La
preoccupazione per la mancanza di un centravanti si fa insostenibile
quasi quanto la leggerezza dell’essere un adattato in quel ruolo, e ha
ormai fatto il giro del mondo, c'è addirittura chi come il povero George
Clooney non sa darsi pace e intanto perde i capelli. Quelli del suo
entourage hanno tentato di rassicurarlo in tutti i modi, ricordandogli
che Ljajic sta crescendo e che a Milano potrebbe finalmente trovare
nuove consapevolezze, che Mati è forte e che fa Fernandez di cognome, e
che è destino di chi fa calcio e finisce con la zeta come il canale di
Suez, essere uno stretto parente del gol, come di chi fa bricolage
gridare “caz” dopo essersi stretto un dito nella morsa, e gli esempi
potrebbero essere mille anche a stretto giro di posta. Al povero Clooney
è stato ricordato che c’è sempre la manovra che può sopperire, che El
Hamdaoui dopo i ramadanni al ginnocchio può occupare l'area di rigore
con profitto, ma George non ci sente e mette la testa sotto la sabbia,
non tanto per nascondere la calvizie incipiente quanto per fare lo
struzzo fino all’arrivo almeno del nuovo Pruzzo. Inserimenti dei
centrocampisti e maggiore apporto degli esterni sono state le parole
della Canalis, ex rimasta comunque in buoni rapporti, che ha provato a
scuoterlo senza tanto successo almeno fino a quando gli ha ricordato che
Montolivo non c’era più. E saputo di queste affermazioni allora s’è
incazzata la De Pin, perché se è vero che Riccardo s’era fatto il sangue
amaro a vedere Nocerino a Barcellona, lei era letteralmente inferocita
nel sapere Elisabetta a Hollywood, ma poi si sono spiegate, quando la
Canalis ha confessato di essere felice nel vedere Riccardo già diventato
una riserva, e dopo che la Cristina, fiera, ha esclamato “mentre ai
vini gli ci vuole un sacco di tempo” si sono abbracciate. E mentre la
mancanza di centravanti nella Fiorentina scuote il vecchio continente,
l’abbondanza di punte della vecchia signora a Firenze non aveva scosso
la rete come invece ha fatto con la Roma, 180 centravanti effettivi
avevano prodotto molto meno di chi come noi non ha neanche uno straccio
di Bendtner. Il rigore di Jovetic a Parma e le due nette occasioni
contro la Juve potevano valere quattro punti in più e magari una voglia
di centravanti in meno, e oggi ci sarà subito una bella riprova,
personalmente sono convinto che a Milano non mancherà nessuna punta e
arriveranno invece i punti, quelli si, che ci mancano per quanto di
buono abbiamo dimostrato. La Fiorentina saprà sfruttare la bellezza
della sua manovra trovando soluzioni realizzative che sono ampliamente
nelle sue corde, e mi sembra che la Scala del calcio possa essere il
teatro ideale per candidare una regina sul trono del campionato. A
proposito di reali, la preoccupazione per la mancanza del centravanti si
è abbattuta copiosa anche nel Regno Unito, evento meno chiacchierato
solo del seno nudo di Kate Middleton, tanto che la regina ha chiesto a
Rooney se aveva un amico da presentare a Pradé, Torres si è reso
disponibile a fare volontariato, mentre Dzeko s’è lasciato scappare uno
stizzito “cazzo, l’avessi saputo!”. “Save the Children” riconoscente ha
chiesto se poteva fare qualcosa, la Mazda ha messo ha disposizione una 6
per andare a prenderlo ovunque, mentre Berbatov sembra aver fatto
outing finalmente, “non sono un centravanti come tutti pensavate, sono
un metrosexual chiedete a Montolivo.” La seconda foto ci mostra la
regina Elisabetta sempre in giro per trovare una soluzione, una donna
molto generosa che dopo aver forato ha esclamato guardando la gomma a
terra “ i problemi sono altri, troviamo il centravanti alla Fiorentina e
poi cambiamo la ruota”.
.
domenica 30 settembre 2012
sabato 29 settembre 2012
La punta G
E’
arrivata l’ora di vincere dopo dieci anni di sconfitte ininterrotte, di
quelle dalla tipicità regionale forte e nerazzurra, addirittura
accentuata da un presidente che usa anche il dentifricio allo zafferano,
e fino a poco tempo fa corroborata dall’uso della cotoletta, oggi un
po’ demodé e sostituita da Coutinho, meno impanato e ancora troppo
imbranato per arrivare veramente al cuore dei propri tifosi come invece
era riuscito bene alla lombata di vitello. Una tipicità regionale che ha
fatto di Moratti uno dei presidenti più legati al territorio, tanto da
guadagnarsi il marchio IGP, quell’indicazione geografica pontellizzata
che a Firenze invece hanno sciaguratamente tolto ai DV proprio gli
stessi che gliel’avevano assegnata e proprio adesso che i DV hanno speso
meno degli anni dove invece venivano accusati di non spendere. Comunque
è arrivato finalmente il tempo della vittoria corsara, noi che siamo
amanti della tavola, che sia apparecchiata, calda o persino rotonda come
quella tanto cara a Lancillotto, noi domani risponderemo al risotto
giallo del “cummenda” col fascino popolare d’un galeotto fu il
lampredotto, e allora non ci sarà più trippa neanche per il Gat, ma nel
caso che questo non dovesse accadere sono disposto a cucirmi la bocca, e
a smettere di usare le parole come fossero pallet per incendiare il
grande sogno. Nel caso contrario però, quello di uno Stramaccioni
stremato dal possesso palla e stramazzato ai piedi del Pep dallo swing
di Pino Daniele, dovrete uscire tutti dal sarcofago del centravanti
dentro al quale vi siete nascosti, e dovrete pronunciare quella parola
lì, si, lo dovrete fare anche se titubanti come la carriera di
Montolivo, pena una frittatina di Marco Siena, oppure se proprio non ce
la farete a tirare fuori il rospo senza avere almeno la manona di
Riganò sulla spalla a rassicurarvi, bene allora vi ci vorrà un atto
sostitutivo nel quale dichiarerete che la Fiorentina fa uso di mobbing
per mortificare la figura del bomber, tanto che si è già mossa la
magistratura e i Dv sono stati indagati per gli atti violenti riferiti
appunto a Unabomber. E mentre il vostro complesso di Edipo vi porta ad
avere desideri sessuali forti verso il centravanti, forse perché avete
scambiato gli studi di Freud per gli stadi dove gioca Fred attaccante
del Fluminense, io vedo il naturale evolvere della manovra proprio là
dentro al buco nero lasciato da Berbatov, si, alla fine troveremo la
quadratura del cerchio proprio dentro all’Antro del Corchia che tanto vi
terrorizza, dal Corchia al cerchio per ribadire quanto sia
imprevedibile i’ “carcio”. Questa mia politica da rottamatore di
centravanti che porto in giro anche senza l’uso del camper, mi porterà
allo stesso grande successo della squadra, grazie anche a voi e al
vostro bisogno del centravanti che vi distoglie dall’interesse per una
manovra più elegante, dallo sviluppo delle geometrie femmina, e mentre
agognate al marcantonio in mezzo all’area, io già intravedo deliziosi
pertugi centrali tipici del gentil sesso, voi dietro la punta io dietro
al punto G, e potrete rendervene facilmente conto guardando la seconda
foto, di come cioè io sia oggi già molto apprezzato, si, insomma, da
quando siete tutti dietro a questo benedetto centravanti io c’ho un
monte di fihe.
venerdì 28 settembre 2012
Arteriosclerosi di un sogno
E’
una squadra da prendere a morsi, e così dopo la banana oggi tocca alla
mela, e domani chissà se a Tocca l’Albicocca, e il colmo è che non siamo
affatto alla frutta, anzi, e poi una mela al giorno leva il modico di
torno, spazza via cioè i mezzi termini, le mezze misure, gli
atteggiamenti controllati, le mezze seghe di tifosi, quell’essere
stretti nella morsa dei riti scaramantici, perché l’entusiasmo che è
piovuto in città come una pioggia acida, ha corroso la depressione dalla
passione, ed è tutt’altro che modico, anzi è medico che cura l’atrofia
della fase Rem, perché stiamo finalmente straparlando di obiettivi che a
forza di morsi ci proiettano nel mondo, quello del grande sogno. E la
foto mostra l’inequivocabile risultato dell’averlo già addentato
voracemente, e come in una sfera di cristallo, oppure nei fondi del
caffè, è apparso chiaro che il mondo del grande sogno ormai ci
appartiene. Potrete attaccarvi agli anticrittogamici presenti sulla mela
e che fanno meno male solo di Montolivo, oppure alla mancanza del
centravanti, ma tanto il sogno va vissuto e addentato finché è lì,
accattivante, se poi fosse invece un problema di denti che vi inibisce
il morso, ma che ve ne frega, lasciatevi andare, e anche se il
sacrificio fosse quello di lasciarci anche una capsula, la contropartita
sarà valsa abbondantemente una temporanea finestra nera aperta sul
vostro sorriso. Liberate il sogno rattrappito nella cassetta delle mele,
male che vada, il Gat, che nel frattempo avrà usato la Fiorentina per
farci cadere nel peccato originale, dopo il morso, al massimo ci
condannerà al ritorno di Montolivo e all’acquisto di Gasbarroni, lui che
è un Dio moderno dall’orario continuato che non si riposa neanche la
domenica, anzi è proprio la domenica quando guadagna di più, tale e
quale a chi vende la porchetta. Ho il dovere morale in quanto ideatore
di uno spazio dove si coltivano diverse passioni, di consigliarvi cibo
sano per alimentare quella passione, ma capisco quanto siano invitanti i
grassi contenuti nei vostri atteggiamenti più contenuti, capisco che
avete preso di punta l’alimentazione che ha bisogno di una punta, di
quel certo picco glicemico e proteico, che sazia la fame preservando
dalle delusioni, e in più non è neanche cara perché è scaramantica.
