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sabato 31 dicembre 2011

E nel flute niente flop

Ieri ha compiuto gli anni Diego Della Valle, e gli auguri sarebbero stati d'obbligo se non mi fossi posto la domanda “ ma allora a me cosa dovrebbero augurare? “. Si perché anche per fare gli auguri ci vuole un giusto senso dell'equilibrio, una certa decenza per capire la sottile comicità che potrebbe scaturire da un gesto così sbilanciato da una sola parte, se cioè, tra i protagonisti dell'evento, quello a fare gli auguri è quello così poco protagonista. Per capirsi, non può una persona allampanata da una esasperata attività di autoerotismo, disquisire serenamente di sesso con Belen, che nel frattempo arricchisce il suo racconto erotico con un intercalare di gemiti per rendere più verosimile possibile il resoconto dell'ultima nottata, accavallando le gambe come Sharon Stone in Basic Instinct, senza perlomeno saltargli addosso. Oppure che so, magari uno nel proprio garage ce l'avrà anche un gommoncino di trenta centimetri che usa per far sentire la temperatura dell'acqua al proprio piede prima di tuffarsi, ma ad uno che non ha solo una barca, ma una flotta, gli auguri al limite glieli potrebbe fare il figlio di Costa Crociere, ma anche in quel caso ho qualche dubbio, che ce l'avrà il figlio dell'armatore una rompighiaccio come invece il buon Diego? E noi cosa c'entriamo in tutto questo, quando ce ne basta un millimetro di quel ghiaccio sul vetro della macchina la mattina, per farci girare le palle. Via, siamo seri almeno per una volta, cosa gli si vuole dire a un uomo soffocato dal cachemire, e chi poi può dirgli qualcosa, quando la dimensione media del tifoso Viola si colloca tra il carrozziere che con la carta vetrata ci si lava anche la schiena per togliersi lo sporco di dosso come fosse lo stucco, e l'impiegato di un'azienda che fattura quanto il figlio di Diego il giorno della paghetta. E la barca di Kennedy comprata ad un'asta a New York, non può rientrare nello stesso ambito di una compravendita di una Panda a Borgo a Buggiano. E mentre a noi con la tramvia ci è sembrato di toccare il cielo con un dito, lui il cielo lo raggiunge con l'elicottero per guardare dall'alto se è stata eseguita correttamente la potatura della siepe di recinzione della villa che ha l'ingresso a Casette d'Ete e l'uscita a Tolentino. Lui che compra i magazzini Saks, mentre noi compriamo i calzini ai Magazzini Mangini a La Rosa di Terricciola per risparmiare, poi con la benzina che ci vuole per arrivarci si potevano comprare alla merceria sotto casa. Ah, e visto che s'era a La Rosa di Terricciola ci siamo fermati anche al Bottegone della Calzatura a comprare due ciabatte, altro che Tod's. Per il cibo poi, a noi tutti i surrogati, Penny Market anziché Peck a Milano, pomodori e parmigiano cinesi, uova di lompo come sputare in terra e Tavernello allungato con la gazzosa per dargli un tono di vivacità. In questo quadro neorealista che “ Ladri di biciclette “ al confronto è un film della Walt Disney, io gli auguri non te li faccio caro Diego, spero che ci li faccia tu a noi tifosi Viola invece, inserendo la mano fresca di manicure dentro al portafoglio di pelle di diamante, per farci ricominciare a sognare un po', poco poco per carità, altrimenti le bollicine del Cristal potrebbero farci girare la testa, noi che lo champagne lo facciamo nel dietro cucina con lo sciroppo di mele e l'Idrolitina, tanto per nasconderlo agli ospiti. Gli auguri invece li faccio a voi che mi leggete, con qualche suggerimento che vale sia in un party esclusivo da Della Valle, sia in piazza sotto le stelle o a casa di amici. Champagne o spumante non è importante basta che sia Brut, come brutto è stato il 2011 Viola, e ora Diego nel nostro flute non versarci un flop. Ci vediamo l'anno prossimo.

