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martedì 30 aprile 2013

Le lucine

Dopo il discorso di Letta sale la fiducia dei consumatori, io per esempio ho comprato un’aringa e ho letto fino in fondo un post di Marco Siena, fiducioso che prima di sera avrebbe ritirato fuori Corvino, alla faccia della pontellizzazione. Una fiducia tradita solo dalla pulizia strade e dell’attività di panificazione che non ha permesso di trovare parcheggio in tutta la zona del bolognese, privandoci così delle ultime sagge considerazioni sull’esplosione definitiva di Ranocchia, meno rumorosa solo di quella del tendine di Achille del suo capitano. Sale la fiducia anche nel popolo Viola che sabato sera riempirà di passione il Franchi, intanto una buona notizia scuote lo scetticismo del popolo antidellavalliano, una proprietà che alleggerita della rata di giugno dell’Imu potrebbe tornare ad investire. Nasi e parrucche finte potranno comunque essere riutilizzati per rapinare un Lidle, a questo punto fregandosene anche delle offerte. E a parte la psoriasi causata da Corvino e dalla cessione della società a Tutunci probabilmente in ritardo solo per dare modo di formare il nuovo Governo, questo finale di campionato sarà ricco di quelle emozioni che sembravano essersene andate via a braccetto con Bettega. Anche se Montella non sarà così etico, e la pontellizzazione rimasta solo una visione etilica, improvvisamente Firenze scopre che il calcio non è solo per gli ingiubbottati, anzi, oggi è proprio la Fiorentina quella che disegna il calcio più internazionale della serie A, per di più con l’esplosione di Ljajic che non aiuta certo chi ha fatto di Corvino e i della Valle una malattia cronica. E se non pagare la rata di giugno dell’Imu aiuta, questi tre a zero esterni non aiutano affatto certa parte del tifo Viola rimasta impantanata nel vizio di sputare merda, sale così l’astensionismo alle urne e su Fi.it, non ci sono più le mezze stagioni e quelle belle sconfitte di una volta dove ci si poteva sfogare sputando a destra e a manca perché l’inquilino magrebino del piano di sopra aveva saputo dall’inquilino magro del piano di sotto che la società era in vendita, che Della Valle era buho e Corvino andava in Brasile solo a trombare. Il vizio è una cosa dura da togliersi, anche se i risultati e la gestione societaria dicono che la Fiorentina è la più bella espressione del calcio italiano, ormai il magrebino ci ha fatto spendere  parole dure con l’ortolano di via Sant’Agostino, e bisogna continuare a dire che son tutte fave almeno fino a quando non smetterà di piovere. Del resto anche chi fuma sa che è un vizio pericoloso per la salute, c’è chi se ne frega e continua e chi invece cerca di porre rimedio, intanto lo stadio a Firenze si riempie sempre di più in questo bellissimo finale di campionato, e sabato ci sarà modo di verificare certe nuove voci che circolano nel condominio Viola, questa volta non c’entra Tutunci, la notturna dovrebbe svelare finalmente il perché di questa nuova passione Viola, si dice che saranno ben visibili le tante lucine che animano il nuovo tifoso della Fiorentina, non più rancoroso contro Corvino e Della Valle, il vecchio vizio sarà combattuto con il tifoso elettronico.

lunedì 29 aprile 2013

Un campionato coi baffi

La Fiorentina c’è il Milan un po’ meno, la sicurezza ostentata nelle dichiarazioni dei rossoneri e dei suoi lacchè televisivi, è in realtà paura e favelas del giornalismo. Se la raccontano, insomma, costruendoci baracche che stanno su con lo sputo, ma quella sporca dozzina di punti in palio vogliono vedere l’uomo in viso, e se la faccia è fondamentalmente a culo come quella di Galliani, Montolivo e Civoli, probabilmente li vedremo cionodolare dalla forca dell’Europa League. Con l’aggiunta di un bello sputo. Perché la Fiorentina può fare il pieno, mentre Delio Rossi mastica fieno, un cavallo zoppo  capace di fare gli stessi punti di Ciro Ferrara, il primo napoletano con la nebbia, entrambi ormai sfrattati dal Palazzo dei Diamanti del calcio che conta e oggi rifugiati in quello dei Dementi. Intanto Ljajic purga come da previsioni, e Delio ormai più anonimo di un Pulga, assiste inerme anche all’assist di Adem per Aquilanii e a quello di Genova a Montella, applausi a scena aperta che la città non può certo riservare al mediocre umiliato nel gioco. Montella piazza lo sprint finale presentando una squadra che gioca e diverte, fisicamente a posto, che ci crede, a differenza del Milan che vede il fallimento di un quarto posto con il terrore negli occhi. E’ bastato un Catania mediocre a far vedere i sorci verdi, anche se Montolivo non è apparentemente verde, una squadra comunque lessa dopo la lunga rincorsa, e che grazie ad una buona salsa verde potrà ingoiare meglio la delusione di un campionato bollito. Come risulteranno del resto anche le ambizioni di Montolivo rimasto ormai quasi nudo davanti alla realtà del suo fallito salto di qualità, trasformato in uno squallido spogliarello tipo quello degli Asticella Nightmare. Cuadrado fisicamente inarrivabile, non un umano evidentemente, ma il primo extraterrestre di colore, e quei capelli ci avrebbero dovuto far sospettare più di qualcosa, solo Jovetic sotto tono, e allora mi viene da pensare a un finale di campionato dove possa tornare ad essere decisivo, e quindi penso all’en plein. Sa di miracolo questa Fiorentina costruita con meno tempo di quanto ce ne sia voluto a Montolivo per mettere in scena la pantomima del mancato rinnovo, intanto quella Barcellona che tanto aveva sognato e che non sopportava essere stata frequentata da un mediocre come Nocerino l’ha già assaggiata, adesso il destino sembra aver disegnato per lui un atroce destino, arrivare dietro proprio alla Fiorentina. Ora contano i punti, gambe e cuore, e questo tentativo di professare sicurezza da parte del Milan tradisce ansia, questo celebrare anzitempo il terzo posto da parte di una televisione supina evidenzia la pochezza di un giornalismo che sostituisce la professionalità con il servilismo, davanti a tutto ciò la fiorentina sguscia via con i dribbling di Ljajic che ricordano tanto quelli del Profeta del gol, mentre gli altri rimarranno lì fermi sul posto a masticare amaro proprio come Delio Rossi. Si, perché noi siamo più forti e certi discorsi ci fanno un baffo.

domenica 28 aprile 2013

Lettera aperta a uno schiaffeggiato

Caro Adem non devi dargliela la mano, tanto si sa che il lupo perde il pelo ma non il vizio, lo sanno anche i bambini prima di essere schiaffeggiati e diventare grandi. Lo sanno anche al Governo che infatti mettono Lupi alle Infrastrutture per regolamentare lo schiaffo del soldato. E a proposito di pelo facci invece godere con quel tuo vizio del gol nato come la borraccina proprio grazie al nord della ragione di Delio Rossi, un uomo sul quale non batte mai la luce dell’intelligenza. Devi fare gol proprio per ringraziare il maestro, visto che in qualche anfratto, terreno più adatto a un ratto che non a teorie sulla psicologia del riscatto, si dice, insomma, che sei cresciuto perché pungolato, e se è vero allora schiaffeggerei Delio per farlo diventare finalmente un allenatore e non un allevatore di bestiame. E mi chiedo come mai non sia stato mai pungolato a Roma, anzi puncicato. Poi, se nella lista dei convocati per Genova manca Roncaglia, in quella del nuovo Governo manca proprio Delio Rossi agli Esteri, un gran bell’esempio da esportare, lui alfiere delle buone maniere avrebbe fatto il paio con Alfano come Interno di centrocampo. Purtroppo non manca solo Ronacaglia, nella lista dei ministri non ci sono D’Alema, Marini, Brunetta, Gelmini, e nemmeno Topolino. E se oggi per Adem ci sarà l’opportunità di ringraziare il maestro di vita, il Mario Pacheto Do Nascimiento della panchina, chi dobbiamo ringraziare per la Idem alle pari opportunità, forse Fausto Pari, perché con lei al massimo potremo lottare per la Iosefa League, probabilmente però la più adatta appena il governo comincerà ad imbarcare acqua. Prendiamo spunto da Letta e mettiamo i canottieri al posto dell’Orchestra del Maggio Musicale, per remare fuori da una crisi che sembra purtroppo senza fine anche se Abbado dirigerà il Maggio senza esigere cachet come sostegno al teatro e al festival. Stessa umanità quella dei due maestri, con Delio insegnante di sostegno di un Ljajic oggi finalmente uomo capace di mettere in pratica gli insegnamenti e schiaffeggiare a sua volta  il pallone come lui solo sa fare, destini incrociati e palloni si spera sotto l’incrocio, mentre si abbatte la stagista sul blog, incaricata di riferire, una sorta di Stasi che ascolta, cimici bolognesi grattugiate sul blog come il parmigiano sul ragù. Quando si dice il cacio sui maccheroni, ecco cosa sarebbe il gol vittoria di Ljajic, come del resto lo sono certi ministri del nuovo Governo, Lupi, Colombo, Triglia, Quagliarello...noi i ragazzi dello zoo di Berlusconi. Delio invece rimane un gran Capezzone di merda.