Siete fissati con il centravanti perché la vostra alimentazione della
passione è vincolata all’uso di bomber caloriche, e intanto state
uccidendo il sogno a forza di gozzate di Danacol pensando che Toni non
sia il centravanti, ma sia Little Tony. Incuranti del vostro disordine
alimentare, io e Caressa, invece, ci strafogavamo di mele mentre
discutavamo, io del mio sogno e lui della sua scommessa con Bergomi,
approfittando di una delle ultime giornate che ti permettono ancora di
fare due passi sulla spiaggia, sarà stato forse quel volerne ingerire
troppe, ma a un certo punto ho dovuto scattare una foto, perché non ci
capivo più niente, come mai quelle mele erano improvvisamente diventate
roccia e carne, ma era veramente quello che vedevo o il sogno era
diventato un segnale importante da non sottovalutare come l’infarto di
Little Tony, e intanto i morsi in quelle mele mi facevano tutto un altro
effetto, da una parte mi facevo male ai denti, dall’altra non
scrocchiava più ma mugolava di piacere, e io ero colto da improvvisa
arteriosclerosi verso quelle mele che mugolavano, ma come, le mele fanno
sempre così tanto bene, e invece adesso insorgeva prepotente
l’arteriosclerosi galoppante, allora ho chiesto a Caressa se anche lui
avesse avvertito lo stesso irrigidimento tissutale, si insomma un certo
indurimento del sogno. Non mi ha risposto, si è limitato a dire di amare
Benedetta alzando gli occhi al Sky.
giovedì 27 settembre 2012
Chi la ganza, noi l'eleganza
La
Fiorentina è ufficialmente un pericolo. La partita con la Juve ha
sancito l’insidiosa presenza nel campionato italiano di una squadra
costruita per fare calcio, anche se ricca di potassio. 300 minuti che
non prende gol su azione dopo che la sua difesa e il centrocampo, che
tra gli altri compiti ha anche quello di proteggerla, sono stati
costruiti da 300 minuti. La macchina da gol juventina disinnescata,
imbottigliata alla fonte del gioco inaridendone la schiumante rabbia
agonistica. Una partita quella di ieri, colta dallo stesso casco delle
altre quattro, tutte e cinque hanno lo stesso valore nutritivo della
passione e il sapore dolce che più dolce non si può, in un panorama
acerbo di campionato italiano, nel quale la sua miglior espressione è
stata dominata dalla squadra di Montella. Non c’è in Italia una squadra
che gioca così bene, che abbia i margini di crescita così grandi, che
dia la sensazione di potersela giocare anche oltre confine, non è stato
sbagliato un acquisto, tutto è tremendamente funzionale al suo gioco, a
partire da una difesa che non sbaglia un intervento e dalla quale
riparte la manovra, sempre, rendendo di fatto il lancione un modo
fossile d’interpretare l’avvio dell’azione, e ne siamo talmente
disintossicati, al punto, che anche se ne fosse effettuato uno solo in
onore di Dainelli, darebbe fastidio come a Montolivo fa venire le bolle
Nocerino sulle Ramblas anche solo a mangiarsi un gelato. Comincio a
credere che alla fine Marotta ci abbia fatto un piacere e che questa
squadra trovi la sua meravigliosa evoluzione della manovra, proprio
lontano dalla figura del centravanti classico, come se il destino ci
avesse regalato una sorpresa, che la squadra cercando di traghettare
fino a gennaio quello che si ritiene un problema, scopra nel frattempo
un tesoro nascosto nel ventre del Franchi, forse nei piedi di Ljajic, o
chissà se in quelli di Mati oppure di El Hamdaoui, così, tanto per far
vincere la scommessa a Caressa che ritiene la Fiorentina la candidata
numero uno a vincere il titolo. Direi quindi di cominciare a dargli
ragione al marito della Benedetta, intanto andando subito a vincere a
Milano, candidandosi ufficialmente, aprendo la crisi di quei morti
dell’Inter con l’esonero di Stramaccioni, prendendo definitivamente
consapevolezza di essere i più forti. Consideriamo poi che la rosa di
qualità e di quantità a disposizione di Montella, non sarà distratta da
nessuna gloria europea, ci eviteremo quindi anche quei costosi regali
che le altre squadre compreranno sicuramente ai duty free, forniti come
sono di vari infortuni tax free. E perché non pensare in grande se la
squadra esprime il calcio più grande, pensavamo che un centrocampo come
il nostro non avesse capacità di filtrare, e davanti a un centrocampo
muscolare come quello juventino li abbiamo dominati, e manca Aquilani.
Dichiaro quindi di voler mentalmente guardare oltre Porta San Frediano,
anche se mantengo la sede del mio sogno rigorosamente in piazza Santa
Spirito, dichiaro di non andare alla messa ma di pregare che si avveri
il pronostico di Caressa, e di non considerarlo una fava lessa, anzi ci
voglio credere come lui, me la voglio dare a bere centrifugando tutta
una serie di pensieri pazzeschi per mantenerne intatti tutti i
benefici, e se i sogni risiedono in Santo Spirito, per la sede della
centrifuga ci vuole piazza Cestello, lavatrice naturale per smacchiare i
panni dal pessimismo. Siamo una squadra che ha il marchio dell’eleganza
impresso nel suo modo di giocare, abbiamo tutte le proprietà naturali
che fanno bene al movimento appesantito da un calcio spazzatura, la foto
di oggi rappresenta questa eleganza della Fiorentina che è diventata la
buccia di banana sulla quale scivolerà il campionato per cadere proprio
ai nostri piedi.
mercoledì 26 settembre 2012
Sotto porta
Perfetta
fino alla trequarti e comunque superiore a una Juve che non costruisce
una sola palla gol, traversa-sfortuna e ancora uso dell’acrilico per
vestire la manovra d’incisività, con Jovetic che se non apre il
magazzino della seta niente scivola oltre la linea del portiere. Una
squadra bellissima da vedere, che gioca un calcio di qualità e che fino
ad oggi l’ha vista sempre superiore al proprio avversario, raccattando
molto meno di quello che avrebbe meritato, ma che lascia intravedere un
campionato di altissima qualità. Impressionante la linea difensiva,
precisa e potente, con la miracolosa registrazione dei movimenti e degli
anticipi, sontuosa in Gonzalo, micidiale in Roncaglia che aggiunge
incursioni da motoscafo in avanti con sempre più frequenza, Tomovic
sorpresa. In mezzo al campo è scuola calcio, è gioco che in Italia non
usa, un po’ come il bacon a colazione, e con Baconi che impazza a
mostrare tutte le frecce all’arco di Borja Valero e Pizarro, milioni di
milioni sono i palloni come le stelle di Negroni, “vuol dire qualità”
come recitava il famoso spot del salamino, e che figura di salame fanno
fare anche al vecchio Pirlo fatto a fette e poi sostituito. In pochi
mesi Montella è riuscito a regalare al campionato la squadra che gioca
meglio, lucida, attenta, che fa un delizioso possesso palla e che
entusiasma per qualità della manovra, adesso la speranza è quella di
trasformare il magnifico lavoro in gol e punti, che ad oggi siamo già a
recriminare nell’ordine dei quattro sugli otto messi in classifica,
oltre a JoJo la speranza passa obbligatoriamente da quelli di El
Hamdaoui, per regalare all’architettura della manovra un uomo che ne
sappia valorizzare le linee del progetto di gioco, con Ljajic che vede
poco la porta e con i centrocampisti che non tirano mai. Se riusciamo a
trasformare la superiorità in pericolosità là davanti allora la
Fiorentina diventa una mina vagante in un campionato che sembra
attendere proprio chi lo possa sorprendere sofferente com’è di una
mediocrità generale con l’aggravante del crollo delle milanesi. Alla
grande soddisfazione nel vedere la squadra superiore anche allo
schiacciasassi Juve, si aggiunge quindi anche il rammarico per i punti
lasciati per strada, se si pensa però che il gruppo è insieme da così
poco tempo, al rammarico allora sostituisco volentieri la speranza che
possa ancora crescere e attraverso il gioco produrre almeno gli
inserimenti dei centrocampisti per arrivare fino a gennaio ancora nel
gruppone, e poi inserire il bomber che farebbe lievitare le nostra
azioni come gli utili del gruppo Tod’s. Ringraziamo quindi Delio Rossi e
Montolivo per aver reso tutto questo possibile, il primo proclamandosi
ideatore di rivoluzioni ma non di gioco, il secondo, rivelandosi
rivoluzionario ideatore di un non gioco, e che grazie a lui vede oggi il
centrocampo del Milan spumeggiante di Asticelle Cinzano che forse
Nocerino vorrebbe mettergli al posto della passata. Bene Pasqual, mentre
Romulo non riesco ancora a inquadrarlo, forse perché disturbato da
un estetica della corsa che non riconosco familiare, ma adesso è tempo
solo di El Hamdaoui, inserimento non più rimandabile, per mettere fine
al Ramadan sotto porta, ci siamo innamorati di questa Fiorentina come
del resto anche tutti gli osservatori che seguono il campionato
italiano, adesso manca solo la concretezza sotto porta, quella che nel
calcio è un magico equilibrio che poi porta attraverso la manovra un
giocatore a tirare in porta, e che riassunta nel linguaggio popolare
della città, porta nel nostro quotidiano vivere in piazza del Tiratoio
attraverso la Porta San Frediano, da una parte il sapore è quello del
gol, dall’altra è quello del lampredotto. E insieme fanno la felicità.
