiorentina vado a diritto, senza nessuna precauzione, il
preservativo solo per qualche testa di cazzo a margine, per qualcuno che
è diventato ex, insomma se il calcio è un troiaio, la politica è anche
peggio, ma la Fiorentina no, è come quelle donne che trombano solo con te,
che non cacano nemmeno perché sono troppo belle per farlo, si, voglio
pensare solo alla Viola oggi, sperando di godere e poi stasera gufare il
Milan, comodamente, il lampredotto è “bono” ma è scomodo perché va
mangiato in loco, e allora per gufare in maniera informale ho comprato
la porchetta, alla faccia del “mortadella” trombato, e guferò sul divano
con un bel panino e una birra. Lo so che anche il calcio ha i suoi
scheletri nell’armadio, Conte, Galliani e Liguori, per esempio, comunque
mi sembra tutto meglio di quello che ha combinato Bersani, e poi non
c’è niente di più divertente che della stagista e del Gat.
sabato 20 aprile 2013
Sofisticazione della verità
Tra
i rossi a questo punto è mancato il solo Delio a dare le dimissioni, un
Bersani un po’ più manesco, mentre quello spogliatoio di traditori non
si discostava troppo da quello che ieri ha bruciato anche il
“mortadella” per sdoganare il lampredotto renziano a cibo non più solo
consumato dai fiorentini. Una giornata tremenda per la sinistra, e a
parte i problemi che Montella dovrà affrontare proprio su quella fascia
per arginare Cerci, peggio di quanto è successo ieri sarebbe solo il
ritorno di Montolivo. Il più grande franco tiratore della storia della
Fiorentina, come uno Scilipoti con l’aggravante della passata, per
fortuna ha già trattato il suo passaggio ad una corrente politica
diversa da quella col giglio, la maglia Viola sta bene solo a chi come
Borja Valero se ne è innamorato. E dopo un infame domani tornerà uno
stravagante ragazzo romano che come dice il vecchio “Ormezzano”, cuore
granata e giornalista antisportivo, è uno dei giocatori più essenziali
del panorama calcistico europeo, come Bale, la sua azione è
stenografica, è uno dei pochi che non dribbla ma si limita semplicemente
a buttare la palla in avanti e a fare a chi arriva prima a riprenderla,
uno che ti sfida in velocità. Il tema è chi se non Roncaglia può
mortificare quella tecnica da sprinter, un uomo di destra prestato alla
sinistra e che non sia Renzi può essere solo l’argentino. Certo sarebbe un
adattarsi, una sofisticazione tattica che potrebbe risultare
soprattutto giornalistica, una preoccupazione di piazza anche se non
arrivata fino a bruciare le tessere del tifoso come invece quelle del PD
davanti a Montecitorio. Cerci comunque vada non sarà il nuovo che
avanza, anche se molte veloce, noi abbiamo già un Renzi più scuro e più
colombiano, non è tempo di ritorni alla vecchia politica, quella per
intendersi dell’inciucio con lo zio Fester, abbiamo già rottamato per
fortuna quella squadra, Cerci ci sarà utile per fare mercato. Perché
questa è finalmente una squadra amata, fatta di persone che prima di
tutto rispettano la maglia, vere, e a proposito invece di chi “dietro
liceo e davanti museo”, di chi insomma vuol passare per quello che non
è, di chi ancora ci deve rivelare il segreto di Pulcinella, la Bice ieri
mi ha chiamato, tutta trafelata, parlando di facce di bronzo, tanto che
preso così alla sprovvista avevo capito che era trafilata al bronzo
come la pasta, e invece si riferiva alla sua ultima inchiesta, dove la
verità, quella delle famose dichiarazioni mai nate, o meglio ancora mai
uscite dalla lingua biforcuta della Branchini Band, l’aveva fatta
arrivare ad un laboratorio dove guarda caso si modificano gli organismi.
La bice mi ha raccontato una storia fatta di chi modifica la verità ad
uso e consumo, di chi è sofisticato anche nella cura maniacale della
propria persona, un metrosexual che a proposito di sofisticazioni della
verità, e di uso e consumo, compra la frutta non dall’ortolano come
tutti gli amanti sinceri del fine pasto, ma le sue verità nascono in
laboratorio . Dall’albero delle bugie.