venerdì 30 dicembre 2011

Genoardino

E alla fine il Gila se n’è andato, ce l’ha fatta, e bisogna dire anche da vero professionista, avvalendosi cioè dei migliori uomini marketing del suo staff, i più efficaci, e infatti, in quale posto migliore di Genova avrebbero potuto indirizzare mai un bomber che ormai vede la porta solo con la Lanterna. Triste, e dove allora se non a Genova a mangiare nelle più scalcinate osterie di qualche stretto carrugio, con l’unica limitazione di non poter invitare Vargas a meno che non si riesca a farlo passare di tralice. Potrà gustare le trofie con il pesto, lo stesso pesto suo viso servitoci dopo il gol con l’Atalanta, e nella versione senza i pinoli, quella genovese con patate e fagiolini. Potrà farlo gomito a gomito con il lato più oscuro di Raul Casadei, con la sua parte più tormentata, con quel Gino Paoli che tra tentati suicidi e canzoni rantolate con la voce presa in prestito dall'oltretomba, finalmente potrà sentirsi a casa. Un bomber ormai sfigato che forse solo con il Pigato potrà ricominciare a correre palla al piede lungo tutta la riviera di Ponente, con un vino giallo paglierino dal sapore sapido e secco, come a secco è rimasto negli ultimi mesi. Profumi di macchia mediterranea tanto per ricordarsi di quel cinghiale di Vargas, di notevole eleganza tanto per ricordarsi dei piedi di De Silvestri. Il Pigato è un vino fresco che va consumato nei primi tre anni di vita, mentre l’ultimo Gila è stato più un affresco di giocatore che un giocatore vero e proprio, in grado come il Pigato però, di consumare un gol ogni tre anni. Un vino adatto alla pasta, delle trofie abbiamo già detto, aggiungerei i pansoti, ma soprattutto le trenette tanto amate da Kharja, e più che con il pesto con una passata rossa di un pomodoro che ha una maturazione particolarmente veloce , e che per questa caratteristica precisa è stato denominato Freccia Rossa, una qualità che viene prodotta solo lungo il tratto ferroviario Genova – Albenga. Una regione la Liguria, che ci regala dei grandi prodotti da forno come le focacce, farinate e torte salate, un grande olio di oliva e il pescato nel quale spiccano le amate acciughe. La sua cucina risente delle due due anime di terra e di mare, e tra le due penso che l’ultimo molliccio Gilardino si trovi meglio con quella di mare. I tifosi della Samp infatti lo hanno già ribattezzato Alberto Moscardino. Una cucina molto “localizzata” ma che risente anche di preziose contaminazioni, nel porto di Genova fino a qualche tempo fa era possibile vedere ancora gli impressionanti silos del grano, dove Garrone teneva gli spiccioli, e tolti quelli la Samp è retrocessa. La cucina ligure che per radici e storia è la vera cucina mediterranea, povera in apparenza, e l’acquisto di Gilardino rientra in questa ottica, perché con un gol ogni sei mesi risulta essere il bottino più povero di tutta la serie A, comunque ricca e piena di fasti antichi, come il curriculum del Gila in Viola che parla chiaro, 48 gol in 118 partite, numeri che hanno il sapore meraviglioso della focaccia col formaggio, quella di Recco naturalmente.