martedì 25 settembre 2012
Test e ovest della passione
Si,
è ormai diventata quasi un sorta di tendenza chic quella di voler
definire la partita contro la Juve una sfida qualsiasi, segnale o
risonanza magnetica che arriva anche dall’interno, da quello che per
molti non e semplicemente un Cognigni ma una spia juventina, e che per
la biopsia è addirittura di quelli maligni, o forse sarà solo un
atteggiamento un po’ bislacco per cercare di sdoganare un certo cliché
di provincialismo da una tifoseria ritenuta troppo becera, e che invece
in questo periodo è attraversata da grande passione, accecata da
violente emozioni, dalla sana rivalità che sfocia nella rabbia
agonistica, fino addirittura a vederci doppio, proprio come un
provincialissimo toro andaluso davanti al drappo rosso. E allora mi sono
documentato e ho ritenuto importante mettere a disposizione
gratuitamente, e lo preciso non tanto per rinfacciarlo quanto per
tranquillizzare il Chiarificatore, insomma, il blog oggi offre un esame
della passione iterattivo, sarà sufficiente guardare la foto di
copertina, un semplice test che mi ha suggerito un medico delle
emozioni, lo stesso che aveva curato con successo quella violenta di
Montolivo nel vedere Nocerino giocare a Barcellona, emozione devastante
che una volta superata brillantemente gli aveva procurato una poderosa
reazione d’orgoglio che era servita a distruggere il Novara, e così,
ognuno oggi potrà capire se è un tifoso provinciale oppure no, basterà
guardare la foto, un test semplice ma efficace, se vede doppio vorrà
dire che è tifoso dal sangue denso, diciamo un triplo concentrato di
passione da spremere sulla partita di stasera, se invece vedrà una sola
testa sarà abulico gestore delle emozioni, chef di cotture al vapore,
che stasera al massimo si potrà concedere uno stravizio fatto di patate
lesse e acqua filtrata con la Brita, e per lui potrà essere davvero una
partita come tutte le altre. Ci sarebbe anche una terza ipotesi che è
quella di chi ci vede doppio dalla fame ma per quella è sufficiente una
Fiesta, mentre per la festa di Firenze ci vorrà ben altro, una squadra
tosta, motivata, micidiale, cinica per fare fuori chi non conosce il
sapore della sconfitta da ben quarantatre partite. Concentrazione
altissima e tifo dal triplo concentrato di passione a fare da supporto,
mentre il tifo di conserva potrà limarsi le unghie tra un capovolgimento
di fronte e chi, al fronte, urlerà invece la propria passione fino
nelle retrovie, e poi i soliti retropensieri a seconda del risultato, o
le solite ritrosie a mostrare i propri pensieri quando il risultato è
favorevole, e bulimia a go go nell’esporli quando c’è amarezza
nell’aria. Oggi che è giornata importante anche per il blog, che si è
avvalso per la prima volta della collaborazione del medico delle
emozioni di Montolivo per testare la passione dei tifosi, attraverso
test specifici dalla valenza scientifica, il blog vuole chiudere con un
altro grande regalo reso possibile proprio dalla disponibilità e
dall’alta professionalità di chi ci ha fornito questo secondo test
assolutamente innovativo, il più avanzato tra quelli mai studiati per
capire le cause che scatenano lo sdoppiamento della vista del tifoso, in
questo caso l’innovazone alla quale tutta la scienza sta guardando con
il fiato sospeso, sta nel fatto di applicare per la prima volta il
risultato di un test al risultato di una partita. Guardate pure la
seconda foto di copertina, chi vedrà una sola ragazza vorrà dire che è
gobbo e buhaccio, chi invece ne vedrà dieci, con la quarta da sinistra
ammiccante e con la mano della quinta sul culo della quarta, deve sapere
che quella ragazza che lo sta guardando maliziosa si chiama Vittoria.
lunedì 24 settembre 2012
Quando non è gol ma rete fognaria
La
foto parla chiaro come invece non può fare liberamente Nocerino frenato
com’è da logiche di gruppo, altrimenti manderebbe affanculo quel
rosicone di Montolivo, che per alzare l’asticella delle sue ambizioni
gli ha abbassato drasticamente quella dell’ingresso al Camp Nou dove
sarà dura che ci rigiochi, e la foto dice senza nessun’ombra di dubbio,
che la vecchia signora domani lo prenderà nel culo. E così dopo essere
caduta alla quarantaquattresima partita, si porterà via sotto braccio il
premio per la sua lunga imbattibilità, un pezzo unico che la Figc ha
fatto scolpire proprio a quel gran cazzone di Valeri, conscia che come
hobby il fischietto di Roma ama proprio fare cazzate en plein air, pezzo
unico che il suo autore titola “lungo”, un artista di grande “rigore”
concettuale, che la critica esalta per una grandissima duttilità
espressiva, fiscale come uno scontrino nel concedere rigori anche al
centoquarantasettesimo, ma allo stesso tempo liberale come il modo di
fare impresa della comunità cinese a Prato, quando concede al portiere
del Parma la possibilità di sgranchirsi le gambe prima che Jovetic
calciasse per poi ritrovarselo in collo, un modo di far rispettare le
regole a intermittenza, che illumina il suo profilo migliore che è
quello di una gran faccia di culo, e che fino ad oggi riconoscevamo
solo nelle dichiarazioni di un Montolivo rientrato a determinare i
successi del Milan. Ma la fortuna ha voluto che quel figlio illegittimo
di una Lucrezia Borja Valeri ci sia capitato contro il Parma e non
domani, anche se agli amici del blog è piaciuto tanto, io invece, degli
otto rigori che ci avrebbe fischiato contro, di cui uno anche
nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, assolutamente
sacrosanti come avrebbero giustificato sempre loro probabilmente
scambiando Valeri per Valero, io ne faccio volentieri a meno, e
francamente preferisco un arbitro moralmente meno virtuoso di lui.
Intanto è bastato un pareggio esterno che dire sfortunato è poco, per
avviare la rilettura in chiave negativa delle quattro partite fin qui
disputate, analisi affogate nella frustrazione di una vittoria sfumata
sulla caricatura della sora Cecioni di quella Franca Valeri d’un
arbitro, rilettura dovuta alla forte pressione degli sfigati che alla
fine ha fatto saltare in aria il tombino della fogna dove si erano
rifugiati, e così riecco il melmoso atteggiamento menagramo, più affine
alla realtà meneghina che oggi meglio li rappresenterebbe, mentre a
Firenze tira aria nuova e pulita, come appunto dimostra la foto, che
sarà il manifesto da esporre dopo aver fatto il culo alla vecchia
signora. E se a qualcuno piace tanto rileggere con le mani sporche di
cioccolata per dare sfumature diverse a quanto fatto fino ad oggi, con
pensieri di cacca, la giornata di ieri semmai da valore alle vittorie
con il Catania e con l’Udinese, confermando che la Fiorentina è la più
bella sorpresa del campionato, chi conosce Montella e sa della sua
abitudine nell’evitare accuratamente i commenti sulle decisioni
arbitrali, vada a scoprire cosa ha detto invece sul rigore concesso per
il fallo di mano di Toni. La partita di Parma è stata comunque una gran
bella partita, emozionante, divertente, che ha mostrato una squadra viva
in un campo difficile, e che non ci ha visti vincere anche per
circostanze sfavorevoli come l’errore di Jovetic e la fiscalità a
momenti dell’arbitro. Ma questo è un blog liberale proprio come Valeri,
che valuta quindi anche la possibilità che tra i tifosi ci sia chi si
riconosce nell’antidellavallismo e che quindi trova più giovamento nelle
disgrazie che non nelle vittorie, e per questo motivo lascio sempre
molto volentieri la possibilità di poter dare una lettura differente a
quelle che sono le mie convinzioni, per questo motivo faccio come
Cellino ai suoi tifosi, un appello ai menagrami di casa nostra, correte
pure in massa a disarmare la vecchia signora per fare della scultura di
Valeri un piacevole passatempo con cui trastullarvi tra un periodo di
letargo nella rete fognaria e la richiesta della grazia di una sconfitta
con la Juve al Santo, che ve la fa volentieri perché buon sangue non
mente, come Mentolivo e il suo clan.
