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domenica 30 giugno 2013

Accidenti a quei bicchieri bugnati

Purtroppo è ancora tempo di saluti, dopo Stefano e in attesa di quello a Jovetic, oggi dobbiamo salutare una vera fiorentina stellata, non certo una trattoria Diladdarno e neppure una bistecca con dell’anice, ma una donna intelligente e soprattutto generosa, tanto che non hai mai denunciato Cocciante per appropriazione rauca, e non si è mai risentita nemmeno per essere stata ripetutamente sfogliata da tutti quegli innamorati in cerca di conferme. Prima di ricominciare da dove ci eravamo lasciati, dalla Conad cioè, si perché era andato quasi tutto liscio, un po’ come il culo di un neonato, fino a quando non siamo arrivati alle casse, tutta colpa di chi ha studiato marketing, una laurea che dietro nasconde una vergognosa legalizzazione della truffa. Era posizionata lì con estrema cura, quella che deriva appunto da una scienza della logistica applicata alla libidine che si scatena in una casallinga media, oltre alla Rita, si, aveva una perfetta geometria espositiva quella magnifica collezione di bicchieri colorati, addirittura una serie limitata, si, limitata a chiunque l’avesse voluta perché accessibile con l’ennesima raccolta punti. E per la Rita i bicchieri sono sempre stati come la cocaina per Lapo, irresistibili, anche se si usano per bocca e non per naso, e infatti è scattata trionfante verso l’oggetto del desiderio, ai margini di una spesa un po’ annoiata dalla consuetudine, è partita tutta ringalluzzita per testarlo e mostrarmelo vincitrice come fece Batistuta con la Coppa Italia, quando all’improvviso ho letto la delusione cocente nei suoi occhi, mi ha guardato spenta come la De Pin dopo le ennesime aspettative sessuali tradite dal suo Riccardo, “sono di plastica”, io zitto per non sbagliare la risposta, per non aggiungere quella famosa goccia che avrebbe fatto traboccare il bicchiere, allora, tentando di uscire dalle sabbie mobili di quella delusione cocente, con il bicchiere bugnato in mano e bellissimo solo fino a un metro di distanza, ha tentato di smorzare il rammarico con una considerazione ad alta voce a mo’ di seduta psicologica terapeutica di gruppo “ma a noi non ci piace bere nella plastica”. Ho pensato “siamo salvi”, fino a quando con tono severo e ormai inaspettato ha aggiunto “vero?”, allora ho cercato di metterla in buca d’angolo con un’espressione di ribrezzo riferita alla sensazione di bere nella plastica, che ho voluto esasperare per essere più efficace pensando a Montolivo. Poi un’illuminazione improvvisa e allo stesso tempo il dramma che stava maturando da quella domanda che era il tentativo ultimo, disperato, di non mollare quella nuova raccolta, domanda che avrebbe scatenato in me una risposta che sarebbe invece andata definitivamente a deteriorare la serenità dell’ultimo fine settimana di giugno, perché lei astuta e dura a morire mi fa a bruciapelo, insomma, da una distanza di un paio di metri, quelli che separavano me dalla collezione dei bicchieri tarocchi dove lei era scattata come fa Lapo quando vede un pusher “e se li prendessimo per bere in terrazza?”, allora non ho resistito e gli ho detto, facendo esplodere in una risata fragorosa una signora di una settantina di anni, immobile, tanto che fino a quel momento sembrava un cartonato della pubblicità della formalina che suggeriva in tempi di crisi di imbalsamare gli anziani per continuare a riscuoterne la pensione, risata che è stata quella che avrebbe fatto imbufalire definitavemente la Rita per tutto il fine settimana, si perché gli ho detto candidamente “se vuoi bere in terrazza puoi usare sempre la sistola”.

sabato 29 giugno 2013

Passo carrabile

Oggi voglio essere sintetico come i capelli di Conte e dire semplicemente che la Juve ha avuto delle false speranze con Jovetic, per spiegarmi meglio immagino che avesse pensato a una manovra più facile, che tutto dovesse essere più semplice, prima l’accordo, poi la dichiarazione del giocatore per rompere con l’ambiente e quindi nel tentativo di fare abbassare anche il prezzo del cartellino, è stata la stessa falsa speranza di chi passa in Borgo Tegolaio, vede la luce tra due macchine e gli sembra un parcheggio libero, ma invece è un passo carrabile. Diciamo pure che a differenza della mia povera nonna, quella per intendersi che mangia il brodo sotto la pioggia e che cammina ormai senza meta da più di 20 anni, le nonne dei tifosi juventini, quelle insomma che hanno generato l’attuale zoccolo duro della loro tifoseria, da un recente studio sono risultate delle grandi zoccole in quanto tutte molto istruite, si dice che conoscessero almeno otto lingue, ma che non sapessero dire di no in nessuna di esse. E non invece come le nonne dei tifosi del Chievo che hanno trombato pochissimo, a questo proposito è emerso nell’ultimo processo Ruby che Palazzo Grazioli fosse diventato un oasi di ripopolamento della fauna rossonera. Insomma per ritornare alla madre di tutte le trattativa penso che quella per Jovetic sia come la matematica che poi è come l’amore, un’idea semplice che si può complicare a dismisura. Vi avevo promesso che sarei stato sintetico come gli zigomi della Ferilli e oggi lo sarò anche perché sono costretto a farlo essendo in grave ritardo, e lo sarò soprattutto dietro suggerimento della Rita che mi da sempre consigli buoni e gratis, gli stessi che mi darebbe lo psicologo ma a pagamento, e quindi il consiglio spassionato di oggi è quello di andare alla Conad prima che s’incazzi, e così chiudo ma non prima però di raccontarvi una strana tradizione di mia nonna, quella per intenderci che allungava il brodo con l’acqua piovana e che fa due passi da ormai due decenni, si perché lo strano è che pur essendo donna di San Frediano legata a tutte le tradizioni fiorentine, dai roventini al lampredotto, aveva la fissa tutta americana che a Natale doveva fare sempre il tacchino: un imitazione orrenda!

venerdì 28 giugno 2013

Bonucci tira i rigori come la mi' nonna

Quando Moratti consegnò la panchina a Stramaccioni mi vennero subito in mente le parole della nipotina di Enzo Biagi raccontate dalla moglie il giorno che gli conferirono la laurea in Scienze della Comunicazione, anche io pensai come la bambina che era stato molto fortunato ad aver avuto quella laurea senza aver studiato. Come fortunato non è stato invece Prandelli costretto a dover affrontare ancora una volta la Spagna ieri purtroppo forte soprattutto dal dischetto, e io che sono un ottimista ad oltranza devo ammettere che prima della partita avevo visto comunque il bicchiere mezzo pieno. Si, di merda. Sono d’accordo anche con le prime parole di Cesare a caldo dopo la partita, parole che penso abbia ripreso da Woody Allen, che mostrano una grande autostima anche dopo la delusione per un’eliminazione immeritata, mi è piaciuta molto la sua analisi sulla partita, la sua franchezza nel non nascondere il lieve malore al settimo rigore di quel gobbo di Bonucci, mi è piaciuto quando ha detto “Dio è morto, Marx pure e anch’Io non sto molto bene”. Una parentesi doverosa sul mercato Viola perché dopo le ultime indiscrezioni che danno tutti gli ultratrentacinquenni a Firenze, Brovarone su Facebook ha già anticipato di averli visti passare da Fanfani la domenica mattina a fare l’esame della prostata, Zazzaroni ha aggiunto che da un punto di vista tecnico questo tipo di giocatori un po’ usurati e dalla vescica affaticata, tornano comodi in determinate partite dove piove molto specie quando l’acqua arriva fino alla cintola perché così non hanno bisogno di andare negli spogliatoi a pisciare. Onore alla Nazionale che ha giocato una gran bella partita, di grande qualità, un’altra squadra da quelle disegnate da Prandelli con il concetto dell’alta velocità ferrioviaria, quando cioè il lancione viene usato come un Freccia Rossa per arrivare prima in area di rigore, perché purtroppo non sempre è utile arrivare 20 minuti prima alla stazione di Milano se invece di un taxi trovi Gilardino. Un bravo a Cesare perché la squadra è arrivata ad affrontare la Spagna senza nessun timore reverenziale, motivata, lucida, determinata e superiore anche fisicamente, si, una buona condizione fisica che sommata non certo alla miglior versione della Spagna ha fatto la differenza, come succede sempre più spesso nel calcio moderno, la forma fisica è importante per arrivare lontano. A questo proposito mi viene in mente mia nonna, quella per intendersi del ristorante all’aperto e del brodo sotto la pioggia, perché anche lei si è sempre mantenuta in forma, ha cominciato a camminare per 5 chilometri al giorno quando aveva 60 anni. Adesso ne ha 83 e nessuno sa dove diavolo sia. Così, tanto per sdrammatizzare. Ciao Stefano.