sabato 27 aprile 2013

E allora penso a Delio Rossi

Certi matrimoni non vanno proprio, e allora penso a Delio Rossi, poi ci sono quelli che finiscono male, e allora penso a Delio Rossi, Sinisa non lascia strascichi mentre il medioman complessato da un phisique du role sfortunato, lascia la ciccingomma sotto la panchina dove è stato seduto indegnamente, mentre continua a masticare l’orgoglio che fa più danni della carie. Un classico matrimonio che finisce a schifio, con tentativo di guerra dei Roses annessa, e con gli avvocati che l’hanno preso a schiaffi sul nascere, eccezione positiva a parte, che questa volta almeno non sono i figli a rimetterci, anzi. Il padre è figura importante, e le mie fragilità sono figlie della mancanza di quella figura, conosco quindi l’argomento, ma la presenza di certi padri è più deleteria ancora, e allora penso a Delio Rossi, penso a chi è costretto a curarsi per colpa di una figura paterna ingombrante, e quando penso ai buoni esempi allora penso a Delio Rossi, agli sganassoni come modello educativo efficace, penso al rutto come espressione del gradimento di un pranzo, penso a chi si toglie le scarpe a tavola oppure la cintura per marcare il territorio, e rimarcare il ruolo del padre padrone pur essendo invece il cane. Insomma, se uno per togliersi certe soddisfazioni si toglie le scarpe e la cintura allora penso a Delio Rossi. Se si parla di scarsa intelligenza allora penso a Delio Rossi e alle interviste d’avvicinamento alla partita di domani, un uomo che reitera la propria bassezza specificando di non voler tendere la mano a Ljajic, e se avanza una museruola allora penso a Delio Rossi, oltre alla camicia di forza gli si tappi anche la bocca, lo si aiuti con pareti imbottite e con lo Xanax, si pensi per lui a uno sganassone elettronico per togliergli il vizio della violenza, si pensi a una ciccingomma che rilasci parole di buon senso invece del rancore che ancora lo macera. Per tutto questo quella di domani è una delle partite che sento di più in assoluto, e se questa volta sarà Ljajic a schiaffeggiare sul campo quel finto brav’uomo, dopo il Dom Perignon di ieri sera sarà l’ora del Krug, e se penso a un brindisi alla salute di qualcuno allora penso a Delio Rossi, che non torni più a Firenze, neanche in visita, ci ha già sputtanati abbastanza, purtroppo per lui siamo amanti del bello, lo riconosciamo per DNA,  e non solo quello di casa nostra, perché se penso alla torre degli Asinelli allora penso a Delio Rossi, ma alla fine siamo anche solo dei gran brontoloni e basta, si, fondamentalmente siamo buoni e subito pronti a ricucire gli strappi, basterebbe che chiedesse scusa però, semplicemente, e allora sono convinto che ci piacerebbero anche le torri medioevali.

venerdì 26 aprile 2013

L'ingrediente base

Un Batistuta che gira per Firenze così poco disponibile non è una bella cosa, per di più insieme alla sua Irina che per noi fa tanto Supercoppa italiana, mi è sembrato svagato, come se avesse dimenticato la storia, oppure la storia la conosce benissimo e allora quale occasione migliore del 25 aprile per liberarsi di noi. No, non ci voglio credere, è come quando devi preparare una ricetta, apri il frigorifero e ti manca uno degli  ingredienti base, Bati s’è dimenticato il passato, ma non quello di pomodoro, allora mi verrebbe voglia di perdere anch’io la memoria e gridare alla tele, in camera, “non te amo più”. Sarà il pesce che mangio, sarà che tendo geneticamente a non sversare certe emozioni dalla scatola nera dei ricordi, e così mi tocca continuare ad amarlo pur davanti a quella mancanza di sensibilità verso la sua città, forse il bomber ha fatto ponte con certi suoi ricordi, e io che lo faccio oggi, di lui però non dimentico. E’ scappato via come un ladro, rasente ai muri, come se ci avesse rubato l’affetto, un po’ imbiancato, è mancato un ingrediente base in questo nuovo incontro, Batistuta ha sbagliato un gol facile, di quelli a porta vuota, bastava appoggiarla dentro, come si dice quando i grandi giocatori invecchiano, che comunque il senso del gol non lo perdono mai, a lui no, evidentemente a lui non è rimasto, non gli è rimasto niente attaccato addosso? E’ Possibile? E’ possibile che scivoli in città con tutta quella indifferenza, che abbia trattato come un fastidio quello che invece è grandissimo affetto, ma siccome l’assassino torna sempre sul luogo del delitto,  voglio pensare che sia stato solo un momento, un crampo dopo tanto tempo che non tornava a giocare a Firenze, la tensione e l’emozione a volte giocano brutti scherzi anche a chi è abituato a saperle gestire, non sono convinto che Bati abbia avuto un crampo, ma da innamorato ferito tendo a credere quello che mi fa meno male. Un Batistuta in maschera, è come se avesse avuto la testa a un carnevale famoso, scappato via dall’affetto della sua gente come un Edmundo qualsiasi, si, è mancato il sapore di un ingrediente base a questo piatto per l’ospite inaspettato, caro Bati è mancato quel sapore che non hai saputo mettere te a questo nostro incontro, come se l’Arno non scorresse più sotto i ponti, oppure se al nostro campetto ci chiudessero la porta San Frediano. No, non è un modo di dire trito e ritrito, il tuo incontro ci ha deluso un po’ perché non si può fare un trito che si rispetti senza avere cipolla, sedano e carote, e dal campo dove coltiviamo i nostri sentimenti, questa volta ce lo mettiamo noi per te, e così raccolgo le carote che non possono mai mancare e che amo anche perché ti colorano la vita, ma la prossima volta portati dietro tutti gli ingredienti.

giovedì 25 aprile 2013

La festa di Brizi e di Galbiati

Da un Paese in declino alla declinazione che ne consegue, e così è arrivato anche Letta, un participio passato come lo sarebbe stato del resto Amato, forse come lo stesso PD, ma noi gente con la sciarpa Viola al collo, sull’onda di quello che fu, surfiamo sul participio passato sperando nella Puppato, nel senso che domenica sera Delio Rossi ce l’abbia puppato tutto dopo aver preso due sberle da Ljajic. Può darsi che Letta duri meno di un omo sott’acqua, un po’ come il vantaggio del Milan, e soprattutto in mezzo a tutto questo precariato, con questo Governo di CoCoCo, una precarietà politica purtroppo già Letta, festeggeremo la Liberazione, che poi è come improfumarci tutti per andare a letto con Lorena Bobbit. E ironia della sorte proprio mentre si preannuncia una finale Champion tutta maledettamente tedesca, festa della Liberazione che non intende comunque rendere omaggio a figure come quelle di Brizi o di Galbiati, e comunque prima di festeggiare bisognerebbe  liberarci dell'esercito composto da 906 diplomatici italiani, una casta da esportazione che oggi guadagna più della Merkel, ambasciatori e funzionari del Belpaese all'estero che pesano sul bilancio dello Stato per 1,7 miliardi di euro l'anno. La Bice, intanto, in tarda serata, mattina presto per il Gat , mi ha riportato indiscrezioni che hanno visto Napolitano tentennare davanti alla candidatura del primo Premier in coppia, si, per la prima volta sono state proposte due figure contemporaneamente a garanzia di un compito così delicato, come secondo la Bice è sembrato parecchio indelicato da parte della Mussolini presentarsi davanti al Presidente con la candidatura del fratelli Coen, ma soprattutto con la T-shirt “Non è un paese per vecchi”.  In questo momento di participio passato allora  utilizzo Hopper,  un pittore che dentro di se porta la speranza, per trasformare la nostra nella realtà di una raggiunta qualificazione Champion. Poi, invece, una semplice domanda di servizio, domani devo stappare una bottiglia per cena, una tra Krug, Dom Perignon e Cristal che son lì che mi guardano da tempo, e vista la giornata, se qualcuno volesse liberarmi da questa occupazione di pensiero gliene sarei grato. Un consiglio non si nega a nessuno anche se so già che qualcuno mi risponderà dipende da quello che mangi, ecco bravi, liberatemi anche da questo pensiero, cose semplici mi raccomando, che possano esaltare la bottiglia, penso a qualcosa in contrasto proprio con la sacralità della bottiglia stessa. Una bruschetta sarebbe un azzardo? Una scelta, forse, in tempi di pontellizzazione anche eticamente corretta, ah, la Bice mi ha rivelato poi che è vero di Corvino e del suo interesse per Lewandowski, ma il merito non era suo come ci spiega giornalmente durante il suo giro il metronotte bolognese, ma che era un grande lo avevano già visto e soprattutto ci avevano fatto un film proprio i fratelli Coen.