domenica 23 settembre 2012
Incidente di percorso
Alla
fine il risultato è giusto, diciamolo subito, maturato però a terra
davanti a una miriade d’imprecazioni, recriminazioni e recinzioni
lasciate aperte, e dalle quali è poi sfuggito il risultato, nelle quali
spiccano epiteti svolazzanti di ogni sorta, ma dalla quale ci piace
scegliere la varietà più sana, quella allevata a terra insomma, dal
sapore di disappunto lontano e difficile da staccare dall’osso, un ormai
tenero e privo di forza aggressiva “aia aia aia”, di fronte magari a un
più classico vaffanculo, perché è proprio davanti alla partita che si è
aperta l’aia, uno spiazzo tipico dove oggi razzola solo il nostro
rammarico. C’è mancato il calzettone giallo e Spolli a difendere il
becchime dei tre punti, Pollock invece ce l’abbiamo a raccontare una
polluzione pomeridiana accompagnata da sogni di gloria tracimati davanti
al rigore di Jovetic, da ribattere perché il portiere si è mosso due
metri in avanti mentre l’arbitro era intento a cambiare l’acqua ai
polli, che siamo noi naturalmente Cresceremo fino a diventare almeno
tacchini per il giorno del ringraziamento in segno di gratitudine per
una sana vittoria in trasferta, e non quello svolazzare di piume che ha
oscurato il tardo pomeriggio del tifoso Viola, poi quando si è diradata
la tromba d’aia, si sono contati i danni causati da quella volpe di un
Parma, un rigore e espulsione a tre minuti dalla fine buttato ai maiali,
e un rigore regalato al terzo minuto di recupero che è roba da maiali.
In mezzo un arbitro contadino scarpe grosse e cervello fino, un primo
tempo che conferma le grandi potenzialità mostrate nelle tre precedenti,
una ripresa dove per la prima volta la squadra rincula e dove
l’avversario e il destino t’incula. Mati mi è piaciuto fino a ricordarmi
un po’ anche Massimo Orlando, mentre Jovetic è quello che mi è piaciuto
meno, come se le sue gesta fossero state raccontate fino ad oggi da un
mito come Ruggero Orlando, poi fosse sopraggiunta una sorta di
svagatezza, leggerezza, debolezza davanti ai piaceri della carne come
una cronaca del peggior Sandro Paternostro, JoJo davanti al dischetto
mentre il giornalista davanti a Carmen di Pietro. Nota positiva ancora
per Cuadrado, Roncaglia e Gonzalo, meno per la disposizione della difesa
sui calci piazzati, meno nel secondo tempo di Pizarro e nella seconda
partita consecutiva un po’ sotto tono dal punto di vista qualitativo di
Borja Valero, Seferovic impalbabile ma anche tolto nel suo momento
migliore, nota lieta Viviano, finalmente reattivo e prodigioso in un
paio d’interventi, che ha dato per la prima volta la sensazione di
essere un grande portiere. Sciagurata la gestione degli ultimi minuti,
ma un Montella oggi più opaco anche nella scelta delle polacchine, saprà
trarne insegnamento così come la squadra capace nei cinque minuti
finali nell’impresa di dilapidare una vittoria, che pur soffrendo dopo
essersi allungata e misteriosamente dimenticata della sua capacità di
possesso palla, era riuscita comunque a portare fin davanti al dischetto
del raddoppio. Episodi certo non favorevoli, come i rigori subiti,
casuali, sfortunati e per i quali l’arbitro ha dimostrato tanta pignola
passione, quella stessa passione, rigida, quasi inteccherita
nell’applicazione del regolamento e nella distribuzione dei cartellini
gialli, che si è dissolta davanti alla passeggiata di Mirante nel cuore
dell’area di rigore mentre JoJo ancora sistemava il pallone, diciamo una
passeggiata “A piedi nudi nel parco” mentre lui, porco, girava la testa
dall’altra parte, e non certo parco come il povero Sandro Paternostro
che la testa l’aveva messa tra le poppe della Di Pietro, tanto per
essere morigerato.
sabato 22 settembre 2012
Teste toste o tostate
Da
un punto di vista tecnico non ci sarebbe partita, se non ci fosse però
il timore della presenza di un punto di svista dietro l’angolo, che è
l’esatto contrario del colpo di fulmine col quale potrebbe essere anche
piacevole scontrarsi, tipo quello con Mati, che è invece superficialità o
se preferite amore a prima svista come quello degli arbitri nei
confronti della Juve, e quindi, squadra bella concentrata, tosta, sul
pezzo, oppure squadra dai pensieri tostati per mantenerli più a lungo,
fino a martedì per intendersi. E così per la prima volta mi gioco subito
entrambe le foto, come il jolly di “Giochi senza frontiere”, ribaltando
il consueto sfruttamento dell’immagine femminile a favore di una logica
bieca e con le bietole per il piacere di AntoineRouge, che ne prevede
un utilizzo sempre uguale a se stesso, con la prima che apre e la
seconda che chiude, oggi no, e agli amanti della stessa spiaggia stesso
mare potrà sembrare anche una manovra spericolata come quella del cugino
di Vargas, ma necessaria invece per sottolineare con forza il concetto
che voglio esprimere. Le foto ci mostrano infatti i due possibili
diversi approcci alla partita, nel primo caso, che è poi quello che ci
auguriamo, anzi, quello che siamo certi sarà l’atteggiamento della
squadra, che ha bene in testa solo il pallone, lo ha chiaro anche se
sembra scura, è bella tosta anche se sembra bella tostata, squadra che
per non essere fraintesa ne alloggia addirittura un paio di pensieri
sferici fissi, come le palle che deve avere chi non si lascia distrarre
dai dolci countdown delle sirene bianconere. La seconda foto è
dirimpettaia all’altra nell’atteggiamento, un squadra slavata e svagata
che ha la testa tra le nuvole, anemica, diafana, curva, assente al
presente e con la testa lontana dalla pianura padana, piegata dalla
pressione atmosferica della piazza, e che alla fine guarda alla partita
di oggi con l’occhio guercio di Marotta, un po al Tardini e un po’ come
fa il tardivo, uno in qua e uno in là, e quello in là guarda dall’altra
parte dove tuona, e quando tuona vuol dire che da qualche altra parte
piove. Non voglio fare un appello alla massima attenzione, e neanche un
annunzio, e non se n’avrà D’Annunzio se non deve piovere sui volti
silvani, se la squadra non deve sedersi su Divani & Divani, se non
dobbiamo fare la figura del Fantozzi davanti alla signorina Silvani.
Penso al turn over e spero nell’over perché Overmaltina da forza alle
sensazioni, e una vittoria darebbe grande forza alla squadra e
all’ambiente, sarebbe una bevanda tonificante come Toni e la sua mano
avvolgente come il sapore del malto, ma anche Ovomatina, da Mati
finalmente titolare della Fiorentina, malto d’orzo sulla partita sempre
per il piacere di AntoineRouge, e Orzon Welles per mettere in scena
invece di “Quarto potere” la quarta partita, e che sia lo stesso
grandissimo successo.