venerdì 19 aprile 2013
La bellezza delle idee
Quando
ancora Fi.it non era diventato il discount che purtroppo è diventato
oggi in tempi di crisi, ma era sempre una gastronomia rifornita di
vivaci intelligenze, prima per capirci che i gobbi avessero messo il
Ceccarelli dietro alla cassa con un colpo di stato, c’erano stati i
grillini della prima ora che avevano già cercato di scuotere le
coscienze di quei tifosi Viola proni alle logiche della casta
marchigiana. E si parlava non a caso di pontellizzazione, oggi che tutti
se ne accorgono di fronte alle mille aziende che tutti i giorni
chiudono, loro già ne parlavano, persino a Siena, perché sapevano del
Monte dei Paschi. Corvino come Fini e Di Pietro, fatto sparire dietro la
spinta di un rinnovamento che a Firenze ha portato Pradè e Montella,
con il loro Movimento a 5 Stelle che ha ridisegnato buona parte della
rosa e del Parlamento. Oggi che il povero Bersani ancora inciucia col
Berlusca e propone un nome come Marini per il Colle, in un tentativo
estremo di vecchia politica, un ultimo fremito prima dell’encefalogramma
piatto, allora forse sarà il caso di ritirare fuori le grandi idee di
Fi. it, oggi che bruciano le tessere del PD davanti a Montecitorio per
protestare contro la candidatura di Marini, come a Moena i più
illuminati protestavano con parrucche e nasi finti contro i Della Valle.
I Casaleggio Viola, quelli di un sitone ricercato nell’assortimento
delle idee come forse neanche Peck, i guru del tempo
dell’antidellavallismo, bisogna ammetterlo ci avevano visto giusto, non
solo schierandosi con il povero Montolivo che avrebbe lasciato sguarnito
il nostro centrocampo dal fosforo che suo malgrado ha dovuto esportare
nel miglior Milan del dopoguerra, tanto che anche su Milan Channel gli
hanno dedicato una lapide a futura memoria, e così è andata visto i vari
Borja Valero, Pizarro e Aquilani. Si, oggi che anche la rivoluzione
della politica porta il vessillo di Marini al colle come simbolo di
cambiamento, bisogna ammettere che avevano ragione loro, altro che
autolesionismo e mamme ebe come li ritenevamo noi, invece, concussi con
lo spirito maneggione dei Della Valle, mezzi di servilismo verso il
padrone, fradici di vecchie ideologie a favore del padrone, erano loro i
veri guru di Fi.it, quando il vuturismo aveva ancora una visione
panoramica e noi con lo sguardo torvo di Marotta, e soprattutto con lo
scetticismo di chi non vede oltre il proprio naso l’abbiamo fatto
miseramente fallire. E allora bisogna avere il coraggio di riesumare
quelle idee, di farle rivivere senza avere il timore di ammettere di
avere sbagliato, e questa volta neanche per benefici periferici come
possono essere quelli Viola, ma per l’intero Paese che vive momenti di
sbandamento pari solo a quelli di Delio Rossi. Perché le idee buone
rimangono tali, e le persone valide idem, mi sento di poter dire da
folgorato sulla via di Garlasco, che le candidature avanzate dai guru di
Fi.it in sostituzione dei Della Valle, e da noi poveri ebeti rigettate a
favore del padrone marchigiano, possano essere valide a maggior ragione
oggi per aiutare il Paese, quindi i nostri nomi per il Colle sono
Zamparini e Preziosi. Ho scelto la bellezza femminile per rendere merito
a chi era stato ingiustamente dileggiato, e le due foto sono una mia
personale dedica proprio alla bellezza di quelle dee.
giovedì 18 aprile 2013
Sepulveda
Ora
rimane una sola speranza, quella che dopo la Gabbanelli si ritiri anche
Marini dalla corsa al Colle, ormai l’unico modo rimasto per
disinnescare il suicidio collettivo organizzato da Bersani, mentre
quello organizzato da Moratti per il popolo nerazzurro prosegue a gonfie
vele grazie allo Strama, che a differenza di Casaleggio è più
rassicurante per le altre formazioni di quanto non lo sia il guru di
Grillo per le altre formazioni politiche. Intanto l’infermeria della
Fiorentina si svuota proprio come l’androne del PD che vede questa volta
Vendola e il suo gruppo andarsene sbattendo la porta, mentre la
Fiorentina proprio grazie alla compattezza del suo gruppo può aspettare
senza particolari ansie il rientro degli infortunati, senza forzare
insomma, dopo che la partita di Bergamo ci ha lasciati belli tranquilli a
prescindere da Stramaccioni o dal crollo laziale. A Bologna, invece,
forse solo tra qualche settimana arriverà l’eco che Seferovic ha
vidimato con una tripletta le capacità di pesca di Corvino, sempre che
la stagista non abbia voluto rovinare la nottata al bolognese fornendo
informazioni in tempo reale invece della solita differita certo più
comoda per metabolizzare l’evento e rispondere in merito parlando delle
differenze sostanziali tra il cotechino e lo zampone. E dopo il ritorno
di Castillo in Italia, c’è stato anche il grande ritorno della Bice, che
anziché a Trapani come Nacho, regala al blog il suo solito quanto
sempre più raro servizio verità sull’ultima idea del giornalista
bolognese maturata a notte fonda e che fonde la crisi politica italiana
con la sua di uomo alle prese con una donna sempre più aggressiva ed
esigente. E dall’alto della sua cultura sconfinata che anima le notti
bolognesi in cerca di parcheggio, il giornalista mette in scena un’opera
tratta proprio da un film di animazione, ironico e sardonico allo
stesso tempo anche il titolo che vuole ricordare l’attualità del rifiuto
della Gabbanelli, metafora del suo nei confronti di Corvino. La Bice ci
racconta con dovizia di particolari che l’opera sulla quale il
giornalista sta lavorando così alacremente si chiamerà “ La Gabbanelli e
il Gat”, anche perché è sicuro che Sepulveda sia un centravanti cileno
che lui aveva scoperto quando ancora sul sitone tutti lo prendevano per
il culo. Ma c’è di più, molto di più, perché la Bice è riuscita ad
impossessarsi in maniera rocambolesca anche dell’ultima slide dove Il
Gat farà outing, si, un gesto coraggioso per un’uomo così in vista
malgrado sia sempre un po’ in ombra per via della sua vita notturna, e
la seconda foto mostra proprio l’ultima scena dell’opera dove il Gat,
dopo aver fatto i complimenti alla stagista per il grande lavoro svolto,
usando lei racconta al mondo quanto sia più elegante una misura
contenuta.
