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mercoledì 29 febbraio 2012

Cotto Ferradini


Mentre ci confrontiamo con lo spettro della retrocessione, che così a memoria è brutto almeno quanto Nappi e Ribery che sono fratelli anche se è brutto a dirlo, ma sono stati separati quando ancora erano in fasce per mandarli in fascia, dicevamo che in questo frattempo di crisi nera della squadra, Renzi lancia l’idea di rifare Piazza della Signoria con il cotto. I due temi sembrano apparentemente non convergere, ma sappiamo invece che del maiale non si butta via niente e il buon Sindaco sa bene che la nostra amata Fiorentina è cava ideale di bolliti, di maiali e quindi soprattutto di cotti. Partiamo da Vargas che è il più cotto di tutti, e che essendo allo stato brado insieme al cugino, ha la stessa alimentazione del Pata Negra, che gli regala il grasso saporito dell’hamon iberico, lo stesso che non gli permette più come una volta di scorrazzare veloce, ma gli consente di rappresentare perfettamente il momento di crisi negra della squadra. Con lo sfruttamento in concessione della cava peruviana in cambio dell’area Mercafir, il Comune ripavimenterebbe l’intero centro storico, e ai soliti bastian contrari che potrebbero eccepire che Vargas non è un suino nazionale, si può sempre rispondere che il cotto peruviano  non ha niente da invidiare a quello dell’Impruneta, perché essendo restio ad assorbire i carichi di lavoro, è più argilloso ad allenarsi e tende quindi ad assorbire meglio i liquidi, con specifica capacità per la birra, permettendo un miglior drenaggio che assicurerebbe una certa protezione all’assalto dell’orda dei turisti, e a differenza del più classico terra di Siena bruciato, lui è solo bruciato. Se non riuscissimo però a superare l’ostacolo dell’origine del materiale, la rosa dei cotti da valutare comprenderebbe allora Montolivo, anche se la sua coscia nazionale è poco reattiva allo stimolo e il suo cotto è saporito come la plastica, Cerci invece è un cotto anomalo perché mostra da una parte la venatura del maiale di razza e la capacità di fare gol è lì a dimostrarlo, ma proprio per questo motivo viene insaccato come golfetta, e quindi diventa un prodotto per chi ha voglia del salame ma che non può mangiare il maiale. Insomma ne carne e ne pesce povero Cerci, ma solo un brodo e per di più granulare, mentre voglio dire a Renzi che se cerca del cotto veramente buono e a costo zero può sempre utilizzare il materiale di risulta ricavato dalle macerie di una tifoseria sbriciolatasi nel dopo Prandelli. Oggi è un po’ tutto l’ambiente cotto, quello che ruota intorno alla squadra insomma, composto dalla tifoseria e dai giornalisti, e tra i tanti cotti nazionali c’è il Parma cotto e c’è il cotto Ferrarini, mentre quello fiorentino si differenzia dagli altri chiedendo la denominazione del cotto Ferradini, in modo da poter cantare a squarciagola il suo “Teorema” rivolto alla propria squadra del cuore. Dirige il maestro Canfora per un tifo ben conservato ormai dentro l’armadio.
Il Teorema del tifo Viola.
“Prendi una squadra, dille che l'ami, scrivile cori d'amore. Chiedile rose abbondanti e poesia sulle corsie, dalle anche spremute di cuore. Falla sempre sentire importante, dalle il meglio del meglio che hai, cerca di essere un tenero tifoso sii sempre presente risolvile i guai. E stai sicuro che perderà, chi è troppo amato amore non dà. E stai sicuro che perderà, chi meno ama è più forte si sa. Prendi una squadra, trattala male, lascia lo stadio vuoto per ore. Non farti vivo e quando fai un coro fallo come fosse un favore. Fa sentire che è poco importante, dosa bene amore e crudeltà. Cerca di essere un tenero tifoso ma fuori dallo stadio nessuna pietà. E allora si vedrai che vincerà, chi è meno amato più amore ti dà. E allora si vedrai che vincerà chi è meno amato è più forte si sa. No caro amico, non sono d'accordo, tu parli da tifoso ferito. Pezzo di pane Prandelli se ne è andato e tu non hai resistito. Non esistono leggi nel tifo, basta essere quello che sei. Lascia aperta la porta del cuore vedrai che una squadra è già in cerca di te. Senza una squadra  l'uomo che cos'é, su questo sarai d'accordo con me. Senza una squadra l'uomo che cos'è, ed è questa l'unica legge che c'è”.