giovedì 29 dicembre 2011

L'ultima magia di Santiago Silvan

Era successo un fatto molto strano al rientro dalla sosta invernale, erano spariti tutti i palloni dal nuovo centro sportivo. Delio Rossi non la prese affatto bene perché quel tipo di inconveniente era in grado di rallentarne il programma di lavoro. Cominciò a masticare ancora più nervosamente del solito quando gli si insinuò nella mente il dubbio che fosse stato qualche giocatore per boicottare l'allenamento, come si faceva a scuola con l'allarme bomba quando c'era il compito di matematica. Allora iniziò a pensare ai più vagabondi, e con un moto di rabbia si mise le cuffie per ascoltare la musica e stemperare la tensione. Lo speaker, proprio in quell'istante stava lanciando la dedica “ a Delio per tutti quegli anni di amore masticati assieme”, da Dalia a Delio era il finale, che però il Mister non aveva sentito perché si era strappato le cuffie furiosamente pensando che fosse diretta a lui, e in quel gesto scomposto la ciccingomma gli era uscita di bocca involontariamente. Per cercare di agguantarla al volo senza farla cadere, cominciò ad annaspare a vuoto bucando tutte le prese. Qualche metro più in là, Gamberini, che non aveva visto cadere la gomma, scambiò quella tarantella gesticolata, quel misto di acchiappa farfalle e pizzica, come una maniera molto gestuale di attirare la sua attenzione. Di farlo sentire parte di un progetto, di dimostrargli il suo affetto e rinsaldargli la fiducia. Senti l'orgoglio del capitano salirgli alla testa, mi sta salutando, pensò, e allora, con la manina apri e chiudi bausettete, contraccambiò sbracciandosi e sorridendo felice. E a quel punto Rossi si incazzò di brutto “ ma smettila di fare l'imbecille” gli gridò, amaro, proprio Gamberini, il capitano, in un momento così delicato si metteva a fare lo stupido. Un giocatore tra l'altro, dalla barba incerta e dal rendimento da Lega Proraso. E il suo pensiero ritornò subito a quella dedica sentita a metà, e si convinse sempre di più che lo stessero prendendo per il culo. Chiamò tutti i suoi collaboratori a metà campo, chiamò Corvino, Cognigni, Guerrini e a quel punto anche Paloscia, che essendo in tutte le trasmissioni pur avendo un secolo di giornalismo alle spalle, pensò fosse scortese non invitarlo anche lì, ma anche per fare un piacere alla moglie. Marchionni, vista la scena, gli tirò le pettorine arancioni pensando che volessero fare due tiri senza pallone, e una volta visto da vicino il tono muscolare di Paloscia, migliore del suo, capì perché lo avevano accantonato. In quel conciliabolo di cervelli, il sospetto cadde subito su Vargas, che una volta messo alle strette confessò che la pancia non era dovuta a quello che pensavano loro, ma non gli credettero. Cominciarono tutta una serie di radiografie, ecografie e risonanze magnetiche, che effettivamente non conclamarono quel tipo di indigestione, ma rivelarono invece che il giocatore era rimasto incinta. Fecero un amniocentesi d'urgenza per verificare la disponibilità del giocatore contro il Novara, e a quel punto, già che c'erano, anche per stabilire il sesso del nascituro. Era molto strano quel feto, non si riuscivano a distinguere bene gli arti, sembrava una massa gelatinosa allungata, fino a quando finalmente si mosse e stabilirono che era un bel maschietto di cotechino intero. Per fortuna il peruviano lo aveva ingerito con tutta la scatola, e da quella si videro per la prima volta e chiaramente, i bellissimi lineamenti Fini e di Modena del figlio di Vargas. Alla fine della giornata alzò la mano uno sconsolato Silva per assumersi tutte le responsabiltà di quanto accaduto. Il povero Santiago, una volta capito di essere arrivato al capolinea della sua esperienza in maglia Viola, e non avendo invece ancora capito bene la nostra lingua, si convinse che In Italia era particolarmente apprezzato quel tipo di giocatore, più di altri, in grado di far sparire la palla, tradito anche dalle telecronache di Caressa, volle esagerare.

martedì 27 dicembre 2011

Un amico nick che se ne va

Mi ha chiamato Scacco Matto, la notizia buona, per darmene un’altra, affatto buona. Gufolino è deceduto da poco più di un mese, il rammarico oggi è quello di non aver mai risposto, coi fatti, ai suoi ripetuti inviti a bere un aperitivo insieme. La fretta, il fatto di sentirsi tutti un po’ immortali, mi hanno fatto bucare un appuntamento, che oggi avrebbe potuto arricchire il suo ricordo. Non è il momento di fare polemica con chi ha utilizzato il suo nick, ma che questo ci serva almeno a crescere un po’. Domani in memoria di Luciano, non scriverò, spero però che lo possiate fare voi, comunque, perché sono sicuro che a lui farebbe piacere, e anche a me.