venerdì 21 settembre 2012
A suggello ti surgelo l'uccello
Per
evitare che una doccia fredda ci restringa l’entusiasmo insieme al
pipino, e proprio adesso che è terminata la bonifica dello sversamento
dei liquami fognari sulla società, adesso che abbiamo finalmente
recuperato la passione dalla discarica dove era stata gettata, vorremmo
proprio evitare il ringrinzimento dell’apparato tifo, perché qua si
fanno i conti senza l’oste e soprattutto si fanno i conti alla rovescia,
e per di più alla cazzo di cane, come se si dovesse partire per una
missione nello spazio, e siccome ci piace parecchio la fi..sica, allora
teniamo presente che nella struttura quadridimensionale dell’universo
esiste lo spaziotempo, oltre quindi ad agognare lo spazio per il quale
vorremmo partire pendendo da labbra e Nasa aquilani di chi ci scandisce
giorni, ore e sceondi, esiste anche quella quarta dimensione che si
chiama tempo, e che rappresenta il palcoscenico dei fenomeni fisici, e
in scena si va prima con il Parma. Sarebbe appunto da coglioni
dimenticarsi le battute della prossima partita per studiare il copione
di quella che viene dopo, perché la doccia fredda ce li raggrinzirebbe, e
presentarsi all’appuntamento con la nemica storica cercando d’incularla
con l’apparato sottodimensionato da ipotermia non consente certo di
accedere alla prestazione soddisfacente. Non solo ci siamo fatti
prendere dalla corsa allo spazio, che potrebbe anche essere tipico della
guerra fredda tra i due blocchi, ma ci abbiamo aggiunto la letterina al
Savonarola scritta dal Pucci, innescando problematiche di natura
logistica che ci smuovono la libido come un passaggio laterale di
Montolivo, ma che cazzo ce ne frega dove si siede Conte, e non è finita
qui, perché in allegato con la lettera di Benigni e Troisi, esce anche
il primo fascicolo del tormentone sulla presenza di Diego o meno in
tribuna. E in tutta questa sciagurata gestione del calendario da parte
dei media brancolanti nel buio pesto dell’intelligenza, buio pesto con
il quale ci condiscono le trenette, visto che ormai hanno perso anche
l’ultimo dei trenetti del buonsenso, insomma, in tutto questo jet lag
professionale, Montella dovrà essere abile idraulico a regolare il
vecchio boiler del nostro gruppo, magari con il top boyler, in modo da
far uscire acqua calda o almeno tiepida a Parma. E poi vorremmo
suggerire ai nostri cronisti cittadini sempre perfettamente allineati
alla notizia, gente sincronizzata sui fatti, nel senso che evidentemente
si son fatti raccomandare, a questi geni della tempistica chiediamo se
non fosse il caso di anteporre alla partita di domani anche un dei
grandi dubbi amletici che rimbalzano da sempre nelle piazze più popolari
di Firenze, come quello se il panino col lampredotto è meglio bagnarlo
nel suo brodo di cottura oppure no, e al limite, prima di parlare della
partita con il Parma è sempre meglio ricordare che Lady Radio ha
cambiato la frequenza. Noi confidiamo comunque nelle capacità idrauliche
di Montella, nell’aver saputo isolare bene i tubi della squadra da
questo slittamento dello spaziotempo, confidiamo nell’entusiasmo e nel
piacere che la squadra stessa ha dimostrato nel giocare, in modo da
tenere il mirino bello fermo sulla pianura padana, e poi siccome il
prosciutto lo fanno buono, potremo vincere anche con l’over in modo che
se ne tagliano un po’ di più come spesso accade e ci chiedono “che
faccio lascio?” sarebbe proprio da pidocchi non farseli lasciare quei tre punti in più. Capisco anche
però che ci possa essere qualcuno che ama le docce fredde perché con
quelle riesce a scuotersi dal rincoglionimento del rilancio, di quelli
che la vendetta va servita fredda ai Della Valle, gente che spesso si
confronta con la tristezza che solo il riso freddo riesce pienamente ad
esprimere, umanità brinata che condisce con l’olio di semifreddo, per
loro il preparatissimo Gianni Vio ha studiato una specifica situazione
da fermo, la vediamo bene nella seconda foto, un corpo bello fermo e
irrigidito in ambiente climatizzato a dovere, là dove dopo essere stati
in bagno si tira la catena del freddo, aree di rigore climatico tipiche
da bomber freddi e spietati sotto porta e sotto zero, luoghi di tormenta
del cuore di quelli che se riesci a raggiungere una qualche forma di
erezione nel godere dopo una sconfitta, quando l’entusiasmo precipita
appunto sotto lo zero termico e i tacchi, beh, il surgelamento ti offre i
soliti innegabili vantaggi per conservare l’erezione più a lungo nello
spaziotempo.
giovedì 20 settembre 2012
Un po' parco un po' porco
Per
farlo crescere bisogna innaffiarlo, “inna..” e non “anna..” perché per
renderlo più visibile possibile deve essere bello ritto come una pinna,
si, il sogno va irrigato giornalmente attraverso il lavoro sul campo o
sull’orto a seconda della sua lunghezza, e poi concimato con i
risultati, cominciando a dargli forma già da sabato vincendo a Parma.
Per farlo crescere bisogna annaffiarlo, “anna..” e non “inna..” perché a
forza di farlo crescere esce fuori la panna, un sogno quindi da montare
e da servire con i cialdoni martedì sera a quelli gobbi cialtroni.
Sognare è l’arte per eccellenza dei tifosi, niente di più facile quindi
che usare l’entusiasmo come decespugliatore per togliere le erbacce che
fino ad oggi lo avevano soffocato, liberare il nostro giardino significa
farlo nuovamente frequentare, trasformandolo speriamo, in giardino e
nuovo miracololo all’italiana, senza più bubare ma con il terzo Boboli
nel cuore, e se parlando di Juve ci viene in mente il topo di fogna, per
disegnare il sogno, anche a voler star bassi bassi come una siepe di
bosso, ci vuole l’arte topiaria. Intanto Edwuard mani di forbice
Montella, ha disegnato una manovra fatta con le pareti potate di un
labirinto di siepi, dove gli avversari si perdono per ritrovarsi solo
più tardi negli spogliatoi, disorientati e con zero punti in classifica.
Giardinieri geometri che piantano i bulbi della manovra seguendo
precisi schemi, si dice che tra le innovazioni di Montella ci sia anche
una sorta di rasatura speciale del prato che riprende un po’ le tecniche
dei cerchi sul grano, in questo caso la maestria del taglio permette di
disegnare delle frecce come fa Adriano Baconi alla Domenica Sportiva,
in modo che i giocatori possano giocarci sopra a memoria, si dice anche
che Vargas si fosse trovato a disagio proprio per questo tipo di
segnaletica, e la storia dell’incidente con il cugino senza patente ne è
una diretta conseguenza, visto come hanno scambiato un cartello di
Piazza Pier Vettori per l’indicazione baconiana di Montella di ribaltare
la manovra. Si, è vero che lo staff di Montella è composto da una
miriade di giardinieri che potrebbero gestire un parco giardino di
600.000 metri quadrati, altro che un parco giocatori, ma per la
fioritura del grande sogno ci vogliono attenzioni ai particolari, una
grande varietà di schemi per colorare la manovra e regalare uno spettacolo cromatico indimenticabile fatto di gigli, fantastiche
composizioni della barriera grazie agli studi di Gianni Vio, eleganti
aiuole dalla diversa altezza, dove Pizarro spicca per essere quello più
tappezzante. E con la grande rosa di quest’anno non poteva certo mancare
la fioritura delle rose che sbocciano sul viale che porta dritto al
gol, simbolo di eleganza e bellezza sono loro che profumano il nostro
sogno. Ma in tutto questo gran rifiorire di sogni narcisi, c’è un però
che è un bel gran però, perché per rendere rigoglioso il parco giardino
dei tifosi ci vuole tanta acqua e l’acqua non sempre è disponibile,
dipende dalla stagione, e allora quel grande innovatore di un napoletano
si è inventato un qualcosa di molto più efficace del GPS, e quando
scarseggia l’acqua, come possiamo vedere bene nella seconda foto di
copertina, e a differenza dalla prima, per farlo crescere non innaffia,
usa altri metodi.
mercoledì 19 settembre 2012
Sogno o son destro?
Ma
dov’è l’inculata? No, perché non vorremmo mai che dietro a questa
meravigliosa trasformazione ci fosse una bella fregatura, che so, un
mattone dentro al videoregistratore, quell’anima delli mortacci sua che
però dava un certo peso agli scambi commerciali prima ancora dell’area
euro, ma comunque sempre nell’area di servizio degli Autogrill dentro ai
ruggenti, raggiranti e ormai anche arrugginiti anni 80, insomma, come
un Montolivo dentro a un progetto in Autofinanziamento, con il mattone
che diventa superficie di cottura ideale per chi ha zampa sarcigna e
gialla ed è attratto dal quel progetto milanista che è roba da veri
Amadori, Francesco Amadori, a Milanello, là dove all’allenamento viene
sostituito l’allevamento a terra. E Non vorremmo mai che Montella,
quelle belle polacchine rosse le avesse comprate su Zalando senza
nemmeno pagare le spese di spedizione, e così dopo aver perso anche un
cliente come Marchionne, a chi cazzo le vende le scarpe Della Valle, con
il rischio serio della smobilitazione che i più svegli hanno da tempo
subodorato, insomma, sempre il solito interrogativo concettuale che ci
frulla nella testa, nasce prima l’uovo o la gallina? Nasce prima la
smobilitazione o il gruppo Tod’s? Una qualsiasi Cayenne zizzagante ci
farebbe ritornare in gola i cugini astemi, che bene o male un cugino e
un astemio uno ce l’ha sempre in famiglia, gente senza patente e dai
ribaltamenti facili che non sono quelli di gioco, mentre non c’è cosa
più divina che ribaltarsi la cugina. Oggi che non si masticano più gomme
ma calcio, che non si tirano pedate nel culo, ma si calcia il pallone
senza mai sbagliare un passaggio, oggi che vendiamo cara la pelle
difendendo la maglia, mentre prima c’era chi tirava a tarda notte
indossando la pelle nera dentro a festini sadomaso, fino al maso delle
pernici, di quelli dove girano i frustini e le pernici gonfiabili, e
dove c’è sempre uno stronzo che ti vuole offrire due frustini in cambio
del Dash. Allora ho chiamato la Bice per chiedergli di andare a fare un
servizio e verificare che non ci fosse nessuna fregatura, che so, una
pontellizzazione occultata nel doppio mento di Cecchi Gori, o magari che
la tifoseria non si fosse messa in testa di organizzare una coreografia
per la partita contro la Juve che riprendesse il tema dei nasi da pagliaccio che così
tanto successo di critica e di pubblico aveva già riscontrato a Moena,
insomma, questa è una settimana troppo importante per fare scherzi da
prete, e quindi senza neanche pensare per un attimo ai giubbottini
strinti di Phonzie, ho anche esplicitamente chiesto alla Bice di
verificare che Vargas così tanto entusiasta di riabbracciare Gilardino,
non trovandolo più non gli fosse venuta la bella pensata di venire a
ricercarlo qua. Mi ha rassicurato, sembra tutto tranquillo, con Aquilani
che continua il lavoro differenziato in previsione di un prossimo
rientro, con Jovetic straripante anche in allenamento, mentre un po’ ci
dispiace per El Hamdaoui che invece ritorna in gruppo ma sembra
difficile poterlo rivedere al centro dell’attacco a Parma, tra l’altro
la Bice mi ha assicurato che c’è un clima veramente positivo e sereno,
che non c’è profumo di fregature di sorta, che in sala stampa Montella
ha spiegato di usare le polacchine non tanto per un vezzo come si
vocifera a vanvera, ma solo perchè essendo napoletano, usare scarpe
allacciate significa non farsele inculare da qualche giornalista alla
canna del gas così come era successo con gli occhiali di Mihailovic.