giovedì 27 giugno 2013

Come ti ripopolo San Frediano

In attesa del rilascio di Brovarone tenuto in ostaggio sotto al parterre di Curva Fiesole, dopo aver rinnovato l’abbonamento e la promessa di liberarlo solo all’annuncio dell’acquisto di Gomez, in attesa che Criscitiello abbia definitivamente azzerato il valore di Jovetic e ci mandi una cartella di Equitalia + la metà di Marrone, vi racconto alcuni momenti salienti della mia vita, sprazzi, spruzzi o come direbbe Giorgia “gocce di memoria”. La sala da ballo era così affollata che la donna, quando svenne, dovette fare ancora tre lenti prima di cadere, è così che ho conosciuto la Rita, svenuta davanti all’arroganza di tutta quella mia bellezza latina, poi con gli anni, quando i ricordi si appannano un po’, ha cominciato a raccontare alle sue amiche che fu l’alito a farla svenire. Oggi ci gioca anche un po’ su quella sua certa svagatezza, su quei ricordi sfuocati, fa la smemorata per vezzo facendo finta che non sia stata la mia bellezza a farla innamorare, ma solo la mia intelligenza condita con un po’ di cipolla della panzanella, e racconta a tale proposito di quando durante il corso prematrimoniale fui invitato a leggere il Nuovo Testamento e risposi stupito “Perché, sono compreso tra gli eredi? E’ sempre rimasta affascinata dalla mia profondità di pensiero, idee e concetti che ho sempre tenuto al fresco del mio pozzo artesiano, e questo me lo riconosce anche troppo spesso e davanti alle sue amiche facendomi diventare rosso, amiche che grazie a quei suoi racconti un po’ romanzati sono tutte innamorate di me, mi capita spesso di sentirle che la pregano di raccontare quando discutevamo per nottate intere sulla scoperta dell’America, un argomento che ci ha sempre affascinato e uniti perché lei sosteneva che fosse stato Cristoforo Colombo il più felice a vedere degli alberi dopo tanto navigare mentre io sostenevo che il più felice fosse stato il suo cane. E poi quella sua anima ambientalista che ho saputo assecondare anche nel vestire avendo la sensibilità di usare solo fibre naturali come quelle di Lino, mentre quelle di Gino sono sempre state sintetiche. Ricordo ore ed ore a parlare del mare che è una delle sue grandi passioni, a discutere di come risolvere il problema dell’inquinamento, me lo ricordo bene perché abbiamo litigato poche volte ma quella volta fui troppo duro e la ferii quando lei mi chiese “Cosa ne pensi del mare pieno di chiazze di catrame?” e io gli risposi che era così perché non lo avevano ancora finito, ma di stare tranquilla perché una volta finito di asfartarlo ci avrebbe permesso di andare a Cagliari direttamente in macchina. Ha sempre avuto il senso della famiglia, anche quello dell’economia fino a sfiorare la genialità, tanto che aveva fatto suo un pensiero di Ettore Petrolini sul nome da dare a nostro figlio Tommaso che lei avrebbe voluto battezzare Gastone per chiamarlo solo Tone e così risparmiare il gas. E ancora ride quando racconta alle sue amiche di mia nonna, di quando cioè la portai al ristorante Diladdarno in via de’ Serragli perché le piaceva tanto mangiare fuori in quel delizioso giardinetto sul retro, ma quel giorno cominciò a piovere e le ci vollero tre ore per finire il brodo. E alla fine è proprio lei che si è ritrovata a vivere con un brodo, si, con un sognatore che ha riempito la sua terrazza di piante di Buddleja, un arbusto sempre verde che fa i fiori a forma di pannocchia e che è conosciuta per una sua caratteristica precisa, proprio da questa operazione esce fuori tutta la mia anima sognatrice, è così che ho cercato di ripopolare San Frediano, perché la caratteristica di questa pianta con la quale ho riempito la terrazza è quella di attirare creature bellissime, e per questo motivo viene comunemente chiamata l’albero delle farfalle.

mercoledì 26 giugno 2013

Criscitiello te!

Fanno a gara per dettare il mercato alla Fiorentina, magheggi strani intorno all’operazione Jovetic, ridicoli suggeritori di contropartite, credibili come le meteorine di Emilio Fede, figuriamoci poi se a cercare d’indirizzare le operazioni Viola è la versione maschile di Wanna Marchi, concentrato com’è a sottolineare di essere sempre il primo ad averle dette, come se avere la precedenza a dire le stronzate fosse una qualità e non invece semplicemente il fatto di provenire da destra, e lo fa oltretutto con un fastidioso rimbombo dovuto alla conformazione della scatola cranica vuota che ricorda molto l’acustica della grotta tipica dove gli uomini preistorici andavano a pisciare, da qua nasce l’espressione “pisciargli in capo”, insomma, a Sporchitalia c’è gente pelosa e ancora poco evoluta, e alcuni quel poco di sviluppo cerebrale ce l’hanno persino leso come il “Crisci”, infatti nessuno può dirglielo perché sennò sarebbe lesa maestà. “Fischia il vento urla la bufera ci fosse una volta che il “Crisci” ne dice una vera”, canticchia Pradé, “Fuori piove e tira vento che cazzo dice con quell’accento” è il pensiero a voce alta di Macia. Amnesty International intanto inscena una protesta in strada davanti agli studi televisivi perché sostiene che l’uomo delle panzane di mercato è un uomo ridotto in schiavitù da un testimone di Geova, si, perché Marotta è persona abituata a farsi sbattere tutte le porte in faccia. Questa è la storia di un sannita che negli studi televisivi si circonda di piante convinto che abbiano un ottimo senso dell’humus, uno studio nel quale oltre alle piante c’è veramente di tutto tranne la credibilità, e Criscitiello non si vergogna proprio mai, di niente, mentre come diceva Jean Cocteau gli specchi dovrebbero riflettere un po’ di più prima di rispedire indietro certe immagini. E’ convinto che tutti credono a quello che dice, è sicuro di essere un ganzo e fa a gara con Bonolis per chi parla più veloce, è talmente convinto di se stesso che il buon Pedullà spesso gli ripete di non lasciare che il suo status diventi troppo quo, perché sennò Qui e Qua alla fine lo sputtanano chiamandolo zio davanti al logopedista di famiglia. II sannita fa comunque tenerezza quando parla della sua terra alla quale è molto attaccato, si emoziona pensando ai luoghi da dove è partita la sua leggenda, così tanto emozionato che ha raccontato a Scarpini di Inter Channel che da quando ha conosciuto il successo e si è potuto permettere i primi lussi si è comprato una cartina della Campania in scala 1 a 1, ha confessato di aver trascorso l’ultimo week end a ripiegarla, e quando la gente lo ferma per strada e gli chiede oltre all’autografo anche dove sia nato lui gli risponde in “E6”. Insomma quel fenomeno da baraccone da quando ha conosciuto il successo si fa compilare direttamente la Volvo 740, si è comprato la barca e quando spiega le vele al vento sostiene che il vento non capisce un cazzo come Civoli. Oggi lo vediamo sorridente ma sappiamo che ha dovuto fare un lavoro doloroso per uscire parzialmente fuori da un passato difficile, non ha passato una bella infanzia, no, e ha scelto di farlo scrivere nella sua biografia a Francesco Salvi, dalla quale si capisce il perché oggi sia un uomo parzialmente scremato “Non ho mai avuto molti rapporti con mio papa': lui preferiva le donne...Pero' mi voleva bene. Quando voleva parlarmi mi diceva sempre: "Ascolta,cretino!".  Non ho mai capito perché mi chiamava "Ascolta".  Ma quando si hanno tanti figli non si può dar retta a tutti.  Meno male che sia io sia i miei fratelli siamo tutti figli unici: nel loro genere.  Ci chiamiamo tutti, Lino, Gino, Pino, Rino, Vino, Sino, Zino, Bino, Cino, Rino secondo estratto, Dino, Fino, Chino (questi ultimi due gay), Tino e io che in realtà sarei l’unico ad avere un nome composto, mi chiamerei Mino ma Rato non finiva per Ino e allora alla fine ho scelto Michele”. Poi, e finisco, estraggo dalla sua biografia fresca di stampa le parole usate da quella che oggi è l’ex moglie, parole che spiegavano il motivo per il quale lo stava lasciando “tu non sei una balena Michele, io è quello che cerco da un uomo, che abbia una lingua lunga due metri e che respiri da un buco sopra la testa”.