mercoledì 17 aprile 2013
Sentori
Nel
1961 nasceva a Firenze il primo supermercato Esselunga, e più
precisamente in via Gaetano Milanesi, informazione che oggi arriva
finalmente anche al Gat grazie alla sua solerte stagista, lui che ama
così tanto la differita, e così quando a Montecarlo saranno chiusi per turno,
potrà da domani fare la spesa anche in questo nuovo punto vendita. E
mentre Pietro Maso esce dal carcere di Opera dopo aver scontato 22 anni
per aver ucciso i genitori, la lenta macchina della verità di Gian Aldo
su Montolivo si è messa in moto. Verità sulla quale sta evidentemente
scrivendo un’opera visto che non arriva mai alle stampe, forse proprio
perché c’è rimasto prigioniero e a differenza di Maso non verrà mai
scarcerato. Tribunali permettendo è comunque prevista prima della
presentazione dell’opera, anche la scarcerazione di Rosa Bazzi e Olindo
Romano, la prefazione invece sarà una lettera di Pallavicino a un
contratto mai nato, una ricostruzione un po’ fallace e un po’ ruffiana
che vuole ricordare la Fallaci per spiegare il perché di una firma che
non è stata mai apposta sul contratto a scadenza del primo capitano
della storia Viola degradato sul campo. Da una verità quindi così
biodegradabile, il bolognese, in aperta concorrenza con il Bio Presto, alla fine è arrivato a fare tardi. Dal suo staff filtrano anche i
motivi per i quali sia costretto a scrivere sempre a notte fonda, perché
si dice che cominci a cercare il parcheggio solo alle 19:30. Suggeriamo
alla stagista d’informare il giornalista bolognese che nel frattempo al
posto della libreria del Porcellino c’è oggi il cioccolataio Venchi, che
all’Hard Rock Cafè non si gioca più a biliardo come un tempo, e che le
buche di Firenze non sono quelle del Gambrinus, ma si differenziano da
quelle di Ranocchia perché disperse su tutto il territorio comunale e
non solo nell’area di rigore dell’Inter. Mentre Gasparroni, Cigarini, De
Sciglio e Palombo sono i nomi che il Movimento 5 Stelle inserisce tra i
candidati al Colle, a fronte di Roncaglia e Gonzalo Rodriguez che
invece sono la casta ormai sempre più impresentabile, quella per
intendersi che appoggia malamente al compagno e che qualche compagno
come Deyna ancora appoggia in logiche stantie di partito, lo stesso
utente che beve sprezzatamente solo Peroni perché ricorda tanto Evita. E
mentre la stagista avrà prontamente riportato che la cupola è opera
del Brunelleschi e non di Moggi, che Marco Masini è disponibile a
rilasciare un’intervista solo dopo che si sarà appurata la verità sul
caso Montolivo, la ricerca sulla Sla intanto va più avanti persino di
certe verità, tanto che la comunità scentifica ha dichiarato che se
avanzano cinque minuti cercherà di trovare un rimedio anche alla
sindrome da Corvino. Un’ultima preghiera alla stagista sui modi di dire
che cambiano mentre si cerca invano il parcheggio, lei che ha il compito non
proprio facile di gestire la differita e il jet lag caratteriale tipico
di quando si scavalca l’appenino come fosse un fuso orario, e quindi di
spiegare al bolognese che ai giorni nostri quando si dice vediamoci una
partita insieme al baffo non s’intende Bergomi e nemmeno Mazzola ma con
una birra Moretti. E dalla parte più bassa dello scafo saluto e invio
una foto che mostra la differenza sostanziale che c’è tra chi simpatizza
e chi invece ci “sente”. E da sentina a sentire il passo è breve.