E’ effervescente ma non è il gioco

E’ già tempo di pensare al mercato, per risolvere i problemi della digestione e di una classifica che non va ne su e ne giù. La soluzione potrebbe essere quella di comprare Brioschi, Emanuele? No, l’alka-seltzer italiano, quello della pubblicità, con Vargas sullo stomaco del tifoso Viola che sogna un giocatore smilzo che voli sulla fascia e invece si ritrova un cinghiale, che l’unica cosa a cui si è subito adattato una volta lontano dall’amato Perù, è alla macchia mediterranea, tanto da integrarsi di più con il ruvido corbezzolo maremmano, che non con i ruvidi piedi di De Silvestri. Prendiamoci  pure questo digestivo effervescente, non il gioco, per buttare giù gli eccessi alimentari delle feste e quelli insipidi di prima delle feste. Piatti nati direttamente dal campo, che non è l’orto, ma il pavimento dove la Cenerentola Fiorentina asciuga bucati quando va bene. Per digerire quell’accozzaglia di ingredienti chiamata zuppa, che Teotino cucina abitualmente su Facebook, per digerire i terzini considerati molto “groove” nell’ambiente, per via non tanto del solco che lasciano gli avversari nel loro vialetto, ma perché ritenuti terzini groviera per via dei buchi. Per digerire la passata di Pomo d’oro, visto il gozzuto Montolivo e vista la sua bella passata che ricorda tanto mia sorella il giorno della Prima Comunione, che poi era anche la mia perché s’è fatta insieme. Per digerire i dolori del giovane Gilardino, che non sarà un Werther, ma che in compenso è diventato friabile come un wafer. Per digerire Silva, che ce l’hanno fatto passare per un bomber uruguaiano, mentre è quella sola del figlio di Bersellini. Per digerire tutti gli eccessi fuori e dentro dal campo, dentro e fuori dallo spogliatoio, dalla stazione, dai locali notturni. Per digerire, infine, i ritardi della compagnia area peruviana, costretta dalla politica dei prezzi, ad atterrare sulla Salerno - Reggio Calabria subendone tutti gli atroci rallentamenti. Salvo solo il Dio supremo della Religione Viola, Giovetic, anche divinità di fulmini e di tuoni, ormai rimasti gli unici scagliati verso la porta avversaria. Lui e Behrami, via, che corre come un palloncino gonfiato lasciato andare libero, disegnando traiettorie impazzite in un centrocampo statico. E poi, alla fine, come in tutte le digestioni che si rispettano, per buttare giù il 2011 ci vuole anche un bel rutto.

lunedì 26 dicembre 2011

Raymond Queneau è il nuovo bomber Viola

La cucina oggi rimane chiusa, e mentre ci spurghiamo come delle lumache, vi parlo di un mio colpo di fulmine, tale e quale, a quello di qualche anno fa, quando dalla Maratona mi innamorai della Fiorentina guardando la maglia Viola numero nove indossata da Sergio Clerici. Raymond Queneau, un colpo di fulmine che cercherò di far diventare un modo per interagire, con chi ne ha voglia, ovviamente. Queneau scrive un libro fantastico “ Esercizi di stile” che altro non è che un episodio di vita quotidiana di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema in cui la storia viene ridetta giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi, permutando l'ordine delle lettere alfabetiche, mettendo alla prova tutte le figure retoriche (dall'epico al drammatico, dal racconto gotico alla lirica giapponese). Vi trascrivo il testo e qualche variazione, e allo stesso tempo adatto il testo in chiave Viola. Aspettando le vostre varianti, e così potremo farlo anche noi il libro, che intitoleremo “ Esercizi di stalla”.



Testo originale

Sulla S, in un ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. E' con un amico che gli dice: “ Dovresti far mettere un bottone in più al soprabito”. Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché”.