martedì 25 giugno 2013

Ruggine sulla trattativa

Dopo i “fochi” di San Giovanni se qualcuno trova un Bancomat che funziona i botti arriveranno dal mercato, forse proprio da sotto il Piazzale dove la Juve e Jovetic sono rimasti imprigionati tra ricatti e sogni agitati come dai “fochi” di Sant’Antonio, febbri alte da intossicazione bianconera e incubi da top player che fanno delirare nel sonno “Lei non sa chi sogno io”, tutti ingabbiati tra un Gabbiadini come fiches da spicciolare e le tante figure di merda Marrone da sciacquare in Arno, tutti si, anche Criscitello e gli altri servi della “gheba” che cercano di tirare la volata, sperando per Jovetic che non sia costretto a sciacquare il suo bucato a Moena dove a parte quattro bischeri con la parrucca e i nasi finti, il resto dei sani di mente potrebbe fargli fare la fine delle pernici prima di smistarlo alla Specola. A JoJo piace Conte ma l’ha fatto senza l’oste di Casette d’Ete, e per questo oggi vive giorni agitati come un frappè anche grazie ai consigli di un Ramadani che intanto a Firenze è visto come la rogna, mentre piove sul Calcio Storico e si allaga Santa Croce, e una volta rimandata la finale tra Bianchi e Azzurri se Jovetic non si sbrigherà a portare i soldi dovrà portare la sua croce lassù fino a Moena, condannato a fare tanti gol oppure tanto Golgota. Gli uomini di Ramadani tentati proprio come Adamo, tentati da quel diavolo di un procuratore che cerca percentuali e commissioni come un rabdomante, ma Jovetic e gli altri invece della farina del diavolo si dovranno accontentare della Specola di patate, imbalsamati ed esposti nel salotto buono della società dove sono raccolti tutti contratti che si rispettano. Sempre se non riusciranno a incassare i trenta denari da quel Giuda di Marotta, sempre se Ramadani non si decide a deporre armi spregevoli come quelle del ricatto dei rinnovi. Ramadani e la Juve usano tutte le scorrettezze del campionario, prima si accordano, poi usano il giocatore in interviste sotto dettatura, vorrebbero cambiare le cifre di un accordo economico che proprio loro hanno stipulato, minacciano la perdita di Ljajic e Seferovic, usano anche la stampa e la televisione assoldando i sicari del giornalismo, usano di tutto, anche la stessa Eva usata da Ramadani per tentare è una donna senza scrupoli, una donna che non si limita a tentare Jovetic con lusinghe bianconere, no, è una donna che gufa contro la Fiorentina e i Della Valle, mentre la Juve con strategia a tenaglia, intanto, dopo Berbatov continua a mettere i bastoni tra le ruote disturbando le operazioni di mercato Viola. E questa Eva di ultima generazione scelta per tentare gli uomini dell’est non è furba come la Kant o bella come l’Erzigova, non ha neanche più la mela che nel frattempo s’è bacata a forza di tentare, di convincere cioè un top player ad andare a Torino senza l’adeguata copertura economica, è una Eva un po' sconsolata, che non deve dare via nemmeno più le mele visto che ha a che fare con gente senza appetiti sessuali, usa gufi, fa girare i pennuti portatori di iella intorno a trattative di stampo mafioso, usa tutte le irregolarità senza che nessuno intervenga o neanche lo sottolinei. Della Valle però non è uno scaramantico, e soprattutto non tratta con chi fa macchine di merda, e proprio per fare guerra su tutta la linea ai segugi della polvere bianca, farà venire insieme a Gomez una bella tedesca da contrapporre alla merda di casa Fiat, molto meno pennuta certo, ma con certi ricciolini deliziosi solo nei punti giusti. Mentre la ruggine sta già attaccando gli sportelli della trattativa.

lunedì 24 giugno 2013

Qualcosa ancora ci manca

Godere della Confederations tra l’entusiasmo per questa Fiorentina è un po’ come trovare bella persino Milano, anche se con un bel taglio di luce e qualche ritocco in qua e in là ci può apparire diversa dal suo solito grigiore, come del resto anche Montolivo quando indovina un bel taglio di campo, anche se una rondine non fa primavera, e anche se d’incanto il suo grigiore per un attimo risalta sullo sfondo di Quarto Oggiaro. Come se il milanista medio e anche un po’ baùscia si fosse dimenticato della propria situazione societaria low cost fino a quando la realtà dura e cruda, il ridicolo spessore della sua cotoletta non gli andasse a ricordare che nella stiva dei suoi sogni non può caricare più niente, può solo portarsi il bagaglio a mano. E quello ha Montolivo nel suo bagaglio, un taglio di trenta metri a stagione e rizzati, partenza alle 6 di mattina da Bologna e Mastrota che cerca di venderti le pentole con il fondo doppio tra il primo e il secondo tempo. E dal doppio fondo di un ridimensionamento mascherato da ringiovanimento, Galliani intanto tira fuori conigli a scadenza di contratto, e se uno si deve proprio fare piacere le cose in tempi di crisi si può far piacere tutto allora, può trovare del bello anche in un intervista di Prandelli, o in uno stop di De Silvestri, nella classe arbitrale italiana o in Marotta Messina Denaro, poco quello per la verità, magari più Gabbiadini e Marrone come forma di baratto. Certo a Firenze si sguazza nel bello senza bisogno di andare a immaginarselo o a fabbricarselo con il fotoshop, si, si è più facile fare i ganzi e fare ironia sulle disgrazie altrui, insomma per esempio sulla pontellizzazione il cui ceppo è diventato prandemia in tutta Italia tranne che proprio qua da noi da dove è partita, ironia sui vari Zamparini portati ad esempio perché attaccati alla squadra, si, proprio come zecche, o come Preziosi in ritardo sul rilancio del Genoa perché rimasto invischiato nel traffico caotico delle comproprietà, noi del resto siamo in anticipo su tutti, siamo come una caparra, belli sani, solidi, con idee e progetto, con tanto entusiasmo, un altro mondo insomma, e poi oggi è addirittura San Giovanni. Noi che possiamo passare sotto Porta San Frediano senza mai essere pescati in fuorigioco, noi che al minimo languorino ci s’ha il panino con il lampredotto alla faccia di Ambrogio e del suo Ferrero Rocher, noi che in tempi di crisi si raddoppia con Pradè e Macia, e i giocatori si comprano “boni” e non al mercatino delle Pulci proprio lì in Sant’Ambrogio, e anche se in città non c’è una via, un chiasso, un canto o un borgo tanto sexi da essere Autoreggente, ci possiamo comunque sempre consolare andando in Piazza della Calza o in quella della Passera. Gomez e sua moglie non vogliono sentire seghe, sono attratti da Firenze e dalla Fiorentina, così come Ilicic e Villa, sono attratti da una bellezza che rimane tale anche quando piove, quando fa caldo, quando c’è la coda sui Viali, quando si va a mangiare due crostini dal vinaino o quando è una semplice passeggiata sui Lungarni, insomma, se non è zuppa è pan bagnato, ci s’ha tanto estro, tanto talento da farci persino un viale, e poi fantasia, siamo campanilisti di Giotto ma allo stesso tempo votati al calcio spagnolo e con la tribuna all’inglese, con l’uva non ci si fa solo il vino ma anche la schiacciata. Si, è vero che ci s’ha dei begli zucconi ma anche lo zuccotto allora, in attesa che in settimana arrivi ancora qualche altro grande colpo per quella che sarà la più bella Fiorentina dell’era Della Valle, una grande squadra di una bellissima città alla quale non manca proprio niente, o meglio, quasi, qualcosa ci manca per la verità, c'è sempre mancato anche nel Rinascimento, a meno che Pradè e Macià non ci portino a Firenze anche il Marek, o comunque il nuovo Gianni Riviera.