Mentre da Montecarlo a Montolivo non resta che Montedomini.
martedì 16 aprile 2013
Brava
Intanto
c’è il sospetto che dietro alle bombe notturne lanciate solitamente da
Gian Aldo sul sitone non ci sia la regia di Gigi Marzullo, ma la Corea, e
che a dirigerlo, il sitone, ci sia invece un uomo alimentato con
l’imbuto come fosse un’oca, proprio per diventare una bomba umana. Un
kamikaze ancora in officina e che malgrado il suo fegato non sia
ancora imploso, è già oggi in grado di redigere pagelle da far venire la
pelle d’oca. La partita in quella redazione non viene più guardata per ridurre le
spese, tanto c’è sempre una stagista che racconta i fatti degli altri,
la situazione è chiara, ed è quella di una decrescita felice, che alla
fine non è altro che la versione casaleggiana della pontellizzazione
mancata dei Della Valle. Il guru di Fi.it sembra essere proprio quello
Zemanviola che nel frattempo si sfila dalla candidatura di Presidente
della Repubblica, la Juve è rimasta ormai l’unica candidata seria al
Colle, a parte la Finocchiaro che per andare all’Ikea usa come carrello
la propria scorta quando Renzi voleva solo suggerirgli il Ceccarelli che
ha capacità di portare via una Billy già montata. E una Juve così lanciata a
succedere a se stessa può battere quel Milan che come una Lazio in
caduta libera può fare peggio anche di Fi.it che arriva ormai terza
sulle notizie, e quindi arrivare addirittura quarto dietro alla
Fiorentina che non rappresenta affatto la casta, ma il nuovo che avanza.
Renzi è stato un po’ duro, se non con la Finocchiaro alla quale
preferiamo la finocchiona, ma con la Marini si, non sarà un candidato di
spessore come poteva essere Marino Marini, ma sapere che una soubrette
riesce dal Bagaglino ad arriva al Colle è un messaggio di speranza verso
un paese allo stremo, non solo più la Minetti a rappresentare
un’igienista dentale al potere ma anche un disagista mentale come
Montolivo potrà essere ricordato in qualche modo dalla tifoseria
rossonera. Intanto arriva Cerci che non è una buona notizia, ma per
fortuna arriva anche la squalifica di Pasqual che invece lo è, nel senso
che non sarebbe stato l’ideale e questo ci spingerà a trovare soluzioni
che non potranno essere molto peggio. La fiorentina ha fatto un
grandissimo campionato, ha mostrato un’idea nuova e senz’altro la più
divertente, è la squadra che più è riuscita a migliorarsi e a
riavvicinare i propri tifosi, gol fatti, distanza dal secondo posto,
tutti numeri buoni per le statistiche, e noi siamo contenti, le partite
che rimangono vanno giocate cercando di divertirsi perché nei programmi
la Champion non era indicata. Se riusciamo a sfruttare questo vantaggio
psicologico su un Milan che tra l’altro potrebbe accusare la
fatica della lunga rincorsa, allora potrebbe uscire fuori un finale di
campionato che va oltre le aspettative. Brava la società a mettere in
campo iniziative per abbassare il costo dei biglietti e cercare in
questo finale di riempire lo stadio il più possibile, brava ad aver
intrapreso la strada del fair play per la quale oggi viene gratificata
con attestati e letterine, brava per essere riuscita a pensare di far
riavvicinare il pubblico attraverso il bel gioco, brava ad aver scelto
gli uomini giusti per farlo e brava per averlo fatto così velocemente
dopo aver sbagliato nei due anni precedenti proprio per i motivi
opposti. Brava ad aver finalmente tagliato quel legame, e del passato
averne fatto legname.
lunedì 15 aprile 2013
Stone
E’
stato un atto eroico e non un agguato come quello del settantaduenne
fiorentino, non certo caccole dal peso specifico irrilevante anche se
più artigianali, ma una fitta sassaiola vera, d’emergenza, anche se
fitta senza la solita nebbia che in questi casi però offusca solo le
idee di chi deve intervenire con prontezza. Queste le parole di
Galliani, orgoglione, che è quell’essere un po’ orgoglioso dei suoi
tifosi ma su una base da coglione, lui che è mascarpone in un tiramisù
come Montolivo è uno scarpone con l’asticella che cala sempre più giù.
Ed è con enfasi che Galliani racconta come gli ultrà rossoneri abbiano
salvato la vita ai tifosi napoletani che stavano soffocando per la puzza
di piedi, il pronto intervento rossonero “Ghiaia 1”, ha così attivato
la procedura d’emergenza, e con estremo tempismo sono stati fracassati i
vetri del pullman e permesso così di respirare agli sfortunati
partecipanti alla trasferta meneghina, anche se dopo la brutta avventura
c’è stato qualcuno dei superstiti, rifocillato e con una coperta
rossonera sulle spalle che ha dichiarato, da vero "core 'ngrato", che era
senz’altro meglio l’aria che si respirava in pullman che quella di
Milano. Intanto Liguori ha paragonato la sassaiola di evacuazione pullman ad uno
straordinario evento, alla sagra delle stelle cadenti, ed ha persino
espresso il desiderio che a Roma la puncicata venga considerata una
tradizione popolare e salvata quindi da una globalizzazione che si porta
via tutte le nostre cose più care. Mentre ritiene una scelta
intelligente quella di far giocare Lazio-Juve di lunedì perché così i
parrucchieri la possono preparare con calma. Adesso i punti sono
quattro, ma sullo sfondo c’è una giornata che potrebbe portarci a due o
anche a uno, ragionevolmente, anche se Zazzeroni da Milan Channel,
quello in pay tv per intendersi, dove il canone è come l’Imu, cerca di
confortare le nuche rossonere che non apprezzano molto il fiato sul
collo proprio quando la stagione calda sembra voler esplodere.