E due varianti originali (le più corte)

Litoti

Non s'era in pochi a spostarci. Un tale, al di qua della maturità, e che non sembrava un mostro d'intelligenza, borbottò per un poco con un signore che a lato si sarebbe comportato in modo improprio. Poi si astenne e rinunciò a restar in piedi. Non fu certo il giorno dopo che mi avvenne di rivederlo: non era solo e si occupava di moda”.

Metaforicamente

Nel cuore del giorno, gettato in un mucchio di sardine passeggere d'un coleottero dalla grossa corazza biancastra, un pollastro dal gran collo spiumato, di colpo arringò la più placida di quelle, e il suo linguaggio si librò nell'aria, umido di protesta. Poi attirato da un vuoto, il volatile vi si precipitò. In un triste deserto urbano lo rividi il giorno stesso, che si faceva smoccicar l'arroganza da un qualunque bottone”.

La versione Viola sulla quale lavorare

Sulla Cayenne, senza neanche traffico. Un giocatore Viola di circa ventinove anni, capello floscio con la passata di Montolivo al posto del nastro, fisico troppo grasso, come se l'avessero gonfiato. La macchina si ribalta. Vargas da la colpa al cugino. Gli rimprovera di aver spinto troppo sul acceleratore. Tono peruviano, con pretese che gli si creda anche. Non appena vede una bottiglia di birra, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro al Mc Donald's, davanti alla stazione di Santa Maria Novella. E' con Kharja tornato da Milano in treno che gli dice: “Dovresti usare un po di più il destro”. Gli fa vedere, imitandolo, dove colpire la palla e perché.

Ieri ho ricevuto due regali particolarmente graditi, il mio primo Borsalino, non il classico, ma una versione da giocatore di polo, ganzissima, e che devo citare previo rimozione coatta da tutte le attività sessuali di famiglia. E il mio nuovo Moleskine, rosso, nel cui apposito spazio riservato, ho fissato la ricompensa in caso di smarrimento: un panino con il lampredotto. Chi non ha voglia di scrivere il libro potrà ripiegare sui regali.

domenica 25 dicembre 2011

Buon Di Natale

Per il Natale del blog lo chef propone due percorsi gastronomici diversi, uno più classico legato alla tradizione, e l'altro più Viola legato e imbavagliato alla passione. Cappelletti in brodo, o in alternativa cappellate in Broduc come piatto d'ingresso. Subito dopo un gran vassoio di bolliti misti, che invece accomuna entrambi, ma con salse diverse che accompagnano, separandolo, il gusto della scelta. La mostarda, che nel primo sarà di verdure, lascerà il posto a una gratin di finocchi nell'altro, finocchi, come gli avversari, che non è possibile che vincano tutti i rimpalli e poi non c'è mai uno al limite dell'aria di rigore a raccogliere la respinta mentre gli altri ci cannoneggiano ad ogni ribattuta. Alla mostarda di verdure si può sostituire quella di frutta, che è ottima come istantanea dei "nostri", che sembrerebbero persino andati oltre, fino al caffè. Un rapido viaggio tra i bolliti ci porterà a scoprire il cappone, che nel menù numero due si esalta fino a dentro lo spogliatoio, perché quello che comanda al suo interno, il boss insomma, è chiamato appunto Al Cappone per la sua personalità da leader indiscusso. Testina, scaramella, che la scarta Pasqual pensando a un Ferrero Rocher mentre l'avversario va in porta, tenerone, lingua e coda, perché più tenerone di Gamberini non c'è nessuno, ai voglia a farti crescere la barba, tanto Denis non ci crede e ti frega lo stesso. La coda è quella della classifica, e la lingua è quella di fuori di Kharja sempre più stressato a rincorrere treni. Il cotechino poi, non può essere che Vargas, che Fini ha scelto come testimonial per combattere lo strapotere di Giovanni Rana. Con Corvino che sprizza Salento da tutti i porri, Negramaro abbestia, come il boccone 2011. Tiramisù, lo so che è scontato, sennò venite a scrivere voi, e a desso passiamo agli auguri. Che Vargas abbandoni la forma a bottiglia d'Oro Pilla e che arrivi almeno Pinilla. Conoscendo i rischi di un dimagrimento troppo repentino, possiamo concedergli di assumere la forma della bottiglia del verdicchio Fazi Battaglia, che comunque mantiene sempre una certa spanciatura. Che Montolivo si porti via la Claudia, e che la Fiorentina per festeggiare si tolga la Mazda dalla maglia e ci metta la Magda. Che Babacar non se la prenda se non conosce la Magda come auto, tanto lui può vendere tutte le marche che vuole con quel cognome. Che Behrami pensi, a chi come me i capelli non ce l'ha più, prima di conciarsi a quella maniera. Che l'immobiliarista Cerci tra un acquisizione e l'altra non sposi Anna Falchi. Che qualcuno non pensi che il panettone che hanno sfilato a Malesani cinque minuti prima di aprirlo sia opera di Vargas, che questa volta non c'entra niente. E' stato Frey. Che, che,che e allora anche Che Guevara per ricordare il povero Socrates e l'eskimo di mille trasferte. E' Natale e non è il momento di farsi prendere troppo dalla nostalgia canaglia, anche perché c'è sempre un Chinaglia latitante che potrebbe venire a sedersi la dove Vittorione, tronfio, salutava il popolo. Latitante come il bel gioco, dal giorno in cui Ovrebo lo mise in fuorigioco. The show must go on. Buon Natale, anche da Rita e Tommaso.