martedì 28 febbraio 2012

Il pecorino di fossa


Per capire come è cambiato il ruolo del tifoso, basta pensare a quelli che hanno avuto la fortuna di seguire la propria squadra nelle coppe europee, e per questo motivo sono stati contaminati da abitudini alimentari diverse dalle nostre, come per esempio quella di usare il bacon a colazione, oggi però prontamente sostituito con Baconi. Una volta c’erano tutta una serie di fosse, e da qui il detto “del senno di poi son piene le fosse”, oggi invece riempite di pecorino, ci ricordiamo la più in voga che era quella dei leoni a Milano, che si è trasformata nel tempo fino a ricoprire i gradoni di cemento del suo spazio, con un velluto a coste rossonere del Visconte di Modrone, e una volta raffinata anche la sua frequentazione, ha aggiunto alla dicitura fossa quella di club, diventando Fossa dei Lyons Club, e promuovendo presidente Leone di Lernia. Tutte le altre fosse, comprese quelle più sfigate capitanate da becchi oppure da becchini, ormai non emettono più un comunicato senza avere il supporto dei numeri dell’altro sfigato che è appunto Tiberio Fossi. I tifosi rappresentati da Abatantuono e Boldi non esistono più, perché oggi prima di tutto il tifoso rappresenta se stesso, e poi avanza tempo la propria squadra, è inutile incazzarsi alla fine se anche il presidente dichiara che la squadra è un hobby, tanto primo o poi si incontreranno al Brico e chiariranno. Il tifoso un tempo seguiva il Masala, oggi però troppo gonfio di marsala, oppure il Ciuffi diventato un juke box pubblicitario, e allora il tifoso si è scelto il suo predicatore di riferimento e vive per quello che dice lui e non per la partita che ha visto. I più teneri e dolci hanno scelto Tenerani perché si taglia con un grissino, il gruppo degli Alzheimer segue Paloscia con il dito puntato non tanto alla classifica pericolosa, ma al Salvavita Beghelli, con la speranza nel cuore di vedere un gol di Amauri prima di morire, quelli che invece avevano scelto il Guetta, oggi fanno parte di un associazione, che come quella per le vittime dell’amianto, chiede il risarcimento per i danni subiti all’udito. Tutti coloro che invece hanno sempre avuto problemi a collocare nella città giusta squadre come l’Atalanta o la Samp, hanno scelto Ferrara come personale Google Map, una volta scoperto che è un giornalista nato a Spal. I sostenitori della cultura e dell’arte ben consci di pretendere la gloria calcistica solo per il fatto di vivere in una delle città più belle del mondo, ma conoscendo poco o niente di questa, e quindi facendo spesso confusione, seguono con affetto invece il ponte di Rialti pensando che sia quello tra il Ponte Vecchio e il Ponte alla Carraia. E poi le curve telematiche da dove si seguono le partite telepatiche, e le televisioni da dove si fanno i tarocchi, perché la partita in se interessa sempre a meno persone, conta il prima e il dopo solo per poter rappresentare se stessi ed essere visibili. Quindi non più allo stadio in quanto tifo, gruppo di appartenenza o massa, ma fuori dalla massa e dallo stadio per essere solo individuo, l’esatto opposto di quello che una volta significava partecipare all’evento della partita, perché non conta più abbracciare qualcuno per condividere la stessa gioia, quanto invece far emergere il proprio nick dal branco, costi quel che costi. Io però che sono un nostalgico, vago ormai alla ricerca sempre più difficile del tifoso vero senza infrastrutture di rete, quello dai sessanta in poi perché non è stato contaminato dal calcio virtuale, e lo cerco tra i circoli più sperduti della campagna toscana, dove magari a scapito di una minore competenza ritrovo però la saggezza senza maschera del vero cuore Viola, che molto spesso affronta i problemi risolvendoli con l’uso del buon senso. Penso a quello di Montespertoli dove dopo aver legato la vigna tutta la mattina e affrontato un pranzo di quelli veri, il tifoso rubizzo di vino si presenta a vedere la partita alla Sala Topical dove la sera prima si balla il liscio, poltrone rosse comodissime super imbottite dove si sprofonda, e nelle quali anche la digestione pesante trova comodo alloggio, e che in alcune fasi del match spesso sovrasta anche l’adrenalina. Dicevo prima del buon senso del tifoso senza le strutture internet, che tra un sonnellino e un altro risolve banalmente anche il problema del gol, perché mi è capitato di gioire insieme per una rete, e poi appesantito dalla lasagna e poco attento quindi a certi particolari, che so, cinque minuti dopo, quando magari il gioco è fermo, esulta un’altra volta, unico nella sala, grazie alla regia di Sky che ripropone il replay del gol. E allora per rincuorarlo gli dico non ti preoccupare son tutti gobbi qua dentro, tanto il risultato in alto a sinistra non si legge più da come è scritto piccolo.