Ceccarelli, intanto, su Fi.it sembra riuscire a portare a termine con
successo l’opera di smantellamento, di quella pontellizzazione che non è
riuscita invece ai Della Valle, i meglio utenti venduti, smembramento
di un gruppo forte dopo che Prizio è stato cacciato ingiustamente,
perché lui con Bettega ci parlava solo per avere un’intervista, insomma,
pagelle ormai vuote come lo stadio quando si vince, un futuro di merda,
a meno che Zamparini o Preziosi non si diano al Web, ma noi esodati
vogliamo esprimere solidarietà a chi è rimasto a presidiare il sitone
dallo scempio di un Ceccarelli senz’altro marchigiano, intanto sono
stato a Brozzi e presto gli manderemo nasi finti e parrucche che ho
fatto fare apposta, in modo che possano inscenare una sacrosanta
protesta, onore a Zemanviola nostro ultimo baluardo anche se primo come
balordo. Per essere onesti, comunque, siamo tutti un po’ colpevoli non
solo i Della Valle e Ceccarelli, o il PD che ha pontellizzato anche il Monte
dei Paschi di Siena, perché come dice Galliani al Pronto Intervento
“Ghiaia1”, di cui va orgoglioso almeno quanto Milan Lab, “chi è senza
peccato scagli la prima pietra”.
domenica 14 aprile 2013
Yellow Submarine
La
partita riassume bene, al suo interno, l’evoluzione della Fiorentina in
questa stagione, dentro alla quale sono abbaglianti le trasformazioni
di Ljajic partite dagli schiaffi di un cerebroleso, il punto più basso
della gestione Della Valle, fino agli odierni nitori di classe
cristallina. Trasformazioni, crescita, miglioramento, progresso, anche
grazie agli innesti forse tardivi o forse saggiamente gestiti di
Compper, di Momo, di Larrondo, del ritorno di Roncaglia dopo un
appannamento fisiologico, e finalmente anche della vittoria di qualche
partita in trasferta. Evoluzione Beatlesiana con qualche difetto di
personalità lontano dalla famiglia, appunto, dove il gioco non è stato
sempre così bello, ma è parso più che altro come una Yoko, un’invadente figura
qualche volta anche di merda. E il motore nucleare della stagione non
poteva provenire che da quel sottomarino giallo dal quale ha già tirato
fuori il periscopio quel Pepito Rossi che fa percorso inverso, una sorta
di orso marsicano che cerca di venire a ripopolare un po’ un campionato
che si svuota di campioni, prossimo Cavani, che perde ranking, e Rossi allora è
manna dal cielo come la consacrazione di Ljajic che probabilmente
contribuirà ad arginare l’emorragia suturando la ferita Jovetic.
Pensiamo solo a un giocatore mediocre come Montolivo che il Milan invece
utilizza per rilanciare il suo progetto, pensiamo alla debacle del
calcio italiano in Europa, e forse è proprio la Fiorentina la più bella
novità, capace pur non frequentando le competizioni europee di mettersi
in luce lo stesso, la vera idea nuova e convincente di un calcio
italiano in crisi devastante. Il duo delle meraviglie intanto dovrà risolvere il tema aperto delle palle alte in area che ancora soffriamo
terribilmente, perché visto che siamo ormai a fine stagione, il
difetto sembra essere proprio strutturale, duo che comunque in quest’ultima parte di
stagione sembra voler rivendicare una campagna acquisti di gennaio non
proprio così negativa. Il secondo tempo di ieri fa bene alla domenica,
molto bene, tanto che oggi mi metterò a fare le lasagne con il pane
guttiau, mangerò finocchiona profumata come una bella donna, e poi berrò
Orvieto Classico amabile che non c’entra una sega, ma che bello
ghiacciato va giù che è un piacere. Ieri del resto l’avevo pronosticata
la domenica spaparanzata a gufare dopo le due belle pere servite
all’Atalanta su un vassoio d’argento, e per una volta che c’indovino me
la voglio godere, si perché io sono di quelli che quando c’era ancora la
schedina mettevo sempre la vittoria della Fiorentina, e allora grazie a
questa magnifica giornata di primavera, con la speranza di vedere certe
asticelle abbassarsi come le cataratte di chi è già miope di suo, vi
lascio alla vostra domenica a gambe aperte.