domenica 23 giugno 2013

Il centrocampo a 5 di Sciascia

Dopo lo zio porco per il quale Prandelli si era preoccupato subito di far sapere che non si trattava dello zio di Pizarro, ieri dopo la sconfitta rimediata col Brasile, il CT ha voluto spendere parole importanti anche a favore di Fabrizio Miccoli sostenendo che anche in questo caso è stato tutto un brutto equivoco, proprio come il suo 4-3-1-2,  ribadendo con forza che anche qua non c’entra niente quel porco dello zio di Pizarro in quanto “quel fango di Falcone” uscito fuori dalle ormai note intercettazioni era riferito al Giulio Falcone ex Viola reo a suo tempo di avere fatto un intervento molto duro sul Romario del Salento. Per evitare tutti questi malintesi Cesare Prandelli, primo a livello mondiale, ha deciso di farsi assistere ad ogni intervista da un traduttore simultaneo, un mental coach in grado di tradurre l’ovvio in qualcosa di più interessante, per evitare così gli spiacevoli equivoci che nascono da chi le pile non le sostituisce ma le bacia, da chi sostituisce Dio con lo zio, lo zucchero con l’aspartame, da chi sostituisce Aquilani dopo mezzora perché terrorizzato che la sua carriera possa finire come a Pear Harbor. Montolivo e la Tac sono invece l'esempio tipico del ritardo cronico del nostro servizio sanitario reso finalmente possibile dall’efficenza brasiliana, un ritardo che ha origini fin dai tempi della denuncia Viola, quando Cognigni dichiarò “finita la farsa gabbato lo Santo”, insomma, Montolivo mentiva perché già allora non stava bene e aveva bisogno della Tac dopo che Galliani e Pallavicino gli avevano fatto il lavaggio del cervello per spiegargli come metterlo in culo alla Fiorentina , mentre il Santo contro la Spagna è diviso davanti alla grande scelta su chi affidarsi per evitare un’altra giubbottata,  se alla sangria preventiva per dimenticare o se alla sacrestia per sperare e dare vita così a una leggenda tipo santo bevitore. Speriamo che Cesare trovi una suprema, ultima lucidità nell’alcol che gli scolga la lingua da quel bresciano d’accatto e dopo aver chiesto scusa a quella fava dello zio di Pizarro dopo averlo offeso per interposta persona, prima confessi di aver bestemmiato e poi di essersi messo d’accordo con Bettega, e se proprio se la sente già che c’è rinneghi definitivamente anche Dainelli e il suo lancione. Non si sa se sia più brutta questa Nazionale o la squadra Rai che la segue, se il Brasile di Scolari sia addirittura più brutto di quello di Lazaroni, se Chiellini sia il più brutto della manifestazione, se sia più brutto buttarsi come Balotelli o come Neymar, se sia più brutto essere uccellati come Viviano o come Buffon, se faccia più male essere infilati da un Flintstone oppure da un Alighieri che è comunque anche lui uno degli Antenati più cari, oppure se pur tra le brutture della Confederetions Cup fanno più male le parole di Jovetic che vuole crescere con Conte o quelle del Romario del Salento, si, forse l’espressione idiomatica “quaquaraquà” di Sciascia potrebbe aiutarci « Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… » io aggiungerei anche gli omimiccoli.

sabato 22 giugno 2013

Biodiversità

E’ nella diversità che sta la perfezione, la diversità per esempio che c'è tra l’offerta di 18 + Marrone e la richiesta di 30 cash, o la biodiversità dell’essere nella merda e quindi a km zero con il proprio puzzo o a zero come il numero degli acquisti. E la perfezione riguarda la Fiorentina e la sua situazione ottimale che è grande diversità dalla situazione d’imbarazzo di quasi tutte le altre. Intanto l’ingombrante Cerci se ne va con tutto il suo bagaglio tecnico che però non ha conquistato Montella, portando contanti che per altri sono merce rara come un Gronchi rosa, riscattato Tomovic, mentre quel pidocchio di Pizarro va per manfrine pur di strappare gli interessi passivi dalla coda di una carriera agli sgoccioli. Ramadani tenta disperatamente di trovare uno sponsor che possa salvare il suo assistito dal suicidio di certe dichiarazioni, non ci sembra che Marotta sia la persona più giusta visto che non ha nemmeno i soldi per il bollo da mettere sulla cambiale. E’ nella diversità che sta la perfezione è anche quello che ha sempre voluto pensare proprio Marotta guardando lo sguardo diritto degli altri, mentre non c’è diversità nel trattamento che riceve da tutti quelli a cui va a chiedere un top player visto che lo mandano unanimemente affanculo. Galliani bussa a cassa prima di poter muovere foglia, De Laurentis aspetta che esca il 63 sulla ruota di Napoli mentre intanto la città ha già schifato l’uruguaiano, e in questo filone “delle serpi in seno”si consiglia a Ramadani di portare Jovetic lontano da Moena prima che venga imbalsamato al posto delle pernici. E’ nella diversità che sta la perfezione e quindi speriamo di vedere i diversamente intelligenti indossare parrucche e nasi finti, che si parli ancora di pontellizzazione all’indomani della cessione di Cerci e di ridimensionamento dopo il restyling della tribuna che porterà alla perdita di 1500 posti. E’ nella diversità che sta la perfezione, di noi toscanacci che intercaliamo moccoli mentre i fiorentini onorari intercalano i parenti e mandano fuori i negri tra i negri mentre loro bevono il Biancosarti nel più sicuro mondo dei bianchi. E’ nella diversità che sta la perfezione, in quella dei Guelfi e dei Ghibellini, Diladdarno e di qua, della maglia Viola e di quella a strisce, del buttare sotto uno che attraversa a cazzo di cane oppure sulle strisce. Siamo sereni e fiduciosi che sarà un grande mercato e di conseguenza una grande stagione, è questa diversità che fa la nostra perfezione, mentre gli altri soffrono e non sanno cosa sarà di loro, al Milan non riescono a vendere nemmeno Boateng e intanto si ritroveranno Montolivo capitano che non è certo una bella prospettiva. Nello scenario Viola fatto di grande entusiasmo e perfezione c’è la diversità di un panorama di preoccupazione generale, di desolazione economica, con conseguente paralisi di tutte le operazioni in attesa di una qualche mossa della provvidenza, una sorta di domino che possa sbloccare la situazione di stallo. La Bice che si muove sinuosa infiltrandosi nelle varie tifoserie come un forasacco tanto per fare inchieste verità sulla crisi dell grandi squadre italiane, oggi ci manda due testimonianze, la prima riguarda quello che è diventato il vero motto della tifoseria juventina che se è vero che vive momenti felici sul campo non può dire altrettanto per quanto gli succede in famiglia, e così girano magliette in curva con scritto ”Quando una coppia si lascia non è mai colpa di uno solo, ma di tutti e 3”, la seconda è una registrazione ambientale con allegato foto del dialogo che ci racconta di come la malavita si sia infiltrata nel tifo organizzato proprio per sfruttarne il dramma e le debolezze, e così portare avanti le proprie logiche criminose depistando le indagini della magistratura fin dentro gli ambienti del tifo più desolante:
Fizz: "Joe?"
Gin: "L'ho ucciso: l'ho impiccato"
Fizz: "Gin, ti avevo detto di fare in modo che sembrasse un suicidio!"
Gin: "L'ho fatto, Fizz: ho usato una sciarpa dell'Inter.
 