lunedì 27 febbraio 2012

Meglio Arisa di Perdisa


Chi se l’era presa tanto con Sinisa, mostrandoci quell’autolesionismo piccoso come la tosse, oggi starà ben nascosto sotto il livello delle sabbie mobili nelle quali ha contribuito a farci sprofondare, magari respirando con la cannuccia del suo happy hour della sconfitta, stando bene attento però di non generare bolle che arrivate in superficie potrebbero tradirlo, bolle causate forse proprio da quella tosse stizzosa, o forse invece più semplicemente perché si sta cacando addosso, anche se sempre cocciutamente convinto a mettere in atto con il suo inconsolabile lutto, il piano subacqueo per minare i ponti che uniscono l’ambiente societario alla tifoseria. E’ chiaro che dopo aver infamato Perdisa e non avendo per questo magicamente ricostruito il clima paradisiaco perduto, non si siano fermati, e bava alla bocca, tolto Delio Rossi per non smerdarsi, hanno ricalcato lo stesso copione infamando tutti dal primo all’ultimo. La società ha le sue belle responsabilità e a cascata anche tutti gli altri, come è normale che sia in un mondo, dove la bravura si misura nella minor percentuale di errore, e a maggior ragione quando le difficoltà aumentano in seguito alla ricostruzione di un nuovo ciclo, che doveva ripartire dalla fine di un altro molto importante. Per chi pensa che la colpa sia esclusivamente dei Della Valle provi per un attimo ad analizzare la situazione in casa Inter, dove le difficoltà a ripartire dopo il triplete sono proporzionalmente equiparabili a quelle riscontrate a Firenze. In città però si è deciso che l’autolesionismo fosse la nuova dottrina, l’unica in grado di far metabolizzare il lutto per l’addio di Prandelli, e una volta individuate nella società la responsabilità esclusive, si è deciso di lottare fregandosene proprio della Fiorentina, facendo invece di tutto per affossarla in nome  e per conto di chi se ne è andato. E’ questo secondo me l’aspetto che più ha contribuito a questa situazione di stallo in cui oggi ci troviamo, che ha allontanato la società che si è sentita ingiustamente attaccata su più fronti, e non solo dalla tifoseria ma anche e soprattutto dalla stampa e dalle televisioni locali. Non si è fatto quadrato intorno alle difficoltà ma si è invece cercato di sfruttarle per ingigantirle, come se in nome di Prandelli si fossero dettate delle regole segrete tra le quali anche l’obbligatorietà ad ingerire la pasticca di cianuro nascosta dentro all’anello, pur di non cadere da vivi in mano a un nemico chiamato presente. Speriamo che adesso dopo Perdisa, non nasca anche il partito dei Perdelio, perché si sono drasticamente ridotti i margini d’errore, e l’ammutinamento abbiamo visto che non paga affatto, come del resto mi sarei aspettato un maggior riconoscimento delle responsabilità da rivolgere alla squadra, lasciata invece magicamente protetta dagli alibi, perché intenti solo a picchiar duro sulla società. Oggi non c’è più neanche quello spazio, non è più possibile mettere i giocatori di fronte alle loro evidenti responsabilità, perché adesso è il momento solo di stare uniti, e insieme cercare di venire fuori da una situazione difficile, anche se lo ricordo ancora, che per me questo è comunque e sempre l’unico compito di una tifoseria. E poi cerchiamo di recuperare i giocatori che hanno le qualità migliori come Vargas e Cerci, che potrebbero contribuire a farci arrivare a quella benedetta soglia dei quaranta punti, magari sopportando anche qualche dribbling sbagliato di troppo, e invece dei fischi dimostrare almeno il rispetto per la maglia regalando applausi d’incoraggiamento. E’ arrivato il tempo di convergere nella passione e non di smantellarla, perché ne sono state fatte già troppe di macerie e la tifoseria ha contribuito con scosse per niente secondarie. La partita ha dimostrato poi come gli episodi in questo momento non ci siano nemmeno favorevoli, e che comunque abbiamo una rosa in grado di uscire abbastanza agevolmente da questa situazione delicata, sempre e solo se tutti remeremo dalla stessa parte, e poi solo una curiosità per chi come me è amante di Camilleri, mi chiedo come è possibile che si sia potuto sostituire così agevolmente Montalbano e non invece Montolivo, sostituire cioè un mostro sacro come Zingaretti e non uno che ha dimostrato di avere il cuore come uno zingaro, è stato più facile regalare un nuovo giovane commissario a Vicata, mentre lasciare il centrocampo in mano a un commesso, si è dimostrata alla fine proprio una bella cazzata.