sabato 13 aprile 2013
La stagnola
Fiorentina
in trasferta per il gusto di una riscoperta, che non è El Hamdaoui ma
quella di un cult gastronomico mobile, come una certa telefonia. Una
fetta della nostra tradizione stretta stretta dentro a due fette, perché
la trasferta di quando eravamo un po’ più mobili, la Fiorentina cioè di
quando il sedentario che è in noi non si era ancora manifestato in
tutta la sua arroganza, era anche una ghiotta occasione avvolta dentro a
una sciarpa Viola per scartare quel tesoro giallo come l’oro dalla
carta stagnola. Il panino con la frittata. Preparato dalla mamma di buon
ora e mangiato dopo che la frittata aveva fatto chilometri, passato ore
e ore ad imparentarsi con le fette di pane, tanto che pure Rocco
Papaleo lo esalta in un film delizioso e pieno di poesia come
“Basilicata coast to coast”, anche quello un film in trasferta, da una
costa all’altra della regione come per andare a vedere Rui Costa, dove
il panino con la frittata diventa protagonista, perché il panino con la
frittata ha la caratteristica di essere “bello sponsato”, non si capisce
più dove finisce il pane e dove inizia la frittata. E’ questa la magia
di un grande momento di cibo in movimento, un panino nomade che ne
aggiunge un’altra, quella di portarsi dietro il sapore buono della
mamma, perché il panino con la frittata della mamma non si batte. Questo
matrimonio felice non è un semplice assemblaggio di pane e frittata,
perché non basta il pane e frittata per fare il pane e frittata che fa
mia mamma, che se levi il pane e frittata rimane mia mamma. Ed è qui la
vera magia, perché può sempre farne un altro, e sempre diverso, che
magari le viene meglio, o peggio, perché scartare quella stagnola ti
offre sempre una sorpresa, il gusto dell’imprevisto che poi è il sale
della vita, come dice Rocco Papaleo “il pane e frittata senza mia madre è
orfano, senza background, senza memoria, senza cultura, è un panino
che lì per lì magari ti sfama pure, però non ti appassiona, non ti fa
crescere, il panino con la frittata senza mia madre è un panino ripieno
con un vuoto, e alla fine lo senti quel retrogusto di un gusto che non è
il tuo.” Come la partita della Fiorentina a Bergamo senza vittoria,
oggi che siamo cresciuti e molto più statici, alla carta stagnola e alla
Coca Cola preferiamo due bei bicchieri di vino e la frutta, magari due
pere, anche se quelle ci son sempre piaciute, due pere come quelle
all’Atalanta servite su un vassoio d’argento dalla Fiorentina ai propri
tifosi in modo da fargli passare una bella domenica a gufare il Milan,
magari a scartare una stagnola piena di risultati favorevoli, per una di
quelle domeniche che potremo definire “belle sponsate”, nelle quali non
sai dove finisce la felicità per la vittoria della Fiorentina e quella
per la sconfitta dl Milan, la mamma di tutte le domeniche, insomma, di
quelle che ti fanno crescere in classifica. L’importante è di non fare
un’altra frittata come a Cagliari.
venerdì 12 aprile 2013
Se
Insomma,
se il Gat è un giornalista, se Liguori è un esperto che misura la forza
di gravità di quanto dice il Gat, se anche il Resto del Carlino l’ha
nominato inviato sulla luna non tanto per levarselo dalle palle ma per
evitare la forza di gravità del suo essere gravitante in zona Bologna, se Montecarlo ha dato il Daspo al Gat, se Lud ha un figlio
non riconosciuto di nome Sinisa e un coccolino del babbo figlio unico e
viziato di nome Cesare, se Deyna è il direttore del teatro Argentina, se
Jordan, il Chiari e Leo vanno a convivere in una casa del Chiari che
non chiede a nessuno nemmeno di partecipare alle spese dell’affitto e
invece ascoltano tutto il giorno musiche di Renato Zero, se Antoine
Rouge si mangia una bella bistecca cotta poco, e si scopre così da dove
nasce quel “Rouge”, se il Tocca non c’è più perché intanto si è
convertito e oggi è un drugo felice, se Louis sostiene che gli asini
volano perché gliel’ha detto Brovarone in un orecchio dell’asino, se
Lele non è affatto quello che dice, ma è Robert Redford incapace di
abbandonare il set de “ La mia Africa”, se il Blimpe quando si assenta è
perché va a trombare, se Fi.it è ricca di spunti e non di Spuntì con il
quale Ceccarelli ci si finisce spalmandolo su filoni e filoni di pane,
se il Daspo a un settantaduenne è giusto bisogna chiedersi se non sia
giusto allora anche darlo a un neonato come il figlio di Belen per
inibirlo a frquentare posti come quello da dove è appena uscito, dove in
molti praticano e hanno praticato attività sportive molto sane, se una
carezza è per Failla un gesto di assoluta violenza, se una puncicata non
sarebbe meglio darla a Failla per cercare di irrobustirgli la soglia