Insomma, la squadra si prepara bene, il vento sembra veramente cambiato,
il Vuturo ha ricominciato a confrontarsi nuovamente solo con lo
specchio, mentre la Bice ha avuto un piccolo screzio con un piccolo
stronzo che prima gli ha toccato il culo e poi si è giustificato dicendo
di averlo fatto in buona fede, la stessa storia dei Della Valle prima
cancro da estirpare, oggi vezzo da mostrare come un neo civettuolo,
prima scaltri mandanti di spietati killer della passione e poi tornati
ad essere gente competente e in buona fede, ma la Bice non si fa ne
toccare e ne tantomeno prendere per il culo da nessuno, e così, da
pacifista qual’è, ha risposto con i fiori nei cannoni, sì, fior fior di
palletToni.
martedì 18 settembre 2012
Il fauvismo delle fave
Ormai
è chiaro a tutti, anche a quelli che da una parte erano abituati
all’esclusiva cucina dei ranci bresciani, e dall’altra sono comunque
rimasti a regime di stretta dieta antidellavalliana, perché affetti da
forte intolleranza ai rilanci, è chiaro dicevamo, come questa Fiorentina
serva alla sua mensa un gioco pieno di zuccheri, con la specialità
della casa che è un trionfo di geometrica manovra, un gioco capace di
far crescere l’erba nel deserto del calcio italiano, cake design allo
stato puro che ritroviamo sulla lavagnetta degli schemi di Montella, e
che oggi possiamo mostrare nella foto di copertina grazie alla
gentilezza di Guerini che l’ha scattata per noi, una torta che la
squadra serve poi ai propri tifosi, una specialità che ci piace
veramente un Mondrian. E come i quadri del pittore olandese, anche la
manovra della squadra dimostra complessità che smentisce un’apparente
semplicità, perché quelle forme rettangolari conosciute e
superficialmente banalizzate, che Mondrian dipengeva di rosso, giallo,
blu o nero, Montella è riuscito a rendere realtà sulla tela verde di un
campo di calcio, là dove solo poco mesi fa era difficile disegnare due
passaggi di fila senza rompere la punta della matita, figuriamoci
dipingere un possesso di palla così marcato. Al massimo si era arrivati
al puntinismo, quello di chi si era impuntato a mettere prima i puntini
sulla P di pontellizzazione, poi accortosi che la P non aveva puntini,
ha pensato bene di metterli sulla smobilitazione, un percorso più
pittoresco che pittorico, e che ha portato fino al fauvismo, roba che in
San Frediano è considerata più che altro favismo allo stato puro, visto
che anche sulla smobilitazione non c’è traccia di puntini. E se per
arrivare a uno stile di manovra di questo tipo si è dovuto guardare
anche a Picasso, c’è chi, attaccando questa proprietà ha seguito la
corrente di pensiero di quelli che non hanno capito un Picazz, e più che
cubisti son sembrate teste quadrate elevate al cubo. La grande
rivoluzione dei Della Valle come la grande guerra per Mondrian, segnano
un cambiamento nella propria visione di gioco, si passa dal far cahare
alla teoria del neoplasticismo, fatta sua oggi anche da Montella, e che
il pittore olandese riassumeva, senza neanche bisogno del GPS o delle
strategie di Gianni Vio, in questa semplice frase “costruisco
combinazioni di linee e di colori su una superficie piatta, in modo da
esprimere una bellezza generale con una somma coscienza”, praticamente
la manovra della Fiorentina, e poi “credo sia possibile che, attraverso
linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, guidate da
un’alta intuizione dei singoli giocatori, e portate all’armonia e al
ritmo di un pressing alto, queste forme basilari di bellezza, aiutate da
altre linee o curve chiamate anche cross, possono divenire un’opera
d’arte come lo è un gol di Jovetic”. E se Mondrian cominciò a dipingere
quadri a “griglia”, Moggi ha trovato invece la fine della propria
carriera per aver voluto mettere il becco nella composizione delle
griglie arbitrali, ma alla fine anche noi tifosi abbiamo abbracciato
coraggiosamente un’arte di pura astrazione come può esserlo solo il sogno
dello scudetto. L’apparente semplicità delle opere più celebri come le
partite vinte porta a credere che chiunque possa dipingerle, tanto da
rendere il gioco della Fiorentina, che ne ricalca le geometrie, una
pratica semplice come è successo proprio col Catania, mentre dietro c’è
il gran lavoro dell’allenatore e della società, oltre naturalmente ai
fondamentali degli interpreti. E se Mondrian è considerato il padre del
design pubblicitario, la Fiorentina è una bellissima pubblicità al gioco
del calcio, e la seconda foto ci mostra proprio di che panni si veste
quest’anno.
lunedì 17 settembre 2012
Geometrie di pizzi e Pizarro
Aspettando
Aquilani non mi sembra un Pizzardo pensare alla qualificazione Champion
come obiettivo reale di questa Fiorentina tutta geometrie di pizzi e
Pizarro, calze Ragno e ragnatele con le quali adescare gioco, una
squadra che mette in vetrina la nuda e strabordante qualità del suo
centrocampo, in maniera così sfacciata come solo le signorine ad
Amsterdam sanno fare, e se non è questo il miglior reparto del
campionato ci siamo almeno molto vicini, come lo è Utrecht alla capitale
dei Paesi Bassi. Pizarro e Roncaglia si dimostrano acquisti a km zero
di quelli da presidio Slow Food, per intendersi, quei giocatori che
mirano al recupero dei sapori perduti, come sembrano recuperare alla
memoria le gesta di Pecci e Repka, e a proposito dei Paesi Bassi, il
cileno mostra proprio un calcio che pare uscito dal paese dei bassi e
delle meraviglie, disegnando un reparto da favola anche senza più le
prestazioni di Alice con la sua passata. Mi è piaciuto anche il Catania e
per questo la considero una vittoria non così semplice come potrebbe
apparire, sbloccata solo grazie all’apriscatola di Jovetic che si fionda
in testa alla classifica marcatori, come Marotta in farmacia a prendere
il Maalox ogni volta che un gol del montenegrino gli fa tornare in gola
il no dei Della Valle. Una difesa completamente nuova ma che sembra
giocare insieme da sempre, con l’inserimento all’ultimo tuffo di
Tomovic, che è risultato naturale come il tuffo della brioche nel
cappuccino, e i cambi sono Savic, Camporese, Cassani e Ljama, così che
Nastasic è diventato un ricordo quasi sbiadito. Intanto Cuadrado ha
barattato un’appendicite con un polmone ritrovandosene tre, eccessi come
quello di voler emulare troppo spesso Messi, Pasqual puntuale alla
raccolta dei lanci vendemmiati da Pizarro, spingendo con una una
continuità che va a braccetto con la crescita continua della squadra,
dalla condizione fisica alla gestione del vantaggio, dalla costruzione
della manovra alla concentrazione sempre alta per tutti i novanta
minuti, un bravo quindi a Montella e al suo staff, allenatore capace
anche in corsa e che spero possa con El Hamdaoui dare alla squadra il
centravanti di cui sente la malinconia, come si è visto con l’ingresso di
Toni, che a proposito di malinconie, qualcuno ne sarà stato sicuramente
assalito dopo quel roteare intorno all’orecchio. Quella che manca adesso
è la vittoria in trasferta in modo da presentare ufficialmente la
candidatura tra le grandi del campionato, e io mi toglierei subito il peso
già sabato contro il Parma, per gettare via la maschera senza tanti
indugi, considerate anche le alternative di qualità di cui Montella può
disporre, e soprattutto senza più il Novara che con la sua
partecipazione nella massima serie giustificava anche la presenza del
suo giustiziere con la passata, che intanto però passava il resto del
suo campionato a scrivere il libro per difendersi dalle infamanti accuse
di un presunto comportamento fallace, e guardando proprio alla Fallaci
ha annunciato insieme ai suoi procuratori la prossima uscita di “
lettura di un’intervista mai nata” .