mercoledì 24 aprile 2013

Adesso Adem

Botti sulla Champion, anzi crauti, mentre sul Governo, Renzi porterebbe più un sapore di Rauti, ipoteca della Deutsche Bank sulla finale quindi, peccato, avrei preferito una bella paella, sempre così colorata e ideale per mescolare sapori diversi, un piatto ricco di metafore, attuale, perché la sua ricetta è basata proprio sulla globalizzazione degli ingredienti, ma ieri il Barca è sembrato svuotato come il Monte dei Paschi di Siena, troppo più cattivi i tedeschi, anche più di Mussari, di Monti e anche dei Tremonti Bond, mentre per Ludwigzaller la partita ha detto che Prandelli sarebbe l’ideale anche come prossimo James Bond, e la Bond girl della foto è in realtà la stagista del Gat sotto dettatura notturna. Flautolenze a parte, deliri da insonnia e torte volate in faccia al Dorf, la sfida di domenica mi elettrizza più di un tratto ferroviario, sullo sfondo delle labbrate che a un tratto volarono fino a fare il giro del mondo, una vergogna che ha macchiato la maglia Viola e per la quale il Signor Rossi non si è neanche dimesso, e allora già vedo un gol forse due di Ljajic, e i titoli, “Due schiaffi a Delio”, si, deve andare a finire così per forza, sembra più scritto dello stesso titolo che potrebbero già mandare alle stampe. E’ un disegno del destino già esposto agli Uffizi nella speciale galleria dei nostri sogni, un capolavoro di quello stesso destino che ha inchiodato Napolitano al Colle e il povero Prodi a Colle Val d’Elsa, e chi di spada ferisce di spada perisce caro Delio, perché adesso la spada dalla parte dell’elsa ce l’ha Adem. “Adesso Adem”, altro titolo alle stampe, mentre masticabrodo si rivedrà il film della sua crisi di nervi, e purtroppo per lui ritroverà una Fiorentina che gioca come a lui non è riuscito far giocare, e sarà matato proprio da chi userà quelle specifiche motivazioni per attivare ed orientare i comportamenti in direzione del gol. Tieni le mani a posto Delio, mastica pure per scaricare la tensione, c’è gente che ha fatto la tua stessa professione e che oggi pur non essendoci più si agita a vedere certi comportamenti, non riposa per niente in pace, e non ha nemmeno la ciccingomma, e penso ai comportamenti poco consoni anche della politica che dovrebbe in qualche modo rappresentare il Paese, forse questa era meglio se non la scrivevo perché mi sa che lo rappresenta benissimo, comunque certi spettacoli indegni tra franchi tiratori e tiratori di labbrate non sono un bell’esempio. Ci vuole più rispetto per i morti.

martedì 23 aprile 2013

Al cinema

Mentre è ormai chiaro che il posto Champion sarà assegnato “Per un pugno di dollari”, dallo stesso film riprendo la frase più bella della giornata di ieri, che però fa parte della vita vera “Quando un anziano signore con la Costituzione incontra dei partiti con i franchi tiratori, quei partiti sono anime morte”. E sul set della nostra passione, un pugno in faccia invece verrebbe voglia di darlo a quelle comparse che girano le scene di film storici come il calcio, con l’orologio al polso per non fare tardi all’appuntamento con la prossima figura di merda.  E alla fine ti ritrovi l’inquadratura lunga di un Failla che sta al film del campionato come un gufo sulla spalla, che frigna di paura davanti allo scambio dei gagliardetti tra i capitani, preso per un duello tra chi ha un fucile e chi come lui è invece un gran pistola. E poi Sconcerti che a 5 giornate dalla fine giudica il Milan più squadra, diciamo pure le sue 5 giornate di Milano, che sono poi quelle di un giornalista che fa riferimento all’insurrezione avvenuta nella propria testa, perché tanto, per dimostrare la sua tesi alla fine avrà l’intero campionato, che purtroppo per lui c’è però già stato a raccontare la verità di una squadra che è più squadra di nientepopodimenoche un punto, appunto, come la fortuna che per Mauro alla lunga non potrà continuare a sorreggerci, è vero come anche che lui è gobbo per sua sfortuna, perché la fortuna finirà per forza tra poco, tra 5 giornate per la precisione aggiungiamo noi, così come Liguori secondo il quale la vittoria della Fiorentina contro il Toro, è più grave per la Roma di una pallina di polistirolo lanciata con vemenza a Galliani, con la stessa demenza di chi da il Daspo solo all’uomo con la pistola perché è un pistola. Mentre in quello che non è un film, gli attori principali che dovrebbero produrre leggi per regolare la nostra vita, in un Parlamento surreale come dialoghi di Woody Allen, si applaude alla propria vergogna, e allora è meglio persino uno come Scilipotolivo che non si vergogna di usare il De Pin del proprio Bancomat al posto del cuore per scegliere la maglia da indossare. Ma sul set della vita, anche nei momenti brutti come può essere un’intervista di Galliani, è la passione che smuove ancora questo povero mondo, e non è come pensa il  Gat dall’osservatorio della sua notte fonda, che è il sole a girare intorno alla terra, o Ranocchia a chiudere finalmente una diagonale prima di chiudere la propria carriera, ma è la sana passione, come anche la nostra, alla fine a far girare le cose, siamo noi che stacchiamo il biglietto al botteghino della vita, tutti i giorni, anche se sullo schermo vengono proiettate scene raccapriccianti che girano sul proprio asse come quelle che abbiamo raccontato, noi al cinema ci andremo lo stesso, che finisca bene o male, anche se un solo punto ci separa dal Cinema Paradiso. La Fiorentina ci ha già fatto divertire a prescindere dal finale che andremo a vedere, si, il film del nostro campionato vale già abbondantemente il prezzo del biglietto. 