domenica 26 febbraio 2012

Il disordine dei sottotetti

E' anche abbastanza normale che dopo anni e anni che non si fa altro che parlare di progetto, alla fine, una mattina, anche l'ordine degli architetti sentendosi tirato per la giacchetta, abbia emesso pur controvoglia un straccio di comunicato. Ora, che lo abbiano fatto pensando alla Mercafir e non alla squadra, è una deformazione professionale anche comprensibile, diciamo come se parlando di cucina con un amante del genere “le comiche” quest'ultimo avesse espresso particolare entusiasmo per lo Stanlio, Ollio e peperoncino. Quando l'ordine degli architetti parla di priorità si riferisce a quella di fare ordine nel proprio cervello, primo per riuscire a scrivere comunicati di senso compiuto, e secondo, per individuare a proposito di Mercafir, se stessimo parlando di mele oppure di pere. Ma visto che stiamo parlando invece di un progetto che verrà realizzato con dei fondi privati, loro per levarsi subito il dente, e precisando di non appoggiare per questo l'ordine dei dentisti, il fondo l'hanno voluto toccare subito a partire dal comunicato, e quando introducono il concetto della priorità è chiaro che si riferiscono alla loro parrocchia e agli interessi quindi del priore architetto, colui cioè che si occupa della struttura del campanile e quindi di suonare le campane. Chi invece ha maliziosamente pensato che quel comunicato avesse nascosto un'avversità nei confronti dello “straniero”, omette di dire che l'architetto medio ha una mentalità doverosamente aperta per indole professionale, e che il comunicato stesso smentisce questa tesi, perché scritto in Bruno Cirillico, proprio per dimostrare di essere in grado di mescolare la cultura italiana di Castellamare di Stabia, il calcio, e visto dove gioca, di aver voluto più che scrivere un comunicato, cercare di farci un bel Paok di Salonicco. Sappiamo che è già stata concordata una scaletta di comunicati abbinati al gratta e vinci, nel senso che ci si dovrà grattare la testa per capirne il significato e che il più bravo a tradurre vincerà un modellino di Wc Sebach in scala 1 a 1 dove andare a vomitare dopo la traduzione. Dopo quello degli architetti sarà il momento dell'ordine degli architravi, e anche se sembrerà incredibile, i suoi associati denominati longarine, dimostreranno di essere ancora più duri di comprendonio dei primi, forse per rigidità di struttura, e per ultimo invece l'ordine degli archifave, che invece di essere lessi come gli altri due, sono essenzialmente solo dei lassativi, sempre in lotta con la Marcuzzi e il suo bifidus attivo, loro però a differenza degli altri, non sono dei paraculi ma solo para farmaceutici da leggere quindi anche senza ricetta, e comunque, come dicevamo all'inizio parlando di deformazione professionale e degli equivoci di interpretazione indotti dall'appartenenza o meno alle varie corporazioni, come Stan Lauerel e Oliver Hardy sono diventati facilmente un apprezzatissimo spaghetto, diciamo che loro sono fondamentalmente solo delle fave di fuca e noi invece dei semplici amanti della fi...  