domenica 16 settembre 2012
Dal nudo al nodo
La
nuda passione ritrova oggi finalmente le sue coordinate, con due O come
la Coop, una passione che ha gli stessi numeri della grande
distribuzione, scaffali pieni di emozioni da riempirci il carrello e lo
stadio. “Nudi alla meta” di una partita tanto attesa e disturbata dalle
auto in sosta davanti al passo carrabile della sosta per la Nazionale,
fastidiosa interruzione come lo è uno sciopero dei mezzi pubblici, che
intasano la circolazione dell’adrenalina che scorre veloce solo dentro a
una partita, sostituendola con parole e parole in un’interminabile coda
di seghe mentali, ingorghi di discorsi nel tentativo vano di riempire
il vuoto della nuda passione. Nuda e bella che non ha bisogno di
photoshop, generosa come può esserlo solo una scollatura, ma che deve
fare attenzione a passare davanti al reparto dei surgelati dove ti si
ghiaccia il sangue quando a gonfiarsi è la rete sbagliata, quando nella
lista della spesa ti sei dimenticato il pesce fresco per l’apporto di
fosforo necessario alla fase difensiva, quello che serve
all’applicazione degli schemi, e a prestare la giusta attenzione per
evitare i pericolosissimi inserimenti centrali, ma più grave di tutto è
quando non hai segnato di dover segnare e la squadra non se lo ricorda. A
occhio e croce potremo usare la cassa veloce per sbrigare rapidamente
la pratica di una vittoria, e che poi stiamo pensando d’inserire in
maniera permanente nella nostra dieta, cassa veloce per far prima a
portare a casa la partita e cucinare così tutte le emozioni che ci sono
rimaste attaccate addosso, senza farle attaccare al fondo di quella
padella scaldata sul fuoco alto della nuda passione. Perché alla fine,
in fondo in fondo a una pentola dal doppio fondo, la nuda passione non
può cuocere veramente nuda come mamma l’ha fatta, o addirittura
disinibita come la vorremmo noi, ci sono sempre delle bende che coprono
le ferite delle assenze forzate come quelle di El Hamdaoui e Aquilani,
ci sono i condizionamenti psicologici e fisici di un Toni che potrebbe
fare la fine dei polli cotti sui mattoni, dado di Cuadrado o Cassani in
casseruola, uova Pasqual o panettoni che non sempre vengono mangiati,
oppure la carne tagliata a coltello con Ljama affilata, la torta di
semolino che va di traverso a Romulo, o Migliaccio che gli va
direttamente in culo. Ma se c’è una cosa che veramente da fastidio alla
nuda passione, coprendola di preoccupazioni fino a trasformarla nella
seconda foto di copertina, quella cosa è il nodo scorsoio del risultato
che influenza i giudizi, una cravatta che ingessa le fratture dell’umore
dopo le cadute rovinose, il risultato è un abito che non fa il monaco,
uomo di fede e generosità che intanto ha prestato la sua cella a
Montolivo e alla sua asticella, rinchiuso nell’intimità del suo nuovo
progetto ad arricchire lo spirito e l’ambizione con un’altra sconfitta a
parametro zero, mentre noi dovremmo essere capaci, così come il monaco,
a mantenere la serenità anche in regime di castità da risultato in
bianco come un pareggio o peggio ancora, sì, insomma, quando quella
troia della nuda passione ci tradisce con una sconfitta.
sabato 15 settembre 2012
Adamo ed Eva Henger
Tutto
è cominciato con la donna e con la mela, e hai voglia a dire che una
mela al giorno leva il medico di torno, quando l’uomo credulone
abbindolato dai consigli salutisti di AntoineRouge, se l’è pure mangiata
costringendo di fatto l’umanità a prenderlo nelle mele, questo per dire
anche la mia sul tema che ieri ha acceso la discussione sul blog, una
mela che per qualcuno è sembrata avvelenata come quella della strega di
Biancaneve, mentre io penso che con le proprie mele ognuno possa fare
quello che vuole, e mi preme, a proposito di sensibilità, dire
soprattutto che gli uomini sensuali hanno molto spesso delle grandi
qualità, che in ambito artistico si esaltano dimostrando talento da
vendere, che non son proprio mele, e se a me preme sottolineare questo
aspetto, mi aspetto, essendo un gran bell’uomo, che ci possa essere
anche un buongustaio che me lo voglia premere da dietro, situazione che
considero piacevole come un’avance femminile, se il man è un ’uomo come
la Kidman. E se Della Valle è il nostro re o per qualcun’altro Renetta, a
valle di tutti questi discorsi mi auguro sempre che una persona possa
essere giudicata per quello che esprime e non certo per le sue
attitudini sessuali, e per quella che è la mia esperienza sugli uomini
sensuali, trovo che siano molto spesso persone brillanti e piacevoli,
divertenti insomma come la Melevisione, e comunque, tra le mele, i Della
Valle, e il fatto che le persone NON vadano giudicate guardando dentro
la loro sfera sessuale, personalmente gli dedicherei tutta la Val di
Non, paradiso delle mele, per passare così dalla sfera sessuale alla
sfera che domani ricomincerà finalmente a rotolare. Abbandoniamo
velocemente anche il mondo dei vegetariani, dei vegani e degli
animalisti prima che Jordan chiuda la stagione estiva con un trionfale
pinzimonio di finocchi, e prima che ritiri fuori la testa anche Don
Diego della Vegan, che il Sopra con tutta quella sua grande iperattività
nel salire e scendere dalle parole non faccia incazzare qualcuno,
proprio perché è quando va sotto che la capra crepa, per non parlare di
Deyna che è persona che in tutto quello che fa ci mette una tale
passione da portarlo sempre in scena al Teatro Argentina. Adesso andiamo
diritti verso la partita di domani sperando che a farci una carezza sia
la dea bendata e non un bandito metrosexual, e qua un piccolo dubbio mi
assale, perché cosa succederebbe se ad accarezzarci fosse appunto un
deo bendato, per noi è normale farci toccare da una dea, mentre allora
potrebbe risentirsi la parte femminile del tifo Viola irrigidendosi
davanti alle attenzioni di una donna fortuna, mentre per noi è naturale
augurarsele. Col Catania insomma bisognerà ripartire subito forte
trovando il gioco di Napoli ma soprattutto la vittoria della partita
d’esordio contro l’Udinese, spererei di rompergli le mele se non fosse
che l’argomento fin qui trattato non mi inibisse la metafora, forse
sarebbe meglio usare un espressione figurata diversa, che non si
prestasse a facili doppi sensi, considerando magari le reni in
sostituzione delle mele, se non fosse che qualcuno in dialisi potrebbe
giustamente anche risentirsi, come del resto deve essere chiaro che se a
me non piace etichettare una persona per le sue abitudini sessuali,
perché lo ritengo un errore, alla stessa maniera anche l’errore di
parallasse non può essere considerato moralmente meno deprecabile di
quello di un paraculo. Dopo questo breve viaggio nella Val di Non, non
posso chiudere senza fare outing, ebbene si domani mi mancherà molto El
Hamdaoui, e voi pensatela un po’ come vi pare, perché ogni tifoso ha le
sue, e mentre voi giudicherete le mie malinconie marocchine, io penserò
invece a un tifoso di quelli sessualmente considerati nella norma, anzi,
uno di quelli che non si fa mancare proprio niente, perché è uno che
tocca le mele e che in più si chiama Tocca l’Albicocca, e a uno così che
non glielo vuoi comprare almeno un giocatore macedone, macchè, pensa
che frustrazione sessuale la sua. E a chi li definisce diversi rispondo
con un pensiero di Benigni “Abbiamo una cosa in comune. Siamo tutti
diversi.” Ma tutti insieme domani dovremo fare soprattutto grande
attenzione al Catania, e non solo, perché comunque saremo sempre vigili,
strenui difensori della nostra passione ma anche delle nostre caste
virtù, e la seconda foto di copertina illustra proprio questo pensiero
“giù le mani dalla Fiorentina” ma anche dalla nostra Val di Non.
venerdì 14 settembre 2012
Nel mezzo del cammin di nostra vita
“Il
miglior modo per uscirne fuori è passarci in mezzo” (vedi foto), un
pensiero del poeta americano Robert Frost, per dire che la bella
Fiorentina di oggi è anche figlia della crisi che l’ha attraversata,
perché vivere le difficoltà non è come guardarle dopo che sono state
superate. Trovo che sia un esercizio troppo idraulico quello di
analizzare solo in chiave negativa gli eventi che hanno caratterizzato
questi due anni e mezzo, limitandosi cioè ad individuare il punto della
perdita senza però evidentemente capirci un tubo, se si continua ancora a
non considerare che dentro a un tubo non si vede niente e quindi non si
potrà neanche mai raccontare la vera storia della sua usura. La chiave
inglese più corretta per la lettura del contatore non penso quindi possa
essere quella di appuntarsi i metri cubi di errori che sono stati
consumati, perché nella bolletta da pagare è compreso anche il consumo
delle quantità necessarie a sciacquarsela di dosso quella crisi. Perché
se valutiamo quel periodo con il senno del poi ne facciamo un racconto
gotico come nella miglior tradizione del grande Edgar Allan Poi,
appunto, riprendendo quelle suggestioni, sviluppando quegli aspetti
psicologici, indagando fra le ossessioni e gli incubi personali di
Corvino, “il Corvo e le altre poesie” del 1845, è non a caso il racconto
che gli diede la celebrità. Perché la stessa grande inventiva dello
scrittore, la si ritrova anche nella tifoseria Viola, capace di
raccontare il personaggio Cristina De Pin con lo stesso sapore di August
Dupin, per sconfinare poi nel romanzo poliziesco di Arthur Conan Doyle
con Sherlock Holmes, che sono due anni che è lì a cercare la
pontellizzazione con la lente d’ingrandimento e ancora non l’ha trovata.