lunedì 22 aprile 2013

L'intimidatorio Roncaglia

La vittoria di ieri racconta due storie diverse che si toccano, quella della zona più sudamericana di Brozzi  che ha visto i natali del match winner, un luogo dove al posto della spiaggia d’Ipanema c’era una piaggia deserta dove hanno costruito un ipermercato. L’umiltà di Romulo è dovuta proprio al crescere lì, non tanto tra le favelas quindi, ma tra le fave di quella periferia, e ieri è stata festa per il ragazzo cresciuto con il mito di Pippucci,  convinto dalla famiglia che il suo futuro poteva essere solo quello di commesso a vendere i tostapane. La vittoria della Fiorentina sul Toro premia finalmente questo ragazzo educato, professionista sempre disponibile, che salva la Fiorentina da quelle partite marchiate a fuoco che rimangono nella storia del rammarico di una società, come quella di Cesena, ancora lì a ricordarcelo come fosse ieri. E lo scampato pericolo è merito anche di Roncaglia, un’altra storia questa che vedremo più avanti perché l’argentino pur non essendo stato della partita è stato determinante lo stesso. Una partita venuta giù di testa come dalla piattaforma, un tuffo al cuore, difficile da giudicare se come nei tuffi dovessimo togliere il voto migliore e quello peggiore, rimarrebbe forse l’eleganza di quei primi 40 minuti senza uno spruzzo, e poi l’errore di concentrazione dopo l’ingresso in campo nel secondo tempo, diciamo un pessimo ingresso in acqua. Rimane forse la bocciatura definitiva di Viviano, e rimane la consapevolezza che Cerci sarà comunque un’altra bella operazione di Corvino, difficile che possa tornare, il modo di esultare dimostra che non ne ha molta voglia, ma il suo valore ci permetterà di chiudere altre operazioni importanti. Voto alto allo stadio pieno, un pubblico finalmente protagonista, evidentemente apprezzate le iniziative della società che ripaga la fiducia della gente con uno spettacolo accompagnato da una girandola di emozioni dal finale con il botto. Intanto il Milan è lì, l’asticella non è poi così alta, un punto solo che basterebbe visti gli scontri diretti, perché non crederci allora, probabilmente la benzina giusta per affrontare le ultime partite, con la sveglia sul comodino che suona ricordandoci di quel calo di concentrazione del secondo tempo che stava compromettendo partita e speranze Champion. E ora la storia di Roncaglia che tra l’altro non si capisce il perché non abbia trovato spazio nella partita, tra un Tomovic irriso da Santana e un Savic inadeguato su Cerci, lui che è il più veloce e feroce della compagnia, ed è proprio grazie a quella sua ferocia che la Fiorentina vince una partita che aveva ormai il sapore del sugo bruciato, una storia fatta anche di prepotenze, quelle continue appunto di Roncaglia su Romulo,  di un argentino rissoso nei confronti di un brasiliano anche troppo buono, insomma, in settimana Roncaglia si doveva ricordare di andare a comprare il pane e non aveva neanche un straccio di fazzoletto, allora ha usato la bicicletta di Roncaglia per farci un nodo, quello che è successo ieri all’ingresso in campo di Romulo è poi solo cronaca, l’argentino l’ha terrorizzato “Ricordati che dobbiamo vincere sennò passo alla Mini”, e l’auto nuova a cui tiene così tanto lo ha spinto furiosamente verso un gol salva partita e carrozziere.

domenica 21 aprile 2013

Il vetro antiproiettile

Due facce della stessa medaglia, due tempi completamente diversi della stessa partita, un po’ come a Bergamo nella vittoria contro l’Atalanta. Da una parte il Paese che è tornato ad interessarsi della politica, che è stato vicino alla propria squadra, attento, che ha partecipato, tifato, imprecato quando Pizzarro/Bersani si è fatto portare via il pallone da Montolivo/Berlusconi. Dall’altra parte però lo spettacolo è stato agghiacciante, come assistere allo stupro della propria mamma al di là di un vetro antiproiettile, a me possono girare anche le scatole, ma penso soprattutto alla moglie di Napolitano che le scatole le aveva già preparate per il trasloco e Giorgio le ha detto di svuotarle. Menomale che oggi c’è la Fiorentina, menomale che il meteo ieri ha scazzato le previsioni così posso divertirmi con chi vive settimane appeso a un filo seguendo ora per ora, giorno per giorno il formarsi delle nuvolette sopra il nome della propria città. Ieri temporali una sega, solo le scoreggie della politica, rumorose e puzzolenti, ma al meteo almeno gli siamo andati nel culo, come spero oggi pomeriggio anche a Cerci, e mi piacerebbe sapere se il Marchese Martelloni lo rivorrebbe a Firenze, insomma, se dopo aver strappato la tessera del PD e dichiarato di voler passare al Sel, non rivoglia anche Delio Rossi per prendere a schiaffi Bersani.  La Bice che è molto bella si candida invece a novella Militella, e nella giornata della politica m’invia il suo striscione, un sunto della giornata che lei definisce un sunto bisunto, e così vorrebbe iniziare una nuova rubrica, ma io faccio mio lo striscione solo per dedicarlo a Montolivo e rigetto l’idea. No, la politica no, preferisco vivere, alla politica preferisco persino una conferenza stampa di Delneri che alla fine parla come Vendola, preferisco la pontellizzazione, i nasi e le parrucche di Moena, l’elettrizzante trama di un post di Marco Siena, preferisco Ramadani che è più strategico di D’Alema, Pallavicino che è più bugiardo di un franco tiratore. Vorrei tanto dire che preferisco anche Zamparini, Preziosi e Tutunci, ma non lo dico, magari nel segreto dell’urna li voto come avrebbero fatto il Vuturo e quei pochi rimasti su Fi.it che non siano il Giannelli. Si, con la politica solo rapporti protetti mentre con la Fiorentina vado a diritto, senza nessuna precauzione, il preservativo solo per qualche testa di cazzo a margine, per qualcuno che è diventato ex, insomma se il calcio è un troiaio, la politica è anche peggio, ma la Fiorentina no, è come quelle donne che trombano solo con te, che non cacano nemmeno perché sono troppo belle per farlo, si, voglio pensare solo alla Viola oggi, sperando di godere e poi stasera gufare il Milan, comodamente, il lampredotto è “bono” ma è scomodo perché va mangiato in loco, e allora per gufare in maniera informale ho comprato la porchetta, alla faccia del “mortadella” trombato, e guferò sul divano con un bel panino e una birra. Lo so che anche il calcio ha i suoi scheletri nell’armadio, Conte, Galliani e Liguori, per esempio, comunque mi sembra tutto meglio di quello che ha combinato Bersani, e poi non c’è niente di più divertente che della stagista e del Gat.

sabato 20 aprile 2013

Sofisticazione della verità

Tra i rossi a questo punto è mancato il solo Delio a dare le dimissioni, un Bersani un po’ più manesco, mentre quello spogliatoio di traditori non si discostava troppo da quello che ieri ha bruciato anche il “mortadella” per sdoganare il lampredotto renziano a cibo non più solo consumato dai fiorentini. Una giornata tremenda per la sinistra, e a parte i problemi che Montella dovrà affrontare proprio su quella fascia per arginare Cerci, peggio di quanto è successo ieri sarebbe solo il ritorno di Montolivo. Il più grande franco tiratore della storia della Fiorentina, come uno Scilipoti con l’aggravante della passata, per fortuna ha già trattato il suo passaggio ad una corrente politica diversa da quella col giglio, la maglia Viola sta bene solo a chi come Borja Valero se ne è innamorato. E dopo un infame domani tornerà uno stravagante ragazzo romano che come dice il vecchio “Ormezzano”, cuore granata e giornalista antisportivo, è uno dei giocatori più essenziali del panorama calcistico europeo, come Bale, la sua azione è stenografica, è uno dei pochi che non dribbla ma si limita semplicemente a buttare la palla in avanti e a fare a chi arriva prima a riprenderla, uno che ti sfida in velocità. Il tema è chi se non Roncaglia può mortificare quella tecnica da sprinter, un uomo di destra prestato alla sinistra e che non sia Renzi può essere solo l’argentino. Certo sarebbe un adattarsi, una sofisticazione tattica che potrebbe risultare soprattutto giornalistica, una preoccupazione di piazza anche se non arrivata fino a bruciare le tessere del tifoso come invece quelle del PD davanti a Montecitorio. Cerci comunque vada non sarà il nuovo che avanza, anche se molte veloce, noi abbiamo già un Renzi più scuro e più colombiano, non è tempo di ritorni alla vecchia politica, quella per intendersi dell’inciucio con lo zio Fester, abbiamo già rottamato per fortuna quella squadra, Cerci ci sarà utile per fare mercato. Perché questa è finalmente una squadra amata, fatta di persone che prima di tutto rispettano la maglia, vere, e a proposito invece di chi “dietro liceo e davanti museo”, di chi insomma vuol passare per quello che non è, di chi ancora ci deve rivelare il segreto di Pulcinella, la Bice ieri mi ha chiamato, tutta trafelata, parlando di facce di bronzo, tanto che preso così alla sprovvista avevo capito che era trafilata al bronzo come la pasta, e invece si riferiva alla sua ultima inchiesta, dove la verità, quella delle famose dichiarazioni mai nate, o meglio ancora mai uscite dalla lingua biforcuta della Branchini Band, l’aveva fatta arrivare ad un laboratorio dove guarda caso si modificano gli organismi. La bice mi ha raccontato una storia fatta di chi modifica la verità ad uso e consumo, di chi è sofisticato anche nella cura maniacale della propria persona, un metrosexual che a proposito di sofisticazioni della verità, e di uso e consumo, compra la frutta non dall’ortolano come tutti gli amanti sinceri del fine pasto, ma le sue verità nascono in laboratorio . Dall’albero delle bugie.