sabato 24 dicembre 2011

Non ci resta che piangere

Firenze, da sempre città che ha fatto della sua eredità estetica montagne di cartoline da spedire nel mondo, ospita da un paio di anni invece, il gioco del calcio più brutto al mondo, una cartolina questa che ricorda più le vele di Scampia. Dalle bellezze del Rinascimento, quell' Edson Arantes do Nascimiento fatto di marmi bianchi e verdi, siamo passati al grigio cemento che vediamo dalle finestre della nostra passione. Noi che dal Piazzale ci tuffiamo in un panorama mozzafiato anche se ormai sempre più soffocato dall'abbraccio dello smog, dalla "Fiesole" vediamo invece un piazzale deserto di manovre spumeggianti, vediamo solo carcasse di giocatori ammassati sulla maglia Viola. Ho come l'impressione però, che tra un po' ci diranno, che quello che stiamo vedendo non è poi un calcio così brutto, che è invece bellissimo. Ci ricorderanno con fare di sufficienza, che da fiorentini quali noi siamo, dovremo pur essere abituati a stare male per il troppo bello. Come se fossimo in Santa Croce per intendersi, e non in croce come da anni, diranno che quella percezione del brutto è invece il malessere del troppo bello, la sindrome di Stendhal insomma. E alla fine non posso neanche dargli torto, perché la strategia persuasiva sarà la stessa che adotto io con Rita quando si lamenta che non gli piace stirare, e gli rispondo, subdolo, in attesa della camicia di Burberry, che invece lo ama profondamente, talmente tanto che viene colta dalla sindrome dello Stendino. In tutto questo però non c'è ancora nessun riferimento al cibo, e su questo non sono neanche troppo d'accordo con me stesso, perché invece, sotto traccia, il riferimento c'è ed è ai "brutti ma boni", semplici biscotti che hanno avuto un grande apprezzamento nell'ambito della vicenda di Calciopoli. Brutti sono loro ad ammazzarci la passione, boni siamo noi, capaci cioè di ricominciare a correre felici a perdifiato sul viale dei Mille, anzi rincorrere. Mi permetto infine di dare un consiglio di mercato, e so che mi perdonerete proprio perché non lo faccio mai, ma c'è un occasione giusta per rinforzare la squadra a costo zero che non mi lascia dormire, perfetta in questa atmosfera di doni, si proprio quel Cristiano, così squalificato da non costare niente, da grande plusvalenza insomma. Lo so cosa pensate, Doni è squalificato, che razza di rinforzo è se non può giocare, basterà dire che è il nipote di Mubarak. Per gli auguri c'è sempre un domani.