Da qui alla fantascenza di sceicchi accampati a Campo di Marte in
attesa solo di acquistare la Fiorentina il passo è stato breve. Insomma,
tra chi ha messo in croce la società addossandogli colpe e pretendendo
scalpi, e chi ha sposato il senno del poi come sua religione
dell’analisi dei fatti accaduti, c’è stato chi ha intagliato
direttamente la croce nelle parole di legno di Giulio Cesare Croce che
al senno del poi ha preferito lo stile più carnevalesco di Bertoldo,
Bertoldino e Cacasenno, e con l’avvento del Cacasenno di poi si è
pensato di essere autorizzati a pisciare continuamente anche fuori dal
vaso. Storie di tifo incrociato, di modi di contaminare la propria
passione con i retaggi di quella juventinità latente che ti gira sempre
nei paraggi, e poi lo Scheggi che ha dato il sapore della “sveglia
appetito” a certi ricordi legati al prima e al dopo partita, calcio,
cibo e i vari modi di intendere le due cose, oggi sono partito dalla
poesia di Robert Frost per finire col parlare di chi è tifoso alla meno,
costretto dopo il rilancio da una parte, e la mancata pontellizzazione
dall’altra, ad ingoiare bocconi surgelati consegnati al domicilio
sconosciuto della propria passione, da Robert Frost, Bob per gli amici,
alla Bofrost dei rosiconi il passo è stato breve, e mentre loro
scongelano le olive ascolane, io addento tutta la poesia che si trova
dentro a un panino col lampredotto.
giovedì 13 settembre 2012
Come si suole dire
Dopo
che Jovetic ha ritrovato la parola, e in attesa che Montolivo ritrovi
il posto in squadra perso per colpa di un infortunio bastardo, grazie al
quale però il Milan nel frattempo ha trovato il modo di velocizzare la
manovra, dalle parole del nostro top player abbiamo capito quanto fosse
stato vicino l’addio, e che solo grazie all’intervento di un incallito
smobilitatore, per non dire incallisto, Jovetic sia diventato alla fine
il famoso e tanto strombazzato stop player della Juve. Come tanto
strombazzato era stato l’allarme pontellizzazione sul quale i più
lungimiranti non avevano certo lesinato gli investimenti in materia
d’infamate, alla faccia del fair play confusionario, e alla faccia del
voltafaccia che questo investimento andato a puttana ha costretti loro a rottamare le proprie teorie prendendo dei bei caccaincentivi in
faccia. L’intervista di JoJo rivela infatti come i Della Valle abbiano
tenuto botta davanti alle offerte concrete dei club più decisi a
portarsi a casa il giocatore, attacchi concreti e perpetrati fino alle
ultime ore di mercato, trattenendolo con orgoglio e sacrificio, anche se
adesso si pone una altro grande tema, ma che fine hanno fatto i teorici
della smobilitazione, e che fine ha fatto la pontellizzazione, cosa si
dirà adesso dopo che si era ripresentata la stessa occasione di vendere
il meglio fico del bigoncio, come del resto era già successo con Toni e
Mutu, quando ancora però non c’era stato alcun sentore di dismissione e
la società si comportava esattamente come oggi. Strani percorsi della
logica, che alla fine sono difficili da rintracciare un po’ come la
refurtiva che fa capo a un ricettatore, teorie senza capo e ne coda, che
continueranno a vivere nascoste fino a quando non troveranno un altro
proprietario che le farà sue, magari fava come quello di prima. Ma
questa storia ha però anche un meraviglioso retrogusto, che va anche oltre al
fatto che i Della Valle abbiano resistito ad offerte importantissime in un
calcio italiano che regredisce dimostrandosi incapace di trattenere
persino un Verratti, perché la degustazione della vicenda ci permette di
godere ancora delle prestazioni di un giocatore ambito dai più grandi
club europei, ci conferma la solidità e l’interesse ancora vivo della
proprietà nei confronti della squadra e della città, ma soprattuto
esprime nel palato tutta la sua sapidità che assaporiamo nelle parole di
JoJo, grazie alla struttura minerale che tira fuori i tannini dal mosto
nel quale sono affogate tutte le offerte per il giocatore, e quello che
esprime meglio il suo gusto pieno e maturo è derivato dalla vendemmia
dei no pronunciati alla Juve, un vi-no secco di quelli pesanti come una
cassoeula per chi lo riceve, durissima da smaltire, e infatti la Juve è
ricorsa alla soluzione Bendtner che però ha la stessa scarsa efficacia
che può avere la Soluzione Schoum di fronte a un rifiuto così duro da
digerire, ma che a noi ci inorgoglisce perché non coagula la teoria
della pontellizzazione alla famiglia Della Valle, al contrario la separa
proprio là dove Pontello, invece, vendendo Baggio alla Juve, di fatto
aveva abbassato i carrelli per far atterrare i propri interessi molto
lontano dalla Fiorentina. Il bello di tutta questa vicenda è in generale
il no alla cessione, impreziosito però dall’IGT di un rifiuto
dall’Indicazione Geografica Tipica piemontese, e per la circostanza la
Tod’s ha pensato a un’edizione preziosissima di una scarpa prodotta in
soli due esemplari, “da Diego al diniego”, un modello, che come ci
mostra bene la foto, Andrea ha voluto indossare proprio per rispondere
da gran signore qual’è al comportamento della Juve nella vicenda
Berbatov, e lo ha fatto comodamente seduto sulla propria solidità
econimica, e come si suole dire “la classe non è acqua”, e allora con le
stesse scarpe e un bicchiere di Verdicchio ha risposto anche alla
richiesta di Marotta di acquisire le prestazioni del calciatore Stevan
Jovetic..
mercoledì 12 settembre 2012
Shampoo di Marte
Dopo
la messa in piedi, due anni e mezzo di funzione a oltranza in memoria
di un ciclo che fu, e prima che qualcuno ne voglia officiare una anche
per “Il fu Mattia e Pasqual” sostenendo la necessità di celebrare anche
due morti come Cassani e appunto Manuel, la foto ci mostra l’arma bianca
con la quale Pradé e Macia hanno attuato la rivoluzione tanto agognata
dal popolo Viola. Un phon, semplicemente un phon per sostituire la messa
in piedi con la messa in piega, e già li chiamano i Polverini hair, sì,
perché grazie a questa aria calda e nuova ci hanno sparato un nuovo
look di quelli moderni, e allo steso tempo tolto la polvere dalla salma,
taglio geometrico del centrocampo perfettamente asimmetrico a quello
precedente incapace invece anche di un solo triangolo a partita, una
situazione che vedeva un capello sfinito dalle tante colorazioni marroni
figura di merda, insomma, non teneva più la piega se non quando la
partita prendeva una brutta piega e allora era tutto nel suo centro,
oggi invece le simmetrie del taglio sono perfette, attraversate da
diagonali difensive con le sole ritrose della cessione Nastasic e le
ritrosie di chi non si è voluto abbonare, marcature a scalare e
scalature alte come quelle di Borja Valero, tra i bassi invece spicca la
normalità del taglio di Pizzarro insieme a quella del mago dei Paesi
Bassi, taglio quello del cileno, che gli permette di tagliare il campo
con rasoiate precise e affilate. Da quando poi Roncaglia è arrivato a
Firenze, e visto che il suo giorno libero è il lunedì, i parrucchieri
hanno cambiato il giorno di chiusura per paura di rappresaglie, ma tra
anticipi, posticipi e brunch soccer, la categoria ha poi equiparato gli
orari a quelli delle farmacie per fornire sempre un servizio
soddisfacente all’argentino, compreso il turno di notte. Mentre quando
si muove lo staff di Montella anche solo per un ritocco alle basette, il
comparto si appoggia agli stagionali come del resto fa anche la
Sammontana, oppure sfrutta la stessa mano d’opera utilizzata per la
vendemmia. Finalmente i Polverini hair hanno fatto Berbatov e capelli
alla squadra, mentre al Mister disegnato un taglio studiato
appositamente per tirargli fuori lineamenti più duri come anche gli
allenamenti, rendendolo più autoritario e quindi credibile quando vieta i
pernottamenti fuori dal professionismo e i trasferimenti extraurbani
alla Kharja, un duro come Clint Eastwood che ai Della Valle ha
proiettato “Million dollar Baby” per chiarire subito la cifra sul
contratto, mentre con la “Gran Torino” si è candidato all’Oscar come
miglior squadra in grado di espugnare lo Juventus Arena, e una volta a
Firenze ha voluto regalare anche il sequel di “Fuga da Alcatraz”
ribaltando i ruoli del cattivo, dove è lui a fare il direttore della
prigione, mentre sono quelli della combriccola delle pernici, vere teste
di caz, a fuggire dal suo risentimento, o meglio, da quello di Gianni
Vio incaricato a studiare le punizioni. E adesso che la squadra ha
cambiato look e mentalità, che la Nazionale di Prandelli è diventata
sponsor dei nani da giardino, non è più tempo di piangersi addosso,
anche se è vero che siamo stati a lungo una tifoseria sfibrata fino alla
radice, unica nel variegato panorama delle tifoserie italiane ad avere i
capelli sciupati, insomma, pieni di doppie punte e nemmeno una da
mandare in campo in cerca di gol, oggi no, perché con Toni abbiamo
inserito addirittura l’opzione della cotonitura, che fa tanto coro
gospel se non fossero più indicati i golpes nella classifica cannonieri,
sì, la musica è cambiata a tal punto che ce lo dice anche la seconda
foto di copertina, adesso è arrivata finalmente l’ora di trombare.
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