sabato 25 febbraio 2012

Il fantacacio

Oggi voglio servire un involtino di calcio e cucina che mi sembra perfetto per allentare la tensione prima del posticipo, o se preferite, coda della giornata di campionato, oppure ancora essendo a Roma, coda alla vaccinara. Quindi parlerei volentieri della Lonza Cup, una manifestazione di fantacacio di pura organizzazione fiorentina, troppo giusta o trippa giusta per il nostro blog, con la partecipazione delle migliori squadre internazionali ma anche delle realtà locali, che non ha niente da invidiare alla Coppa dei Campani o alla Ciauscolo League. Nel girone più tattico ma anche ittico spiccano tra le nostre squadre locali, la Cattolica Findus e l'Audace Merluzzo, mentre tra le internazionali emerge l'esperienza del mare aperto dell'Aston Triglia e della Indipendentice consigliata da nove dentisti su dieci, chiusa in fase difensiva e quindi difficile da aprire è invece l'Arsellenal, chiude il gironcino itticotattico in un fiume di polemiche, la partita tra il Trotenham Hotspurs e lo Stoccarpa, mentre il gioco più duro e quindi pesante come una frittura, risulta alla fine essere quello del Paranza Rostock. Il girone dei primi si presenta stranamente come quello più debole nel quale emerge solo il Vasco Tegame che cucina bene bene il Deportivo Trofiense e il Manchester Pici, grandissima lotta e varietà organolettica invece nel girone dei formaggi dove emergono l'esperienza nelle fermentazioni internazionali del Fontina Dusseldorf, del Parmigian Belgrado e la grande sorpresa dell'Asiago Vallecano. E poi il girone degli eterni secondi con il Karlsbue e l'Ossobochum, il sempre apprezzatissimo Fenerbrace soprattutto con i campi asciutti, e la squadra più popolare per la quale faccio il tifo che è il Lampredottingham Forest, senza dimenticare mai un classico come il Liverpollo buono soprattutto quando incontra il Patatasaray o il Patathinaikos, e poi il gran finale con l'Arista Salonicco, l'FC Braciolona e il vivacissimo Peposo United. Il girone misto della frutta e dei dolci accontenta i più golosi e allo stesso tempo sgrassa il palato dei fini intenditori con squadre del calibro dei Diosperi e Forti, del gioco leggero espresso dall'Admira Wafer, quello del Manchester Fichi troppo dolce per attaccanti con le caratteristiche di Amauri, il Ciliegia Varsavia che una partita tira l'altra sorprende tutti con la sua freschezza arrivando fino in fondo alla competizione, il gioco a imbuto o meglio ancora a cono del Werder Crema, e quello che profuma di successi del Vanilladolid. Chiude la competizione il girone misto dove si mettono in luce la Torpedo Toast con la rosa farcita dai prestiti del Deportivo la Bologna e del Mortadel Xamax, poi un classico come il Purè Saint Germain e una vecchia gloria come il Vin Santos, il troppo fragile Cialde 04, il gioco condito e a volte balsamico dell' Albaceto e quello aromatico del Salvia Praga, grandissimo rendimento dello Stoccardarroste nei mesi freddi, chiude la competizione e il nostro pranzo la Dinamo Vodka. Il sommelier non consiglia il Verdicchio anche per non essere tacciato di Dellavallismo, e proprio per evitare equivoci di questo tipo sceglie un vino principe dell'enologia trentina, vitigno autoctono e ideale per essere invecchiato, di colore rosso rubino intenso; il bouquet guarda caso richiama la Viola, il gusto è caldo, asciutto e corposo, e non può essere che il Teroldiego.