venerdì 21 giugno 2013

Luci e ombre

Non solo siamo gli unici in grado di comprare, siamo anche gli unici capaci di vendere e bene, bravi, bella plusvalenza quella di Cerci, denaro frusciante che Pradè e Macia trasformeranno in mano d’opera specializzata a non farsi più fregare da Bergonzi. Ancora un grazie a Corvino per aver lasciato nel piatto del bel filetto, mentre la Bice che fa giornalismo d’inchiesta, pur nel giorno di una bella operazione in uscita vuole scavare nel passato un po’ più torbido degli uomini di mercato Viola, rintracciando la sola operazione fallimentare posteggiata prima del rifornimento all’aeroporto di Verona tra i voli low cost, per colpa della quale all’amministrazione risulta ancora oggi una fattura scaduta e mai rimborsata dal clan di Berbatov. Quindi non solo Lupoli e Vanden Borre per Corvino ma qualche ombra anche per il duo, un passato non propriamente limpido a proposito di punte, che dovrà essere riscattato a questo punto con una grande operazione. E sono due gli scenari, c’è chi sostiene che Gomez sia stato già comprato e che si aspetti solo di piazzare Jovetic, mentre c’è chi sostiene che solo dopo averlo piazzato potremo tentare l’assalto a Gomez, qualunque sia alla fine lo scenario, quello che ci aspettiamo è solo un grande bomber che ci proietti in automatico tra i candidati per lo scudetto, perché la squadra a parte il portiere poi sarebbe fatta quando invece gli altri sono ancora in alto mare. Mencucci intervistato dalla Bice ha comunque minimizzato sull’importo del rimborso aereo di Berbatov sostenendo che nell’economia di una campagna trasferimenti eccellente come quella della scorsa stagione è un importo irrilevante e che non sarebbe stato corretto presentarlo come un’ombra nel passato di Pradè e Macia. La Bice ha tranquillizzato l’amministratore delegato sostenendo il suo ruolo di cronista, di colei cioè che racconta i fatti lasciando ai lettori la libertà di farsi un opinione su cosa sia stato più o meno grave, se portare a Firenze Bolatti oppure un aereo a Monaco a fondo perduto, quello che ha voluto sottolineare con forza è che per fare il salto di qualità ed essere collocati tra le grandi ci aspettiamo il colpo che fa la differenza, non più scommesse ma certezze là davanti pur ringraziando Toni e facendogli anche gli auguri per la nascita di Bianca. Del resto la Bice non ha voluto paragonare gli errori di Corvino a quelli del duo, anche perché Pantaleo ha avuto più tempo di sbagliare ma anche di portare a casa plusvalenze come quella di Melo che Cerci a confronto è un sottocosto della Lidl, e se la Bice da una parte pesca l’unica ombra nel traffico aereo della scorsa campagna trasferimenti, riconosce anche la capacità al duo di sapersi muovere senza lasciare tracce, con grande competenza, e la seconda foto è uno dei suoi grandi scoop perché dimostra di essere l'unica in grado d'intercettare Pradè e Macia in missione, travestiti per depistare gli uomini di Guetta mentre vanno a prendere il centravanti, mentre gli uomini di Guetta si fermano disorientati alla sagra del tortello a Vicchio, è chiaro che non ci sono ombre in questo loro cammino, anzi, la Bice vuole sottolineare proprio attraverso la luce della sua foto come il duo sia capace di trasformare in oro tutto quello che tocca.

giovedì 20 giugno 2013

Filosofia orientale

Leggo poco ma quel poco è di assoluto spessore, ieri ho abbandonato persino una raccolta di Alan Ford a metà, che di solito uso come spessore per pareggiare il piede mancante di una vecchia credenza tarlata, per andare ad approfondire la filosofia orientale su un sito cinese nel quale è stato pubblicato questo annuncio commerciale “Calza pelosa anti pervertiti”, un titolo dal taglio sociale profondo, un approccio diretto per non dire furibondo rivolto a risolvere concretamente la problematica della violenza sulle donne senza se e senza ma, un titolo accompagnato da un’immagine altrettanto dura che mostra un paio di collant pelosi da indossare in estate in modo da abbattere la libidine come fossero polveri atmosferiche e fermare così certi pervertiti da propositi di stupro. E mentre da noi ragazze incuranti indossano short inguinali che ci fanno venire la pubalgia, diventando incuranti ma allo stesso tempo anche inculanti, in Cina la donna si abbrutisce per spegnere i bollenti spiriti. E allora una domanda sorge spontanea come un passaggio laterale a un metro di Montolivo, ma se una donna disinnesca la propria femminilità per salvaguardarsi dal malintenzionato, allo stesso tempo mortifica anche tutte le possibilità che invece avrebbe con le sue belle gambette depilate che attirerebbero come mosche aitanti cinesi di buona famiglia e di buone intenzioni. Da noi invece non si fanno tante seghe mentali, le seghe le lasciano fare a chi le guarda perché una donna costretta a essere un lupo mannaro a gettone è una sconfitta per la nostra società, ancora di più di una partita della Nazionale di Prandelli alla Confederation Cup, si è vero che con il Giappone ha vinto ma per farlo ha usato la filosofia della donna cinese col pelo posticcio, in poche parole l’Italia si è fatta dominare, ha fatto finta di essere morta per cercare di distogliere il Giappone dall’intento di infierire, ma adesso che il livello tecnico degli avversari salirà sarà bene pensare a qualcosa di diverso da un semplice modulo ad albero di Natale per istigare la generosità altrui, perché la filosofia orientale fatta di così tanta generosità specie se davanti al simbolo del Natale non la ritroveremo più, non potremo più scartare tutti quei doni sotto forma di pali, troveremo invece l’indole ben più carognesca degli spagnoli e dei brasiliani che tenderanno a stuprarci bene bene. E’ anche vero che una squadra che gioca con l’Honda è una squadra difficile da arginare sia come ritmo che come velocità, ma è anche una squadra da sempre votata al harakiri dell’autogol, come invece nella nostra tradizione dopo lo spaghetto e il mandolino è entrato ormai di forza anche il rigore regalato a Balotelli a prescindere dalla presenza o meno in zona di Bergonzi. E se il migliore in campo è stato Kagawa bisogna riconoscere che è stata più l’Italia a fare Kagawa, comunque anche meriti alla nostra Nazionale che grazie alla sua esperienza e alla fortuna esce imbattuta da una partita che avrebbe invece meritato di perdere. Adesso bisognerà continuare a utilizzare lfilosofiia orientale per levarci le gambe pelose, anche se con il Brasile non basterà più stare lì immobili facendo finta di essere privi di ogni senso tattico, la Bice sostiene che per schifare gli avversari Prandelli farà scendere in campo tutti con la maschera di Montolivo.