venerdì 19 aprile 2013

La bellezza delle idee

Quando ancora Fi.it non era diventato il discount  che purtroppo è diventato oggi in tempi di crisi, ma era sempre una gastronomia rifornita di vivaci intelligenze, prima per capirci che i gobbi avessero messo il Ceccarelli dietro alla cassa con un colpo di stato, c’erano stati i grillini della prima ora che avevano già cercato di scuotere le coscienze di quei tifosi Viola proni alle logiche della casta marchigiana. E si parlava non a caso di pontellizzazione, oggi che tutti se ne accorgono di fronte alle mille aziende che tutti i giorni chiudono, loro già ne parlavano, persino a Siena, perché sapevano del Monte dei Paschi. Corvino come Fini e Di Pietro, fatto sparire dietro la spinta di un rinnovamento che a Firenze ha portato Pradè e Montella, con il loro Movimento a 5 Stelle che ha ridisegnato buona parte della rosa e del Parlamento. Oggi che il povero Bersani ancora inciucia col Berlusca e propone un nome come Marini per il Colle, in un tentativo estremo di vecchia politica, un ultimo fremito prima dell’encefalogramma piatto, allora forse sarà il caso di ritirare fuori le grandi idee di Fi. it,  oggi che bruciano le tessere del PD davanti a Montecitorio per protestare contro la candidatura di Marini, come a Moena i più illuminati protestavano con parrucche e nasi finti contro i Della Valle. I Casaleggio Viola, quelli di un sitone ricercato nell’assortimento delle idee come forse neanche Peck, i guru del tempo dell’antidellavallismo, bisogna ammetterlo ci avevano visto giusto, non solo schierandosi con il povero Montolivo che avrebbe lasciato sguarnito il nostro centrocampo dal fosforo che suo malgrado ha dovuto esportare nel miglior Milan del dopoguerra, tanto che anche su Milan Channel gli hanno dedicato una lapide a futura memoria, e così è andata visto i vari Borja Valero, Pizarro e Aquilani. Si, oggi che anche la rivoluzione della politica porta il vessillo di Marini al colle come simbolo di cambiamento, bisogna ammettere che avevano ragione loro, altro che autolesionismo e mamme ebe come li ritenevamo noi, invece, concussi con lo spirito maneggione dei Della Valle, mezzi di servilismo verso il padrone, fradici di vecchie ideologie a favore del padrone, erano loro i veri guru di Fi.it, quando il vuturismo aveva ancora una visione panoramica e noi con lo sguardo torvo di Marotta, e soprattutto con lo scetticismo di chi non vede oltre il proprio naso l’abbiamo fatto miseramente fallire. E allora bisogna avere il coraggio di riesumare quelle idee, di farle rivivere senza avere il timore di ammettere di avere sbagliato, e questa volta neanche per benefici periferici come possono essere quelli Viola, ma per l’intero Paese che vive momenti di sbandamento pari solo a quelli di Delio Rossi. Perché le idee buone rimangono tali, e le persone valide idem, mi sento di poter dire da folgorato sulla via di Garlasco, che le candidature avanzate dai guru di Fi.it in sostituzione dei Della Valle, e da noi poveri ebeti rigettate a favore del padrone marchigiano, possano essere valide a maggior ragione oggi per aiutare il Paese, quindi i nostri nomi per il Colle sono Zamparini e Preziosi. Ho scelto la bellezza femminile per rendere merito a chi era stato ingiustamente dileggiato, e le due foto sono una mia personale dedica proprio alla bellezza di quelle dee.

giovedì 18 aprile 2013

Sepulveda

Ora rimane una sola speranza, quella che dopo la Gabbanelli si ritiri anche Marini dalla corsa al Colle, ormai l’unico modo rimasto per disinnescare il suicidio collettivo organizzato da Bersani, mentre quello organizzato da Moratti per il popolo nerazzurro prosegue a gonfie vele grazie allo Strama, che a differenza di Casaleggio è più rassicurante per le altre formazioni di quanto non lo sia il guru di Grillo per le altre formazioni politiche. Intanto l’infermeria della Fiorentina si svuota proprio come l’androne del PD che vede questa volta  Vendola e il suo gruppo andarsene sbattendo la porta, mentre la Fiorentina proprio grazie alla compattezza del suo gruppo può aspettare senza particolari ansie il rientro degli infortunati, senza forzare insomma, dopo che la partita di Bergamo ci ha lasciati belli tranquilli a prescindere da Stramaccioni o dal crollo laziale. A Bologna, invece, forse solo tra qualche settimana arriverà l’eco che Seferovic ha vidimato con una tripletta le capacità di pesca di Corvino, sempre che la stagista non abbia voluto rovinare la nottata al bolognese fornendo informazioni in tempo reale invece della solita differita certo più comoda per metabolizzare l’evento e rispondere in merito parlando delle differenze sostanziali tra il cotechino e lo zampone. E dopo il ritorno di Castillo in Italia, c’è stato anche il grande ritorno della Bice, che anziché a Trapani come Nacho, regala al blog il suo solito quanto sempre più raro servizio verità sull’ultima idea del giornalista bolognese maturata a notte fonda e che fonde la crisi politica italiana con la sua di uomo alle prese con una donna sempre più aggressiva ed esigente. E dall’alto della sua cultura sconfinata che anima le notti bolognesi in cerca di parcheggio, il giornalista mette in scena un’opera tratta  proprio da un film di animazione, ironico e sardonico allo stesso tempo anche il titolo che vuole ricordare l’attualità del rifiuto della Gabbanelli, metafora del suo nei confronti di Corvino. La Bice ci racconta con dovizia di particolari che l’opera sulla quale il giornalista sta lavorando così alacremente si chiamerà “ La Gabbanelli e il Gat”, anche perché è sicuro che Sepulveda sia un centravanti cileno che lui aveva scoperto quando ancora sul sitone tutti lo prendevano per il culo. Ma c’è di più, molto di più, perché la Bice è riuscita ad impossessarsi in maniera rocambolesca anche dell’ultima slide dove Il Gat farà outing, si, un gesto coraggioso per un’uomo così in vista malgrado sia sempre un po’ in ombra per via della sua vita notturna, e la seconda foto mostra proprio l’ultima scena dell’opera dove il Gat, dopo aver fatto i complimenti alla stagista per il grande lavoro svolto, usando lei racconta al mondo quanto sia più elegante una misura contenuta.

mercoledì 17 aprile 2013

Sentori

Nel 1961 nasceva a Firenze il primo supermercato Esselunga, e più precisamente in via Gaetano Milanesi, informazione che oggi arriva finalmente anche al Gat grazie alla sua solerte stagista, lui che ama così tanto la differita, e così quando a Montecarlo saranno chiusi per turno, potrà da domani fare la spesa anche in questo nuovo punto vendita. E mentre Pietro Maso esce dal carcere di Opera dopo aver scontato 22 anni per aver ucciso i genitori, la lenta macchina della verità di Gian Aldo su Montolivo si è messa in moto. Verità sulla quale sta evidentemente scrivendo un’opera visto che non arriva mai alle stampe, forse proprio perché c’è rimasto prigioniero e a differenza di Maso non verrà mai scarcerato. Tribunali permettendo è comunque prevista prima della presentazione dell’opera, anche la scarcerazione di Rosa Bazzi e Olindo Romano, la prefazione invece sarà una lettera di Pallavicino a un contratto mai nato, una ricostruzione un po’ fallace e un po’ ruffiana che vuole ricordare la Fallaci per spiegare il perché di una firma che non è stata mai apposta sul contratto a scadenza del primo capitano della storia Viola degradato sul campo. Da una verità quindi così biodegradabile, il bolognese, in aperta concorrenza con il Bio Presto, alla fine è arrivato a fare tardi. Dal suo staff filtrano anche i motivi per i quali sia costretto a scrivere sempre a notte fonda, perché si dice che cominci a cercare il parcheggio solo alle 19:30. Suggeriamo alla stagista d’informare il giornalista bolognese che nel frattempo al posto della libreria del Porcellino c’è oggi il cioccolataio Venchi, che all’Hard Rock Cafè non si gioca più a biliardo come un tempo, e che le buche di Firenze non sono quelle del Gambrinus, ma si differenziano da quelle di Ranocchia perché disperse su tutto il territorio comunale e non solo nell’area di rigore dell’Inter. Mentre Gasparroni, Cigarini, De Sciglio e Palombo sono i nomi che il Movimento 5 Stelle inserisce tra i candidati al Colle, a fronte di Roncaglia e Gonzalo Rodriguez che invece sono la casta ormai sempre più impresentabile, quella per intendersi che appoggia malamente al compagno e che qualche compagno come Deyna ancora appoggia in logiche stantie di partito, lo stesso utente che beve sprezzatamente solo Peroni perché ricorda tanto Evita. E mentre la stagista avrà prontamente  riportato che la cupola è opera del Brunelleschi e non di Moggi, che Marco Masini è disponibile a rilasciare un’intervista solo dopo che si sarà appurata la verità sul caso Montolivo, la ricerca sulla Sla intanto va più avanti persino di certe verità, tanto che la comunità scentifica ha dichiarato che se avanzano cinque minuti cercherà di trovare un rimedio anche alla sindrome da Corvino. Un’ultima preghiera alla stagista sui modi di dire che cambiano mentre si cerca invano il parcheggio, lei che ha il compito non proprio facile di gestire la differita e il jet lag caratteriale tipico di quando si scavalca l’appenino come fosse un fuso orario, e quindi di spiegare al bolognese che ai giorni nostri quando si dice vediamoci una partita insieme al baffo non s’intende Bergomi e nemmeno Mazzola ma con una birra Moretti. E dalla parte più bassa dello scafo saluto e invio una foto che mostra la differenza sostanziale che c’è tra chi simpatizza e chi invece ci “sente”. E da sentina a sentire il passo è breve. Mentre da Montecarlo a Montolivo non resta che Montedomini.