del dolore, se per Liguori la soglia del dolore di Jovetic è uguale a
una sogliola uccisa e per la quale Antoine prova dolore, se è meglio
frequentare i concerti di Gigi d’Alessio o gli sproloqui di Sconcerti,
se alla fine si scopre che una pecora non bela ma fa il verso a Beha, se
Larrondo è il cigno anche se non di Utrecht almeno quello che non vedo
più in Boboli e per il quale sono preoccupato almeno quanto Antoine, se
domani sera gioca El Hamdaoui, se Bendtner e Anelka prima o poi un gol
lo fanno, anche di rapina, se non è da considerarsi una rapina lo
stipendio che percepisce Stramaccioni che la Guardia di Finanza ha
denunciato per averlo fotografato sulla panchina dell’Inter, così come
un cieco su un motorino, definendolo un falso allenatore che truffa
Moratti, se Marotta ha lo sguardo terso, oppure se gliel’anno girato con
lo sterzo, o se l’assetto gliel’anno fatto di rinterzo, se Bersani non è
una creazione di Berlusconi, se Di Pietro e Fini hanno già fatto il
test di gravidanza dopo essere stati trombati, se Antoine nicchia solo
sul lampredotto perché lo ritiene un prodotto di nicchia, se Compper
parla sei lingue allora dovrebbe anche dare del tu al pallone, se Radio
Blu è la radio dei puffi, se Paloscia è vero che ha chiesto di esssere
imbalsamato dopo la morte per essere collocato sullo sfondo di in uno
studio televisivo, se Tenerani ha chiesto a Conte l’indirizzo di quello
dei capelli, se Diego domenica si era dimenticato di levarsi gli
occhiali antinebbia inforcati sul valico di Colfiorito perché non si
vedeva una sega, se Galliani non indossa il cappello per areare meglio
la prostata, se, se, se, allora abbiamo trovato anche il nuovo
Presidente del Consiglio.
giovedì 11 aprile 2013
Un bello staff
Mentre
Liguori ormai langue in tutte le lingue nella sua battaglia sociale, il
questore emette un Daspo a carico della Despar, rea secondo l’Adusbef
di tenere i prezzi troppo alti, e prontamente interviene Liguori,
novello Robin, che risulta iperattivo nel periodo del Novello, ma che
anche in periodi di normale beva riesce a paragonare i prezzi alti della
Despar con i toni di voce del settantaduenne, anch’essi troppo alti,
lui che con l’arco e le fecce come lui incarna la figura del giornalista
di parte, che preferirà sempre l’uso tagliente delle parole a un
volgare lanciacaccole, un uso superficiale della professione come il suo
diventa una coltellata dialettica sotto pelle, che è un termometro di
sensibilità inarrivabile nei confronti della fibra muscolare degli
accoltellati preservata appunto dalla superficialità inferta. Un
infarto, si, Liguori è un arresto cardiaco della categoria, purtroppo
non un arresto vero e prorprio, e noi vorremmo pensare solo all’Atalanta
adesso e dimenticare la gazzarra se non ci fosse il comparatore
superalcolico a soppesare e a trovare il nesso anche tra lo schiamazzo e
Ben Gazzara, un frescone romano, insomma, che alla fine mette di mezzo
anche Frasconi Gazzara. Pensiamo all’Atalanta? Macchè!! Ecco che tira
fuori la Georgia pensando che si parli della sua capitale, un uomo della
Capitale e dal capitale sociale giallorosso che vive di porchetta e di
porcate, forse perché conscio che è meglio la rosetta della rosa della
Roma, che invece sembra fuori da tutti i giochi e che si specchia in un
progetto americano fallito in mille pezzi. La Fiorentina, invece,
recuperando una partita incredibile riapre anche psicologicamente la
caccia grossa, mettendo il Milan di fronte alle proprie debolezze, e
soprattutto di fronte al Napoli e alla Juve che non sono le squadre più
malleabili da incontrare senza l’arma letale Balotelli. Il letame, ecco
sembra proprio essere diventata questa la materia prima del contendere, e
dal quale dovranno uscire Galliani & Co, mentre la moria delle
vacche ci ha colto improvvisamente in un bollettino medico che ha
ricordato tanto Beirut, ma anche nelle difficoltà la Fiorentina sembra
aver trovato lo spirito giusto e dimostrato di aver fatto un altro passo
in avanti verso la consacrazione, si, la Fiorentina proprio contro il
Milan, e nelle condizioni peggiori, che non sono ne quelle di Galliani e
neppurre quelle di Liguori ha lanciato lo sprint. In questo giovedì è
proprio l’orgoglio il propellente di una giornata che va spavalda verso
la primavera dell’ottimismo, la consapevolezza è quella di avere un gran
bel gruppo, oltre ad avere piena cosapevolezza dell’arrivo dell’alta
pressione, la stessa che adesso colpirà il Milan che va invece verso un
ciclone di partite difficili. Un bel gruppo, si, che ci lascia la bocca
buona, un gruppo di alta qualità, la mia fotografia di oggi è questa, a
Firenze la Fiorentina cucina un ottimo calcio, proprio come lo staff
dell’Enoteca Pinchiorri.