mercoledì 19 giugno 2013

Boccucce di rosa

C’è chi fa boccuccia se si comprano troppo giovani perché coi giovani non si vincerà mai niente, bisogna frugarsi, Firenze non è Lecce, poi i giovani sono maleducati, non salutano e mangiano troppi troiai come la Nutella, ma c’è anche chi fa boccuccia quando invece si comprano troppo vecchi perché “un so’ boni nemmeno per farci i’ brodo”, e veniamo nello specifico agli acquisti di Munua e a quello ventilato di Ambrosini. C’è poi chi sembra fare boccuccia, quella parte di tifosi che sulla carta d’identità hanno determinati segni particolari, e se vai a vedere oltre a quel setto nasale si potrà facilmente notare che invece  il mix tra giovani e vecchi sembra essere quello giusto, a questi perdoniamo quell’espressione a culo di gallina considerando che appunto non fanno boccuccia volontariamente ma prendiamo atto che hanno proprio la faccia a culo di suo. Segni particolari visi di bischero, di quelli per intendersi che per essere ridicoli non importa nemmeno mettersi le parrucche e i nasi finti, quelli tanto per capirsi che pendevano dalle labbra di Pallavicino che intanto gli usava come marionette per muoverli contro la società, oggi a questi è rimasta un’espressione indefinita sul volto, non più la rabbia per una mortificante pontellizzazione ma neanche quel bel viso disteso che ci si sarebbe aspettati dopo aver scoperto che c’erano programmi seri dietro a quel riassetto, è rimasto invece un mezzo ghigno, quasi una paresi a testimonianza indelebile degli abbagli presi. C’è sempre stato in città chi ha deciso di rimanere a metà del guado, là dove il guamo ristagna, alla ricerca di qualche polemicuzza smencia come suo habitat naturale. C’è sempre stato chi la vuole calda e chi la vuole fredda, Diego Della Valle che ormai li conosce bene i suoi polli e che è uomo navigato, per non sapere ne leggere e ne scrivere ha comprato la villa a Miami proprio perché invece la vuole temperata tutto l’anno, e intanto mentre si freme per Gomez ci siamo dimenticati che è stato già acquistato quel fenomeno di Pepito Rossi, che Vecino e Wolski si sono già ambientati, che Alonso, Yakovenko e il portiere uruguaiano hanno notevolmente arricchito di soluzioni il disegno tattico montelliano, insomma, che tra il dire e il fare siamo già molto più forti dello scorso anno. E poi c’è tanta fiducia per la risoluzione di quelli che sono invece i casi più spinosi, per le comproprietà, per il rinnovo di Ljajic, per le paturnie di Pizarro e la soppressione dello zio deficiente, ma soprattutto per la cessione di Jovetic, casi spinosi dentro però a un magnifico roseto, Macia e Pradè meglio dei giardinieri di Boboli, Gomez se non proprio meglio del cigno di Utrecht almeno meglio di quello scolpito da Andrea Ferrucci sormontato da un Amorino e conservato nella Fontana del carciofo in Boboli, che sta lì proprio a significare che il giocatore non è un carciofo ma qualcosa più di un semplice amorino estivo. La Fiorentina è ormai un bel primo piano del calcio italiano, un primo piano che esprime si anche qualche boccuccia, ma che tra i rovi di una tifoseria ancora un po’ selvatica esprime anche la bellezza di una grande rosa, in questo caso di una bella rosa Scarletta.

martedì 18 giugno 2013

Lavagna elettronica

Vedo che la lavagna tattica tira molto sul blog, del resto non poteva essere che così visto che il pelo da sempre fa trazione innalzando la bandiera della passione, specie quando si va a delineare la squadra dei sogni, erotici e non, quando il pelo è allora soprattutto nell’uovo a proposito di numeri, moduli, posizioni per le quali si ricorda Kamasutra come unico vero top player indiano, insomma tira più una lavagna con la formazione che un carro di buoi fuori forma o in preparazione per la Confederation Cup, oppure ancora con buoi di Tahiti, e allora oggi voglio mostrare cosa ha scovato la Bice scaricando i contenuti interattivi della lavagna elettronica utilizzata durante l’ultimo breefing tra Montella, Pradè e Macia, il vero “punto” prima delle ferie nel quale è stata delineata la strategia di mercato avallata per non dire dellavallata poi anche da Andrea Della Valle. Nella prima immagine si vede molto chiaramente come Montella abbia ribadito l’importanza di una rosa di qualità sottolineando che nello specifico il concetto va al di là del singolo elemento di nome Rosa, ma ha chiesto
di avere a disposizione per il ritiro di Moena un gruppo già ben definito al quale consegnare la pettorina se proprio non se ne può fare a meno, e in questo a differenza di Prandelli, ha voluto precisare che non rimprovererà mai nessuno che si vorrà togliere la maglietta come Balotelli. E’ stato un tema molto importante quello della rosa di qualità dopo che la Fiorentina si è qualificata per la EL, un tema cardine sul quale far ruotare la campagna acquisti in modo da riuscire a sostenere gli impegni e il numero di partite necessarie, individuando di fatto due titolari per ruolo, e nella ricerca di tutto ciò, la seconda immagine scaricata dalla Bice ci mostra come Montella abbia dettatto una lista di preferenze, nello specifico il tecnico ha indicato che cosa s’intende per prima scelta pur non essendo una prima. E dal lavoro di scarico della Bice con la chiavetta USB si è capito soprattutto quanto Montella ritenga indispensabile il gioco sulle fasce, l’acquisto di Joaquin ne è una dimostrazione
lampante, di cosa si aspetti dagli esterni anche in previsione dell’arrivo di Gomez che ne diventerà il terminale offensivo ereditando tutto quel gran tesoro di gioco dalle fasce, molta qualità significa ottimi rifornimenti, significa soprattutto scardinare, far saltare i fortini, in un calcio definito moderno dove spesso le squadre avversarie giocano con tutti gli elementi dietro la linea della palla, dove ci si arrocca, dove il tatticismo esasperato tende a soffocare la manovra di chi invece propone gioco. Ecco, per combattere gli sparagnini della ripartenza, per demolire i passivi, le squadre femmina, per scavalcare i fossati quando il ponte elevatoio è tirato su, per evitare l’olio bollente lanciato dall’alto del contropiede più calssico, Montella ha deciso di puntare su una figura di giocatore estremamente importante, Cuadrado lo scorso campionato è stato un degno rappresentante di questa filosofia di gioco, e nella terza immagine Vincenzo sottolinea con forza a chi deve fare mercato l’importanza del calciatore che salta l’uomo, in poche parole di chi è in grado con una Moss di guadagnare la superiorità numerica.

lunedì 17 giugno 2013

Fanfani come la Coop

Di Mario ce n’è uno solo direbbe Brovarone, perché è vero che Balotelli ci consente di aprire la Confederation Cup con una vittoria, ma è soprattutto vero che solo Gomez ci permette di aprire Fanfani la domenica come se fosse un centro commerciale. Possiamo definirla una vittoria del consumismo della prevenzione, il Super Mario tedesco ci liberalizza i sogni scudetto ma anche le analisi del sangue dopo la messa, il bomberone scelto da Macia solo perché ha un cognome spagnolo è ormai avvistato in città più del presenzialista per eccellenza Eugenio Giani. E mentre impazza il Calcio Storico che ripropone la finale Bianchi - Azzurri, il “Brova” ci regala la possibilità di fare un controllo alla prostrata anche prima di andare a comprare le paste da Giorgio, mentre il "Balo" ribadirà in serata di volere tutta per se la vetrina domenicale, un po’ come se fosse lui e non l’altro il clou della giornata, anche se dovrà ripassarsi meglio il regolamento dei cartellini gialli prima di togliersi la maglia così liberamente e andare a fare i gavettoni per festeggiare la fine della scuola degli altri. E se il Brova fa la scoop dell’anno, la Bice non è da meno perché è l’unica che riesce a entrare da Fanfani con la scusa di essere una dominicana che si deve fare la mammografia e vuole sfruttare appunto quel tipo di apertura dedicata alla sua comunità a Firenze, l’unica con falso accento dominicano a strappare la prima intervista a Mario Gomez che si sa ha il fiuto per gli affari, e tra le sue tante attività imprenditoriali ha raccontato di aver preso spunto dalla vicenda tutta italiana di Marotta e Jovetic per lanciare la sua prima collezione di prodotti cosmetici con “30 sull’unghia” il primo smalto senza sconti di cui ci ha voluto subito mostrare la campagna pubblicitaria. La Bice già che c’era si è voluta fare anche una bella visita ginecologica e dopo aver aspettato gli esiti delle analisi, proprio dopo avergli dato una rapida occhiata è sorto il vero grande dubbio della domenica dedicata alla Repubblica Dominicana, che non è quello che oggi ci fa sbattere forte i pugni sul tavolo e ci fa ripetere ossessivamente perché, quello della rabbia di fronte a quel perché senza risposte, insomma, non del perché gioca Giaccherini, no, il dubbio vero è tutto in quella ecografia nelle mani di un’attonita Bice. E adesso ve lo chiediamo anche a voi amici, come direbbe José Altafini, vi chiediamo come dobbiamo leggere quel risultato ecografico, la domenica da Fanfani alla fine cosa ci ha raccontato, cosa ci ha mostrato, la passera della Bice oppure il fatto che Brovarone è alla frutta?