martedì 16 aprile 2013

Brava

Intanto c’è il sospetto che dietro alle bombe notturne lanciate solitamente da Gian Aldo sul sitone non ci sia la regia di Gigi Marzullo, ma la Corea, e che a dirigerlo, il sitone, ci sia invece un uomo alimentato con l’imbuto come fosse un’oca, proprio per diventare una bomba umana. Un kamikaze ancora in officina e che malgrado il suo fegato non sia ancora imploso, è già oggi in grado di redigere pagelle da far venire la pelle d’oca. La partita in quella redazione non viene più guardata per ridurre le spese, tanto c’è sempre una stagista che racconta i fatti degli altri, la situazione è chiara, ed è quella di una decrescita felice, che alla fine non è altro che la versione casaleggiana della pontellizzazione mancata dei Della Valle. Il guru di Fi.it sembra essere proprio quello Zemanviola che nel frattempo si sfila dalla candidatura di Presidente della Repubblica, la Juve è rimasta ormai l’unica candidata seria al Colle, a parte la Finocchiaro che per andare all’Ikea usa come carrello la propria scorta quando Renzi voleva solo suggerirgli il Ceccarelli che ha capacità di portare via una  Billy già montata. E una Juve così lanciata a succedere a se stessa può battere quel Milan che come una Lazio in caduta libera può fare peggio anche di Fi.it che arriva ormai terza sulle notizie, e quindi arrivare addirittura quarto dietro alla Fiorentina che non rappresenta affatto la casta, ma il nuovo che avanza. Renzi è stato un po’ duro, se non con la Finocchiaro alla quale preferiamo la finocchiona, ma con la Marini si, non sarà un candidato di spessore come poteva essere Marino Marini, ma sapere che una soubrette riesce dal Bagaglino ad arriva al Colle è un messaggio di speranza verso un paese allo stremo, non solo più la Minetti a rappresentare un’igienista dentale al potere ma anche un disagista mentale come Montolivo potrà essere ricordato in qualche modo dalla tifoseria rossonera. Intanto arriva Cerci che non è una buona notizia, ma per fortuna arriva anche la squalifica di Pasqual che invece lo è, nel senso che non sarebbe stato l’ideale e questo ci spingerà a trovare soluzioni che non potranno essere molto peggio. La fiorentina ha fatto un grandissimo campionato, ha mostrato un’idea nuova e senz’altro la più divertente, è la squadra che più è riuscita a migliorarsi e a riavvicinare i propri tifosi, gol fatti, distanza dal secondo posto, tutti numeri buoni per le statistiche, e noi siamo contenti, le partite che rimangono vanno giocate cercando di divertirsi perché nei programmi la Champion non era indicata. Se riusciamo a sfruttare questo vantaggio psicologico su un Milan che tra l’altro potrebbe accusare la fatica della lunga rincorsa, allora potrebbe uscire fuori un finale di campionato che va oltre le aspettative. Brava la società a mettere in campo iniziative per abbassare il costo dei biglietti e cercare in questo finale di riempire lo stadio il più possibile, brava ad aver intrapreso la strada del fair play per la quale oggi viene gratificata con attestati e letterine, brava per essere riuscita a pensare di far riavvicinare il pubblico attraverso il bel gioco, brava ad aver scelto gli uomini giusti per farlo e brava per averlo fatto così velocemente dopo aver sbagliato nei due anni precedenti proprio per i motivi opposti. Brava ad aver finalmente tagliato quel legame, e del passato averne fatto legname.

lunedì 15 aprile 2013

Stone

E’ stato un atto eroico e non un agguato come quello del settantaduenne fiorentino, non certo caccole dal peso specifico irrilevante anche se più artigianali, ma una fitta sassaiola vera, d’emergenza, anche se fitta senza la solita nebbia che in questi casi però offusca solo le idee di chi deve intervenire con prontezza. Queste le parole di Galliani, orgoglione, che è quell’essere un po’ orgoglioso dei suoi tifosi ma su una base da coglione, lui che è mascarpone in un tiramisù come Montolivo è uno scarpone con l’asticella che cala sempre più giù. Ed è con enfasi che Galliani racconta come gli ultrà rossoneri abbiano salvato la vita ai tifosi napoletani che stavano soffocando per la puzza di piedi, il pronto intervento rossonero “Ghiaia 1”,  ha così attivato la procedura d’emergenza, e con estremo tempismo sono stati fracassati i vetri del pullman e permesso così di respirare agli sfortunati partecipanti alla trasferta meneghina, anche se dopo la brutta avventura c’è stato qualcuno dei superstiti, rifocillato e con una coperta rossonera sulle spalle che ha dichiarato, da vero "core 'ngrato", che era senz’altro meglio l’aria che si respirava in pullman che quella di Milano. Intanto Liguori ha paragonato la sassaiola di evacuazione pullman ad uno straordinario evento, alla sagra delle stelle cadenti, ed ha persino espresso il desiderio che a Roma la puncicata venga considerata una tradizione popolare e salvata quindi da una globalizzazione che si porta via tutte le nostre cose più care. Mentre ritiene una scelta intelligente quella di far giocare Lazio-Juve di lunedì perché così i parrucchieri la possono preparare con calma. Adesso i punti sono quattro, ma sullo sfondo c’è una giornata che potrebbe portarci a due o anche a uno, ragionevolmente, anche se Zazzeroni da Milan Channel, quello in pay tv  per intendersi, dove il canone è come l’Imu, cerca di confortare le nuche rossonere che non apprezzano molto il fiato sul collo proprio quando la stagione calda sembra voler esplodere. Ceccarelli, intanto, su Fi.it sembra riuscire a portare a termine con successo l’opera di smantellamento, di quella pontellizzazione che non è riuscita invece ai Della Valle, i meglio utenti venduti, smembramento di un gruppo forte dopo che Prizio è stato cacciato ingiustamente, perché lui con Bettega ci parlava solo per avere un’intervista, insomma, pagelle ormai vuote come lo stadio quando si vince, un futuro di merda, a meno che Zamparini o Preziosi non si diano al Web, ma noi esodati vogliamo esprimere solidarietà a chi è rimasto a presidiare il sitone dallo scempio di un Ceccarelli senz’altro marchigiano, intanto sono stato a Brozzi e presto gli manderemo nasi finti e parrucche che ho fatto fare apposta, in modo che possano inscenare una sacrosanta protesta, onore a Zemanviola nostro ultimo baluardo anche se primo come balordo. Per essere onesti, comunque, siamo tutti un po’ colpevoli non solo i Della Valle e Ceccarelli, o il PD che ha pontellizzato anche il Monte dei Paschi di Siena, perché come dice Galliani al Pronto Intervento “Ghiaia1”, di cui va orgoglioso almeno quanto Milan Lab, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