venerdì 23 dicembre 2011

Il Gilardino dei Finzi-Contini

Il Gila è triste, le sue stagioni del declino fiorentino ricordano sempre di più il film di Vittorio De Sica, così tanto, che ha ormai mercato solo al Carnevale di Viareggio come Pierrot. Il giocatore infatti,  ha già preso accordi con il body artist di Vargas, per farsi tatuare una lacrima permanente sotto l’occhio. Come permanenti del resto rimangono i suoi lunghi digiuni al gol e al sorriso, intervallati di tanto in tanto da brodini vegetali tiepidi. Perché lui, a differenza di Pannella, i digiuni li fa sul serio, e lo sappiamo bene noi tifosi che lo vediamo in campo smunto come Fassino. Nell’ambiente si vocifera che l’intermittenza al gol sia dovuta a Equitalia, che gli avrebbe rateizzato il bottino dei gol nell’ambito della manovra Monti, e per questo, anche l’esultanza gli rimane strozzata come un ernia. Sta di fatto, che adesso è chiaro come mai volesse fuggire nel paradiso fiscale di Genova, lo stesso nel quale ha cercato di scappare invano anche Cristiano Doni passando dal garage. E da dove, una volta depositate le proprie frustrazioni, se ne è andato Alberto Malesani. Tornando a noi, sembra però che il fenomeno sia molto più ampio e riguardi in generale tutti gli uomini di Prandelli. Marchionni sembra allenarsi alle Malvinas, Felipe, dopo aver cambiato diciotto cognomi, è tornato ad essere un anonimo, Frey si è dato al tennis, e a Napoli ha esordito sull’erba dove sempre più spesso si sdraia a raccattare la palla nella rete. Poi ci sono Santana e Donadel, acquistati da De Laurentis come comparse per il cinepanettone, mentre Mutu e Comotto contribuiscono alla retrocessione del Cesena in campo, e alla retrocessione del rating finanziario del presidente Campedelli che paga gli stipendi. Infine Vargas, che da quando ha perso le pasticchine della mamma di Mutu, ingrassa come il fegato dell’oca destinato al foie gras. I Maya avevano previsto la fine del mondo, ma non la maledizione del faraone Prandelli, faraone nel senso di maschio delle faraone che girano felici nella campagna di Orzinuovi. Sinisa ha già scontato questa maledizione, mentre Rossi, dopo la maledizione di Zamparini non ha più paura di nessuno.

giovedì 22 dicembre 2011

Caressa ci racconta di una Fiorentina sempre più lessa

Il calcio è cambiato e con lui anche il modo di raccontarlo. Da quando non ci sono più le ali, non c’è neanche più nessuno che riesce a volare sulle fasce, così come avrebbe potuto raccontare Nando Martellini nella sua telecronaca in doppio petto. Oggi invece, con l’introduzione del bollino rosso, si è passati alle ripartenze intelligenti, è cresciuta cioè, una nuova generazione di cronisti, ed è talmente cresciuta, che sempre più spesso si parla di squadra o di difesa alta. Con l’introduzione delle rotonde, poi, il telecronista ha potuto raccontare del miglioramento della circolazione della palla, mentre con l’avvento degli aerei si sono ridotte le distanze tra i reparti. Concetto questo non proprio nuovissimo, fatto proprio dal calcio sfruttando le esperienze maturate nella grande distribuzione, impegnata a sviluppare un sistema di logistica evoluto, che permettesse appunto, una buona circolazione dei carrelli tra i reparti. La radio e la televisione hanno fatto a gara per cercare sempre più, di caratterizzare il racconto del calcio, introducendo la fantasia e alzando la voce. In città abbiamo come esempio il Guetta, Caressa invece, oltre a inventare un nuovo modo di fare telecronaca, si è sposato con la Parodi che si è inventata un nuovo modo di raccontare la cucina. Fantasia presente anche negli uffici del personale, che sono passati dall’assunzione di un compito quanto comunque scomodo Carlo Sassi, vista la sua superfice, figura sempre nei canoni di un giornalismo ormai superato, anche se il canone non lo paga più nessuno, ad uno stravagante Stelvio Saltamerenda, figura  concepita in quota e a digiuno. Fino all’analisi di Baconi che a me fa venire i vermi, e fino all’ultimissimo concetto introdotto nel nuovo linguaggio del racconto di una partita. La densità. Quella a centrocampo, che a Firenze si è cercato di risolvere con la tramvia, anche se Kharja preferisce sempre la Freccia Rossa. Densità, che da sempre è terreno scivoloso anche in cucina, sia che si parli di una vellutata di porri, che di un semplice brodo. Sia che si parli di piedi vellutati, o di un centrocampo, quello Viola, pieno di brodi. La difficoltà sta proprio nel raggiungere il giusto equilibrio tra la parte liquida e quella solida rappresentata dalla pasta corta buttata al suo interno. Il rischio è sempre quello di servire una minestra troppo asciutta o troppo liquida, oppure una minestra riscaldata, che nel calcio, a differenza della ribollita, non sempre soddisfa il palato. La difficolta a trovare la giusta densità a centrocampo, aumenta a dismisura se ad arbitrare c’è Farina.