domenica 16 giugno 2013

Storie di un blogger

Giornata quella di ieri contraddistinta dal tre a zero dei Bianchi sui Rossi in Santa Croce, dal gol di Borini che porta gli Azzurrini in finale europea di categoria, e dal gran gol di Neymar per la vittoria brasiliana all’esordio della Confederation Cup. Oggi invece c’è l’esordio dell’Italia di Prandelli, ma anche orecchie sempre dritte per ogni possibile notizia in arrivo dal mercato Viola, e allora per stemperare l’attesa vi racconto tre storie vere, momenti di vita vissuta di un blogger. Voglio fare proprio come fa il Guetta, tale e quale, e anche senza berciare voglio darvi in pasto la mai vita per stemperare un po’ la matita, in attesa cioè di farselo a punta dalle seghe dopo che la Juventus ci avrà finalmente dato Manolo Gabbiadini come resto.


La sveglia improvvisamente rauca, e non era la solita scusa, oppure la voce di Ciotti che rantolava un classico dell’afonia come “ Non è una scusa Ameri, non è una scusa Ameri” La sveglia purtroppo aveva preferito le Duracell alle Halls Mentoliptus. E così io avevo fatto tardi, in più c’era Il traffico di Palermo. Una piaga. Tanto che quel viaggio aveva preso proprio una brutta piaga. Ma quanto costano le banane a Palermo? Lo avevo pensato tra gli spari di una città difficile. Certamente erano costate più del volo della Ryan Air che avevo comprato on line tra un post di Ludwigzaller su Prandelli e un altro di Ludwigzaller su Prandelli. "Hai fatto all'amore? No! Mmmmm." Era stato questo il breve dialogo avuto con l'impiegato della compagnia aerea che si chiamava Lillo come avevo potuto leggere sul suo cartellino prima che chiudesse il gate.  Alla fine però ce la feci a pelo e lo presi al volo.

C'era stata subito attrazione, e dal reparto surgelati della Conad da dove ci eravamo attratti, in un attimo ci ritrovammo a letto. Eravamo a Fiume anche se il materasso era duro, tanto che poteva sembrare anche più duro del letto di un fiume. Ma quando mi spogliai lei non riuscì a trattenere una sonora risata. Mi si ghiacciò il sangue come la Moretti prima di Italia-Haiti, o come dopo ogni intervista di Prandelli. Mi disse che l'avevo fatta ridere per la foga con cui avevo fatto volare in aria i vestiti. Gli avevo ricordato la stessa foga di un suo ex di quando aveva voluto pagare il canone Rai molto prima della scadenza. Mi sembrò solo una scusa. Ma lei prese dal frigo quel pesce proprio per ribadirlo. Volle sgombrare ogni possibile dubbio.


L'arte mi è sempre piaciuta, ho studiato, l'ho imparata, mi rimane solo il cruccio di non averla messa da parte come invece aveva cercato d'insegnarmi il povero babbo che faceva l’agente segreto. Il ricettatore per l’esattezza. O meglio, ci avevo provato, ma quando tentai di staccarla dalla parete suonò l'allarme e presi 18 mesi senza la condizionale che mi ero già giocato per un quadro del Marma che raffigurava Piazza Santo Spirito. L'avvocato che nel frattempo aveva sostituito il babbo come saggio di famiglia, mi consigliò di impararla e basta senza cercare più di metterla da parte. Quel giorno in quel museo mi sentivo bene, avevo le idee chiare attirato da quel quadro sullo sfondo. Poi però avvicinandomi successe qualcosa e mi s'appannò la vista, mi cominciarono a sudare le mani e non avevo con me il deodorante e nemmeno l’Amuchina, mi girava tutto. Caddi. L'operatore museale avanzò verso di me zoppicando come il Dr. House, e come lui fece una diagnosi secca. Sindrome di Stendhal. Cercai di spiegargli che non era possibile perché quel quadro che avevo davanti mi faceva cacare. Che non l'avrei mai messo da parte nemmeno se me l'avesse chiesto il povero babbo, gli dissi invece che ero rimasto impressionato dalla sua collega sulla porta. La sua severità e somiglianza impressionante mi aveva ricordato la secondina che per 18 mesi mi aveva infastidito sessualmente usando il manganello in maniera impropria.

sabato 15 giugno 2013

Il nuovo ciclo

Il fumo elettronico in Usa vale un miliardo, un milione in più è invece la richiesta secca di Ljajic che fa sbroccare Furio Valcareggi, del resto Adem ha dalla sua la forza di un contratto in scadenza e molto più arrosto che fumo elettronico nel suo magnifico girone di ritorno. E poi non c’è ancora un Ramadani elettronico per smettere dai procuratori, e anche El Ham e Mati Fernandez guadagnano molto più di Ljajic, eventualmente chiudere a 1,5 con clausola rescissoria e poi vendere se proprio si considera immorale l’aumento di un milione secco come ritiene Valcareggi seduto sulla sua zolfara così poco elettronica ma sempre così pronta a incendiarsi. Intanto sembra essersi riavvicinato anche il Pek, prima disorientato dai picchi ormonali generati da una seconda vita calcistica inattesa, e poi probabilmente curato con l’elettroshock elettronico che a Firenze sembra avere un mercato che vale più o meno il nuovo ingaggio di Ljajic, e che interessa tutti coloro che vedevano ombre di pontellizzazione lunghe come cipressi, che sentivano voci di dismissione anche con il cerume ormai stratificato nel lutto e fritto nello strutto, quello che alla fine gli impediva di digerire l’abbandono di Prandelli. La campagna abbonamenti va alla grande e per ragioni di carattere sociale è stata affiancata a quella dell’elettroshock elettronico ideata per facilitare tutti coloro che vorranno finalmente lasciarsi andare al nuovo ciclo, la Bice ci mostra il manifesto di questa nuova campagna pubblicitaria mentre lo slogan un po’ forte sarà “Se vuoi ancora Tutunci allora vuol dire che non capisci proprio un cinci”. Va detto però che la maggioranza dei tifosi ha già metabolizzato, che vive nell’entusiasmo senza vergogna, gente che ha superato il lutto e che oggi si veste persino di grigio pensando ai Della Valle, c’è chi ha addirittura buttato via i nasi e le parrucche finte come fossero un pacchetto di sigarette, insomma, che ha deciso di smettere di rompere i coglioni e che oggi si è finalmente riappropriato della passione per la Fiorentina. La Bice ha girato molto nell’ambiente tifo, ha voluto toccare con mano questo scongelamento nei confronti della proprietà, e lo sbrinamento effettivamente c’è stato, sono stati staccati tutti i poster di Zamparini dalle varie sedi di ritrovo, si è abbandonato il dialetto bresciano e finalmente si è ritornati a sentire espressioni tipiche come “un tu capisci una sega”, si perché in certi circoli ci si è ricreduti ma si continua comunque a capire poco per questioni di DNA che esulano dall’autelosionismo, l’intercalare di qualche bestemmia ha comunque riportato l’atmosfera di un tempo, il fair play finanziario non ha più l’aspetto mostruoso della smobilitazione, tanto che oggi la bestemmia serve proprio per dare forza a certe frasi liberatorie del tipo “porco di qua e porco di là...allora non ci avevo capito proprio una sega sulla pontellizzazione”. Si, la Bice ci racconta che è tornato l’ottimismo, anche tutti quegli angoli creati apposta per i bambini sono stati liberati dai giochi Preziosi, via i tappeti comprati da Tutunci dalle sale dove si pregava che la Fiorentina perdesse, qualcuno è tornato persino a mangiare il lampredotto, e soprattutto le tifose hanno dimenticato Montolivo. E’ proprio nell’universo femminile Viola che la Bice ha trovato il più rinnovato entusiasmo, si è tornati a credere nella società, si è bruciata addirittura la famosa lettera incorniciata del Vuturo che pretendeva un confronto con i Della Valle, ormai si brinda convinti al futuro, e la Bice che ama sempre immortalare certi momenti ci ha inviato l’attimo preciso nel quale ci si abbandona allo stupore per una Fiorentina che ha davanti a se solo il vento in poppa.