domenica 14 aprile 2013

Yellow Submarine

La partita riassume bene, al suo interno, l’evoluzione della Fiorentina in questa stagione, dentro alla quale sono abbaglianti le trasformazioni di Ljajic partite dagli schiaffi di un cerebroleso, il punto più basso della gestione Della Valle, fino agli odierni nitori di classe cristallina. Trasformazioni, crescita, miglioramento, progresso, anche grazie agli innesti forse tardivi o forse saggiamente gestiti di Compper, di Momo, di Larrondo, del ritorno di Roncaglia dopo un appannamento fisiologico, e finalmente anche della vittoria di qualche partita in trasferta. Evoluzione Beatlesiana con qualche difetto di personalità lontano dalla famiglia, appunto, dove il gioco non è stato sempre così bello, ma è parso più che altro come una Yoko, un’invadente figura qualche volta anche di merda. E il motore nucleare della stagione non poteva provenire che da quel sottomarino giallo dal quale ha già tirato fuori il periscopio quel Pepito Rossi che fa percorso inverso, una sorta di orso marsicano che cerca di venire a ripopolare un po’ un campionato che si svuota di campioni, prossimo Cavani, che perde ranking, e Rossi allora è manna dal cielo come la consacrazione di Ljajic che probabilmente contribuirà ad arginare l’emorragia suturando la ferita Jovetic. Pensiamo solo a un giocatore mediocre come Montolivo che il Milan invece utilizza per rilanciare il suo progetto, pensiamo alla debacle del calcio italiano in Europa, e forse è proprio la Fiorentina la più bella novità, capace pur non frequentando le competizioni europee di mettersi in luce lo stesso, la vera idea nuova e convincente di un calcio italiano in crisi devastante. Il duo delle meraviglie intanto dovrà risolvere il tema aperto delle palle alte in area che ancora soffriamo terribilmente, perché visto che siamo ormai a fine stagione, il difetto sembra essere proprio strutturale, duo che comunque in quest’ultima parte di stagione sembra voler rivendicare una campagna acquisti di gennaio non proprio così negativa. Il secondo tempo di ieri fa bene alla domenica, molto bene, tanto che oggi mi metterò a fare le lasagne con il pane guttiau, mangerò finocchiona profumata come una bella donna, e poi berrò Orvieto Classico amabile che non c’entra una sega, ma che bello ghiacciato va giù che è un piacere. Ieri del resto l’avevo pronosticata la domenica spaparanzata a gufare dopo le due belle pere servite all’Atalanta su un vassoio d’argento, e per una volta che c’indovino me la voglio godere, si perché io sono di quelli che quando c’era ancora la schedina mettevo sempre la vittoria della Fiorentina, e allora grazie a questa magnifica giornata di primavera, con la speranza di vedere certe asticelle abbassarsi come le cataratte di chi è già miope di suo, vi lascio alla vostra domenica a gambe aperte.

sabato 13 aprile 2013

La stagnola

Fiorentina in trasferta per il gusto di una riscoperta, che non è El Hamdaoui ma quella di un cult gastronomico mobile, come una certa telefonia. Una fetta della nostra tradizione stretta stretta dentro a due fette, perché la trasferta di quando eravamo un po’ più mobili, la Fiorentina cioè di quando il sedentario che è in noi non si era ancora manifestato in tutta la sua arroganza, era anche una ghiotta occasione avvolta dentro a una sciarpa Viola per scartare quel tesoro giallo come l’oro dalla carta stagnola. Il panino con la frittata. Preparato dalla mamma di buon ora e mangiato dopo che la frittata aveva fatto chilometri, passato ore e ore ad imparentarsi con le fette di pane, tanto che pure Rocco Papaleo lo esalta in un film delizioso e pieno di poesia come “Basilicata coast to coast”, anche quello un film in trasferta, da una costa all’altra della regione come per andare a vedere Rui Costa, dove il panino con la frittata diventa protagonista, perché il panino con la frittata ha la caratteristica di essere “bello sponsato”, non si capisce più dove finisce il pane e dove inizia la frittata. E’ questa la magia di un grande momento di cibo in movimento, un panino nomade che ne aggiunge un’altra, quella di portarsi dietro il sapore buono della mamma, perché il panino con la frittata della mamma non si batte. Questo matrimonio felice non è un semplice assemblaggio di pane e frittata, perché non basta il pane e frittata per fare il pane e frittata che fa mia mamma, che se levi il pane e frittata rimane mia mamma. Ed è qui la vera magia, perché può sempre farne un altro, e sempre diverso, che magari le viene meglio, o peggio, perché scartare quella stagnola ti offre sempre una sorpresa, il gusto dell’imprevisto che poi è il sale della vita, come dice Rocco Papaleo “il pane e frittata senza mia madre è orfano, senza background, senza memoria, senza cultura, è un panino che lì per lì magari ti sfama pure, però non ti appassiona, non ti fa crescere, il panino con la frittata senza mia madre è un panino ripieno con un vuoto, e alla fine lo senti quel retrogusto di un gusto che non è il tuo.” Come la partita della Fiorentina a Bergamo senza vittoria, oggi che siamo cresciuti e molto più statici, alla carta stagnola e alla Coca Cola preferiamo due bei bicchieri di vino e la frutta, magari due pere, anche se quelle ci son sempre piaciute, due pere come quelle all’Atalanta servite su un vassoio d’argento dalla Fiorentina ai propri tifosi in modo da fargli passare una bella domenica a gufare il Milan, magari a scartare una stagnola piena di risultati favorevoli, per una di quelle domeniche che potremo definire “belle sponsate”, nelle quali non sai dove finisce la felicità per la vittoria della Fiorentina e quella per la sconfitta dl Milan, la mamma di tutte le domeniche, insomma, di quelle che ti fanno crescere in classifica. L’importante è di non fare un’altra frittata come a Cagliari.

venerdì 12 aprile 2013

Se

Insomma, se il Gat è un giornalista, se Liguori è un esperto che misura la forza di gravità di quanto dice il Gat, se anche il Resto del Carlino l’ha nominato inviato sulla luna non tanto per levarselo dalle palle ma per evitare la forza di gravità del suo essere gravitante in zona Bologna, se Montecarlo ha dato il Daspo al Gat, se Lud ha un figlio non riconosciuto di nome Sinisa e un coccolino del babbo figlio unico e viziato di nome Cesare, se Deyna è il direttore del teatro Argentina, se Jordan, il Chiari e Leo  vanno a convivere in una casa del Chiari che non chiede a nessuno nemmeno di partecipare alle spese dell’affitto e invece ascoltano tutto il giorno musiche di Renato Zero, se Antoine Rouge si mangia una bella bistecca cotta poco, e si scopre così da dove nasce quel “Rouge”, se il Tocca non c’è più perché intanto si è convertito e oggi è un drugo felice, se Louis sostiene che gli asini volano perché gliel’ha detto Brovarone in un orecchio dell’asino, se Lele non è affatto quello che dice, ma è Robert Redford incapace di abbandonare il set de “ La mia Africa”, se il Blimpe quando si assenta è perché va a trombare, se Fi.it è ricca di spunti e non di Spuntì con il quale Ceccarelli ci si finisce spalmandolo su filoni e filoni di pane, se il Daspo a un settantaduenne è giusto bisogna chiedersi se non sia giusto allora anche darlo a un neonato come il figlio di Belen per inibirlo a frquentare posti come quello da dove è appena uscito, dove in molti praticano e hanno praticato attività sportive molto sane, se una carezza è per Failla un gesto di assoluta violenza, se una puncicata non sarebbe meglio darla a Failla per cercare di irrobustirgli la soglia del dolore, se per Liguori la soglia del dolore di Jovetic è uguale a una sogliola uccisa e per la quale Antoine prova dolore, se è meglio frequentare i concerti di Gigi d’Alessio o gli sproloqui di Sconcerti, se alla fine si scopre che una pecora non bela ma fa il verso a Beha, se Larrondo è il cigno anche se non di Utrecht almeno quello che non vedo più in Boboli e per il quale sono preoccupato almeno quanto Antoine, se domani sera gioca El Hamdaoui, se Bendtner e Anelka prima o poi un gol lo fanno, anche di rapina, se non è da considerarsi una rapina lo stipendio che percepisce Stramaccioni che la Guardia di Finanza ha denunciato per averlo fotografato sulla panchina dell’Inter, così come un cieco su un motorino, definendolo un falso allenatore che truffa Moratti, se Marotta ha lo sguardo terso, oppure se gliel’anno girato con lo sterzo, o se l’assetto gliel’anno fatto di rinterzo, se Bersani non è una creazione di Berlusconi, se Di Pietro e Fini hanno già fatto il test di gravidanza dopo essere stati trombati, se Antoine nicchia solo sul lampredotto perché lo ritiene un prodotto di nicchia, se Compper parla sei lingue allora dovrebbe anche dare del tu al pallone, se Radio Blu è la radio dei puffi, se Paloscia è vero che ha chiesto di esssere imbalsamato dopo la morte per essere collocato sullo sfondo di in uno studio televisivo, se Tenerani ha chiesto a Conte l’indirizzo di quello dei capelli, se Diego domenica si era dimenticato di levarsi gli occhiali antinebbia inforcati sul valico di Colfiorito perché non si vedeva una sega, se Galliani non indossa il cappello per areare meglio la prostata, se, se, se, allora abbiamo trovato anche il nuovo Presidente del Consiglio.  