http://alsaporedibaccello.jimdo.com/albo-d-oro/

venerdì 24 febbraio 2012

Meccafir

Quando si accenderanno le luci sul Fiorentina Arena ci saranno rimasti ancora due o tre duri di menta che penseranno che i Della Valle per rientrare avidamente dall'investimento si siano venduti anche il nostro must gastronomico, intitolando cioè il nuovo stadio allo sponsor, piegando così la nostra cultura culinaria al volere commerciale del lancio del suo nuovo prodotto, che per i più svegli a scoprire le trame segrete sarà appunto la fiorentina di pollo Arena. Qualcun altro penserà invece ai costumi da bagno Arena e il terzo, più moralista degli altri due e vicino a Lega Ambiente, penserà invece al malcostume Arena di lasciare sempre il bagno sporco. Ma a parte i rosicatori in fase terminale, i fiorentini veri avranno nel frattempo velocemente cambiato idea e giubba riabilitando la vita dei marchigiani fino a vendersi il garage e il gommone pur di comprarsi tutta la collezione del top della loro produzione calzaturiera, e per non lasciare nessun dubbio che ci fosse rimasta qualche nostalgia per Vittorio Cecchi Gori, anche tutta la discografia di Umberto Toz. I nuovi nati si chiameranno tutti Diego come a Napoli ai tempi di Maradona, quelli che non si intendono molto di calcio ma che si vogliono schierare per ringraziare i benefattori marchigiani, opteranno invece per Bruscolotti, mentre per le femminucce prevarrà  Anna Valle. I tre rosicatori terminali, vista la battaglia ormai persa, chiederanno come ultimo desiderio prima di dedicarsi a seguire unicamente l'ascesa commerciale di Pizza Man in città, che il quartiere che ospita l'area regalata sia almeno chiamato Orzinovoli. Uno stadio gioiello, coperto e riscaldato e che le famiglie frequenteranno felici dalla mattina alla sera, dalla domenica al lunedì, da gennaio a dicembre nei suoi 28 bar, ristoranti, esercizi commerciali, supermercati ma che troverà un problema inaspettato, che alla fine sarà quello di veicolare i tifosi a vedere la partita ai Gigli e i clienti a fare la spesa dai gigliati. Saranno risolte velocemente però anche le problematiche di riconoscimento delle diverse aree commerciali in città unicamente variando il nome del nuovo complesso Mercafir in un più ruffiano Marchefir tanto per fare sentire i proprietari più a casa, ma anche per renderlo facilmente trasformabile in Merdafir sempre da quei tre quando saranno costretti ad entrarci per portare la mozzarella al negozio Pizza Man. Intanto si  potrà assistere alla partita cenando al ristorante oppure direttamente dalla stanza dell’albergo, l’unica amarezza di un progetto così importante e innovativo rimarrà solo quella del tifo organizzato, che non sarà riuscito nel frattempo a mantenere i nomi tanto cari dei vecchi settori del Franchi. Renzi per rilanciare anche il comparto ortofrutticolo, che alla fine riducendo i suoi spazi e riorganizzandosi ha permesso la concessione dell’area ai Della Valle, ha pensato bene di incentivare le vendite dell’ortofrutta, e così la curva Fiesole sarà diventata la curva Bietole, e poi la Farrovia, la Moratona e così l’uso della frutta e della verdura nella mensa fiorentina di tutti i giorni non sarà più solo una Tribuona Scoperta, ma per evitare che si possa pensare che il Fiorentina Arena sia una bistecca di pollo, la tribuna diventerà la tristecca.