venerdì 14 giugno 2013

Un tuffo al cuore

E’ un continuo tuffo al cuore questa Fiorentina, gioia, passione e orgoglio made in Florence, e anche nella breve intervista di Joaquin si capisce quanta strada abbia fatto in un solo anno questa squadra. E’ ormai entrata negli occhi di tutti, anche in quelli dei grandi giocatori, Gomez è addirittura lì a fare anticamera pur di averci, Pitti Maquina apre le porte a una edizione, quella del prossimo campionato, nella quale la nuova collezione di Montella punterà tutto sul tricolore. Un tuffo al cuore della sua gente che fiuta la grande annata, si abbona e aspetta senza più avere quel fastidioso tic della smobilitazione, aspetta che Jovetic se ne vada permettendo così il grande salto nella piscina dell'ambizione più profonda. Un tuffo al cuore di quelli che personalmente mi affliggono copiosamente, costantemente, e non solo per la Fiorentina, un tuffo al cuore forse cronico, c’era una farmacista Fiorentina, bellissima, con la quale ho provato a capire se c’era qualche soluzione farmacologica per il mio problema: IO buongiorno ho un tuffo al cuore, diciamo pure problemi di cuore. LEI che tipo di problemi? IO beh problemi del tipo non saprei, del terzo, tipo, si si del terzo tipo LEI non conosco problemi cardiaci del terzo tipo, ha con se una ricetta? IO si certo. E le allungo la ricetta che avevo scritto proprio per lei. Lei legge. “Il problema di cuore è da intendersi in senso metaforico, sono innamorato pazzo di lei come della Fiorentina. Un cuore malato, un cuore spezzato per il quale LEI è l’unica medicina”. Terminata la lettura si gira verso gli scaffali prende una confezione di colore Viola. LEI tenga. IO Smetaforil. LEI Smetaforil, esatto. Lei è affetto da ipermetaforia, ne ho contate almeno cinque in tre righe. IO E’ grave? LEI un pò ma non si preoccupi basta prendere lo Smetaforil due volte al giorno e guarirà. Pago 8 euro e 55 centesimi non guardo il mio amore mentre mi saluta e me ne vado, poi quasi sulla soglia un dubbio  mi assale, lo Smetaforil va preso prima  o dopo i pasti? C’è una scritta in Viola come il colore della mia passione, anzi più che una scritta una parolina che toglie tutti i dubbi. “ Supposte”. Un tuffo al cuore che ha colto anche il povero Marotta, non solo me quindi, lui a caccia di top player da anni mortificato da una crisi che morde la caviglie, mortificato soprattutto da marchigiani permalosi e pontellizzatori, fermi sulle loro posizioni, rigidi come se affetti da Viagra, e allora ho consigliato  a Marotta la stessa farmacista che aveva risolto il mio di problema al cuore. E’ stata molto comprensiva anche con lui gli ha spiegato che il tuffo al cuore è un problema abbastanza comune nell’uomo, molto meno nel suo caso visto che lui è un porco, gli ha spiegato che è un battito prematuro, ossia una contrazione del muscolo cardiaco che avviene prima del previsto, in parole povere che soffre di extrasetole, quelle che negli umani sarebbero le extrasistole. E con le extrasetole che si ritrova per lui sarà sempre più facile portare alla Juve pennelloni tipo Bendtner che top player.

giovedì 13 giugno 2013

Notizie troppo superficiali

Mentre i riflettori sono tutti puntati su Gomez, intanto è sbarcato a Firenze anche il quarto acquisto, forse sottovalutato un po’, mentre sotto sotto continuano a lavorare Macia e Pradè. Ieri è uscito il nome di Cigarini, si cerca di capire dove possa cadere la scelta per la sostituzione di Viviano, si vorrebbe cavalcare l’entusiasmo di Ilicic che innamorato di Firenze vede il Corridoio Vasariano ideale per distendere la falcata. Il popolo Viola ci crede, annusa la grande annata e intanto si abbona a colpi di quasi mille tessere al giorno. Pradè e Macia lavorano come sempre sotto traccia, ci sono importanti operazioni da definire come la comproprietà di Cerci che porterà buona liquidità, il rinnovo di Ljajic e soprattutto la cessione di Jovetic che sembrano però non scomporli più di tanto, danno una certa sicurezza insomma, sembrano avere la situazione in mano, tranquilli loro tranquilli noi, meno invece i giornalisti sempre a caccia di notizie mentre loro non lasciano trapelare mai niente. Bisognerebbe però anche avere la capacità di adeguarsi a quelle che sono le abitudini,  capire le tracce dai modi di muoversi, adattare la ricerca allo scenario, e invece l’atteggiamento di questa nuova generazione di giornalisti è superficiale in quanto si cerca solo l’anfratto di superficie dove cercare una qualche traccia di movimento, in un mondo il nostro invece molto sommerso e non solo per il mancato pagamento dell'Iva, del resto ognuno ha gli inviati che si merita, io alla Bice ho fatto fare lo stesso tipo di addestramento di una Bond girl, e non a caso con l’avvento di Pradè l’ho costretta a prendere il patentino da sub alla piscina di Bellariva. La Bice fa free climbing quando deve salire su a Moena, è capace di cavalcare la notizia, e comunque di montare o farsi montare in genere, sa mettersi subito in moto, due ruote o quattro ruote non fa differenza, si paracaduta sulla notizia, difende le esclusive con arti marziali, con l’arte della seduzione fa abbassare le braghe e anche la guardia a chi può essere funzionale per arrivare allo scoop. La Bice è determinata, non ce ne voglia Guetta e i suoi uomini ma la Bice è programmata per uccidere i bamboccioni della notizia, è spietata, e mentre in questi giorni tutti arrancano, immaginano, inventano in mancanza di tracce da seguire, lei no, lei è sempre sulla giusta traccia. Quello che gli altri hanno scambiato per sudore di Pradè lei l’ha trovato stranamente un po’ troppo salino, quello che per gli altri era solo una tipo di anatra per lei è subito sembrato un indumento impermeabile e termo isolante necessario nelle immersioni per resistere al freddo. Insomma ha capito subito come muoversi e si è attrezzata di conseguenza forte anche del patentino di Bellariva, e mentre gli altri superficialoni sostavano davanti alla sede della società a mangiare un ghiacciolo al limone, lei ha seguito Pradè, e grazie a questo suo intuito oggi la Riblogghita è in grado di mostrare quello che gli altri neanche si sognano, la Bice infatti è riuscita a immortalare Pradè che sotto sotto analizza quel relitto di Ambrosini.