mercoledì 10 aprile 2013
Roteary Club
Il
Daspo gerontologico la dice lunga sulla gravità dei fatti scoppiati
nella tribuna autorità del Franchi, indirizzati verso Galliani per colpa
di una forza di gravità inaccettabile, moti scoppiati contro un pezzo
di mota, mentre l’infortunio di Mati, secondo Paolo Liguori sembra più
grave di una moto gettata dagli spalti, episodi gravi che grazie all’uso
dei liquori, Paolo Liguori accomuna alle coltellate, per cui otto
feriti, dopo il solito bel cicchetto, per Liguori diventano una tela di
Otto Dix, un taglio di Fontana diventa un ferito, e l’assalto
all’ambulanza è dovuto alla calca delle massaie intorno ad un ambulante
con la panza piena de fritto de paranza, mentre al posto del classico
“cielo mio marito” pronunciato dalla moglie di Liguori sormontata da un
extracomunitario extraconiugale, viene usato un ancora più classico come “il cielo in
una stanza”, motivazioni queste che costeranno il Daspo deontologico a
un giornalista per il quale sarebbe auspicabile anche una sorta di
proibizionismo professionale. E così dopo i fatti incresciosi di
Firenze, un po’ meno incresciosi solo di Liguori, oggi per combattere il
male assoluto del calcio non basta più affidarsi alla sola disciplina
in senso lato, ma anche e soprattutto alla geriatria che è una
disciplina medica che studia proprio le malattie che si verificano
nell’anziano in tribuna autorità, oggi a Frenze anche solo pensare di
dire che “gallina vecchia fa buon brodo” potrebbe portare alla rottura
dell’imene della propria fedina penale, perché per rompere l’imene non
c’è niente di meglio del penale. Si potrebbe aprire cioè un devastante
percorso giudiziario, quello che prevede la perdita della tessera
sanitaria, se dal labiale del senescente, lo stewart di turno
interpretasse una frase innocua come appunto “gallina vecchia fa buon
brodo”, frase riferita al culo della cinquantacinquenne ancora soda che
passa due file sotto e che provoca fremiti semestrali, un ben più grave
“Galliani è vecchio e persino brodo”. Il settantaduenne daspato sarà a
quel punto privato dell’accesso al Servizio Sanitario Nazionale,
comprese le medicine salvavita, il divieto di accesso al cesso,
qualsiasi bagno pubblico esso sia anche in presenza di forti episodi di
diarrea anche se non provocati direttamente dalla presenza di Galliani, e
contestualmente privato dell’allacciamento al Telesalvalavita Beghelli.
Sembra invece che il bambino con l’immagine dello zio Fester che ha
procurato la reazione proprio dello zio Fester, di fatto avrebbe
dichiarato di aver mostrato semplicemente uno specchio ma che Galliani
non se ne sia accorto e per questo s’è incazzato, Tosel ha pensato di
punire il bambino consegnandolo alle maestre dell’asilo Cip Ciop di
Pistoia. Intanto sono uscite le motivazioni che inchiodano il
settantaduenne alle gravi responsabilità, che Tosel quantifica alla Fiorentina in 20.000 euro, si legge nella motivazione “per aver
l’anziano roteato in maniera premeditata il pollice e l’indice in
maniera perfettamente cordinata malgrado l’età avanzata, tanto da
formare una pallina tirata violentemente a Galliani rivelatasi poi una
grande caccola”. Perché la geriatria è da tempo che ha identificato tra
le peggiori conseguenze disabilitanti, le malattie che provocano
nell’anziano proprio la degenerazione dello scaccolarsi in pubblico con
picchi di oscenità nelle tribune autorità. Galliani è stato solamente
una miccia, un involontario innesco che ha accelerato il declino mentale
e funzionale del settantaduenne che prontamente Tosel ha immobilizzato
togliendogli alla fonte le prescrizioni mediche della Calciparina nella
speranza condivisa con l’Inps di formazioni importanti di grumi nel
sangue che possano portare alla trombosi. Coerenza vuole che anche a
Roma, che per l’occasione del derby riprende la battaglia delle arance
inserita nello storico carnevale di Ivrea, si sostituiscono le arance
per fare violenza proprio con le caccole fornite da quel settantaduenne
fiorentino, che è risultato essere il massimo produttore italiano, e che
per le spedizioni capitoline apporta modifiche al capitolato
consegnando la merce dopo specifica affilatura effettuata a Scarperia.
Fair play dellavalliano che sana la sassaiola di caccole, pronte scuse,
toni pacati, Toni in panchina e accurata volontà a smorzare qualsiasi
polemica, merce rara nel mondo del pallone e al cospetto di un pallone
gonfiato come Galliani al quale Diego per scusarsi personalmente manda
una fidanzata che riporti la giusta atmosfera. Gonfiata a 4/4,5
atmosfere. Per fargli affogare la rabbia.
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