giovedì 23 febbraio 2012

Per le ferite ci vuole Cera di Capra


Dopo la morte cervicale del ciclo dei cicli diventato addirittura cyclette, e sulla quale zampettano tutte le sere i vedovi di un sogno per sentirsi ancora vivi, ma comunque una interruzione violenta per la quale in molti ancora oggi portano ferite talmente profonde da fondare una Onlus con l’immagine di Ribéry, è iniziata l’era dell’odio inalato a pieni polmoni dalle fosse bioillogiche del rancore. L’associazione a favore degli ingiubbottati ha permesso così di gestire almeno l’urgenza da pronto soccorso delle ferite per lo più interne, che hanno necessitato di sutura grossolana ed estesa come quella per ricomporre la porchetta. Da questo riassemblaggio alla bene e meglio dei corpi svuotati dei sogni, come le botteghe dai  ladri, botteghe da non confondersi con Bettega, è iniziata l’era furibonda del risentimento, i cosiddetti giorni della civ-etta.  La storia dei Della Valle è stata allora frettolosamente riscritta in chiave metafisica, e persino Calciopoli che ci vedrà assolti nel secondo grado di giudizio del processo in corso, è stato utilizzato in maniera infausta e non certo da persone leali, voglio sperare solo per richiamare alla mente quel Fausto Leali e la sua “ Mi manchi” in ricordo di Fonzarelli. E poi il lungo periodo del tormentone Paola e Chiarezza nel quale si è cantato lo stesso ritornello fino allo sfinimento e per il quale si è dimessa persino la giuria demoscopica, una miriade di richieste arrivate in sede e che hanno rallentato anche la consegna degli attestati di intelligenza richiesti dai tifosi preoccupati a dimostrare di avere più QI di Corvino per aiutare i figli a scrivere striscioni profondi come quelli del piccolo tifoso interista Filippo. Poi  la guerra fredda all’usurpatore della Panchina che tante Sinasiti ha procurato, curate alla fine con l’aiuto dell’aerossiol che ha alleviato sì il dolore, ma non ha migliorato il rendimento della squadra. Insieme ai problemi causati dal gelo artico dei cuori è scoppiata anche la malinconia della lontananza sai è come il vento, un tormentone simile a quello di Perdisa e di Arisa a Sanremo, e che ha visto il tifo Viola imputare ai DV una strategica e autolesionistica assenza, e allora dopo aver usato anche Montolivo contro il cattivo padrone ma non certo il contratto di JoJo  oppure la realizzazione dopo 30 anni di un centro sportivo, mi è venuto in mente l’Inter del patron Moratti, sempre presente e appassionato, tifoso costretto a sostituire Eto con Forlan e Mourihno con Gasperini probabilmente perché pontellizzato anche lui, ma con l’aggravante di non avere nemmeno uno straccio di Cittadella per costruire due negozi di scarpe a sbafo, e come i nostri però in difficoltà a riavviare un ciclo, vorrei adesso vedere gli intelligenti padri Viola aiutare i propri figli come dicevo è successo al simpatico Filippo, ed esporre allo stadio almeno qualche striscione del tipo “ Potete evitare di fare la fine di Cecchi Gori altrimenti a scuola non è che mi prendono in giro, mi prendono direttamente la scuola per ripagare i debiti grazie”.