giovedì 11 aprile 2013

Un bello staff

Mentre Liguori ormai langue in tutte le lingue nella sua battaglia sociale, il questore emette un Daspo a carico della Despar, rea secondo l’Adusbef di tenere i prezzi troppo alti, e prontamente interviene Liguori, novello Robin, che risulta iperattivo nel periodo del Novello, ma che anche in periodi di normale beva riesce a paragonare i prezzi alti della Despar con i toni di voce del settantaduenne, anch’essi troppo alti, lui che con l’arco e le fecce come lui incarna la figura del giornalista di parte, che preferirà sempre l’uso tagliente delle parole a un volgare lanciacaccole, un uso superficiale della professione come il suo diventa una coltellata dialettica sotto pelle, che è un termometro di sensibilità inarrivabile nei confronti della fibra muscolare degli accoltellati preservata appunto dalla superficialità inferta. Un infarto, si, Liguori è un arresto cardiaco della categoria, purtroppo non un arresto vero e prorprio, e noi vorremmo pensare solo all’Atalanta adesso e dimenticare la gazzarra se non ci fosse il comparatore superalcolico a soppesare e a trovare il nesso anche tra lo schiamazzo e Ben Gazzara, un frescone romano, insomma, che alla fine mette di mezzo anche Frasconi Gazzara. Pensiamo all’Atalanta? Macchè!! Ecco che tira fuori la Georgia pensando che si parli della sua capitale, un uomo della Capitale e dal capitale sociale giallorosso che vive di porchetta e di porcate, forse perché conscio che è meglio la rosetta della rosa della Roma, che invece sembra fuori da tutti i giochi e che si specchia in un progetto americano fallito in mille pezzi. La Fiorentina, invece, recuperando una partita incredibile riapre anche psicologicamente la caccia grossa, mettendo il Milan di fronte alle proprie debolezze, e soprattutto di fronte al Napoli e alla Juve che non sono le squadre più malleabili da incontrare senza l’arma letale Balotelli. Il letame, ecco sembra proprio essere diventata questa la materia prima del contendere, e dal quale dovranno uscire Galliani & Co, mentre la moria delle vacche ci ha colto improvvisamente in un bollettino medico che ha ricordato tanto Beirut, ma anche nelle difficoltà la Fiorentina sembra aver trovato lo spirito giusto e dimostrato di aver fatto un altro passo in avanti verso la consacrazione, si, la Fiorentina proprio contro il Milan, e nelle condizioni peggiori, che non sono ne quelle di Galliani e neppurre quelle di Liguori ha lanciato lo sprint. In questo giovedì è proprio l’orgoglio il propellente di una giornata che va spavalda verso la primavera dell’ottimismo, la consapevolezza è quella di avere un gran bel gruppo, oltre ad avere piena cosapevolezza dell’arrivo dell’alta pressione, la stessa che adesso colpirà il Milan che va invece verso un ciclone di partite difficili. Un bel gruppo, si, che ci lascia la bocca buona, un gruppo di alta qualità, la mia fotografia di oggi è questa, a Firenze la Fiorentina cucina un ottimo calcio, proprio come lo staff dell’Enoteca Pinchiorri.

mercoledì 10 aprile 2013

Roteary Club

Il Daspo gerontologico la dice lunga sulla gravità dei fatti scoppiati nella tribuna autorità del Franchi, indirizzati verso Galliani per colpa di una forza di gravità inaccettabile, moti scoppiati contro un pezzo di mota, mentre l’infortunio di Mati, secondo Paolo Liguori sembra più grave di una moto gettata dagli spalti, episodi gravi che grazie all’uso dei liquori, Paolo Liguori accomuna alle coltellate, per cui otto feriti, dopo il solito bel cicchetto, per Liguori diventano una tela di Otto Dix, un taglio di Fontana diventa un ferito, e l’assalto all’ambulanza è dovuto alla calca delle massaie intorno ad un ambulante con la panza piena de fritto de paranza, mentre al posto del classico “cielo mio marito” pronunciato dalla moglie di Liguori sormontata da un extracomunitario extraconiugale, viene usato un ancora più classico come “il cielo in una stanza”, motivazioni queste che costeranno il Daspo deontologico a un giornalista per il quale sarebbe auspicabile anche una sorta di proibizionismo professionale. E così dopo i fatti incresciosi di Firenze, un po’ meno incresciosi solo di Liguori, oggi per combattere il male assoluto del calcio non basta più affidarsi alla sola disciplina in senso lato, ma anche e soprattutto alla geriatria che è una disciplina medica che studia proprio le malattie che si verificano nell’anziano in tribuna autorità, oggi a Frenze anche solo pensare di dire che “gallina vecchia fa buon brodo” potrebbe portare alla rottura dell’imene della propria fedina penale, perché per rompere l’imene non c’è niente di meglio del penale. Si potrebbe aprire cioè un devastante percorso giudiziario, quello che prevede la perdita della tessera sanitaria, se dal labiale del senescente, lo stewart di turno interpretasse una frase innocua come appunto “gallina vecchia fa buon brodo”, frase riferita al culo della cinquantacinquenne ancora soda che passa due file sotto e che provoca fremiti semestrali, un ben più grave “Galliani è vecchio e persino brodo”. Il settantaduenne daspato sarà a quel punto privato dell’accesso al Servizio Sanitario Nazionale, comprese le medicine salvavita, il divieto di accesso al cesso, qualsiasi bagno pubblico esso sia anche in presenza di forti episodi di diarrea anche se non provocati direttamente dalla presenza di Galliani, e contestualmente privato dell’allacciamento al Telesalvalavita Beghelli. Sembra invece che il bambino con l’immagine dello zio Fester che ha procurato la reazione proprio dello zio Fester, di fatto avrebbe dichiarato di aver mostrato semplicemente uno specchio ma che Galliani non se ne sia accorto e per questo s’è incazzato, Tosel ha pensato di punire il bambino consegnandolo alle maestre dell’asilo Cip Ciop di Pistoia. Intanto sono uscite le motivazioni che inchiodano il settantaduenne alle gravi responsabilità, che Tosel quantifica alla Fiorentina in 20.000 euro, si legge nella motivazione “per aver l’anziano roteato in maniera premeditata il pollice e l’indice in maniera perfettamente cordinata malgrado l’età avanzata, tanto da formare una pallina tirata violentemente a Galliani rivelatasi poi una grande caccola”. Perché la geriatria è da tempo che ha identificato tra le peggiori conseguenze disabilitanti, le malattie che provocano nell’anziano proprio la degenerazione dello scaccolarsi in pubblico con picchi di oscenità nelle tribune autorità. Galliani è stato solamente una miccia, un involontario innesco che ha accelerato il declino mentale e funzionale del settantaduenne che prontamente Tosel ha immobilizzato togliendogli alla fonte le prescrizioni mediche della Calciparina nella speranza condivisa con l’Inps di formazioni importanti di grumi nel sangue che possano portare alla trombosi. Coerenza vuole che anche a Roma, che per l’occasione del derby riprende la battaglia delle arance inserita nello storico carnevale di Ivrea, si sostituiscono le arance per fare violenza proprio con le caccole fornite da quel settantaduenne fiorentino, che è risultato essere il massimo produttore italiano, e che per le spedizioni capitoline apporta modifiche al capitolato consegnando la merce dopo specifica affilatura effettuata a Scarperia. Fair play dellavalliano che sana la sassaiola di caccole, pronte scuse, toni pacati, Toni in panchina e accurata volontà a smorzare qualsiasi polemica, merce rara nel mondo del pallone e al cospetto di un pallone gonfiato come Galliani al quale Diego per scusarsi personalmente manda una fidanzata che riporti la giusta atmosfera. Gonfiata a 4/4,5 atmosfere. Per fargli affogare la rabbia.