mercoledì 21 dicembre 2011

Tutte le strade portano a Romulo

Evviva i crampi, anzi dirò di più, per festeggiare la fine di questo stinto 2011 Viola, invece dei botti di San Silvestro faremo i crampi di De Silvestri. Al posto del solito patetico trenino con le mani sui fianchi, ci rotoleremo doloranti con le mani sul polpaccio per festeggiare il ritorno di un giocatore di calcio sulla fascia destra, restituendo alla nazionale di atletica il gentile prestito. E anche se un po' datata, per il cenone di Capodanno, potrei consigliare una penna con gli scampi, che oltre ad avere sempre un certo seguito, potremo rivisitare per l'occasione, in una penna con i crampi. Perché a destra tutte le strade portano finalmente a Romulo, e presto speriamo anche a Romizi, facilitate anche dal fatto che da Siena passa la Cassia, e da un Cassani che non c'è. A sinistra, per la prima volta è stata tamponata l'emorragia di insalata russa, che prima di ieri vedeva una fase difensiva eretta con mura di maionese. Diciamo che Delio è stato anche un po’ fortunato, perché dall'infortunio di Pasqual ha pescato la carta giusta ed ha fatto Canastasic. Una volta menzionati entrambi i portieri, che a Vargas siano avvolti i panettoni con del filo spinato, perché se non sarà ceduto, è tra i pochi ad incidere, quando appunto non incide con l’alimentazione sregolata sul proprio rendimento. Chi mastica, poi, per ora è solo Delio Rossi, perché a noi serve invece dei gran semolini, er ciancichella a Roma quando vinceva si buttava nelle fontane, noi gli offriamo l’Arno, dalla Pescaia di Santa Rosa fino al ponte nuovo della tramvia, si butti pure da dove vuole ma ci faccia vincere qualcosa. Un 2012, che vedrà noi tifosi Viola pregare per il futuro in un luogo di culto che non sarà la Mecca, ma la Mercafir.

martedì 20 dicembre 2011

Siena-Fiorentina, un appuntamento dal dentista.

Martedì 20 dicembre ore 18, sembra più il promemoria dell’appuntamento con il dentista che la data del derby con il Siena. Da appannato cinquantenne, confesso di avere incontrato qualche problema con la gestione di questo calendario di seria A. Comunque, una volta che mi sono reso conto di cominciare a dare del lei ai riflessi, ho chiesto subito aiuto alla tecnologia. Pc, iPad, iPod, tablet, wireless, wi-fi, bluethooth, tutte collegate in un body network che mi gestisse il calendario degli eventi, con promemoria di tutti i tipi, allarmi acustici, email, sms, skype fino al Salvavita Beghelli. Soprattutto fino a quando una mattina è scattato l’allarme partita, mi sono vestito di tutto punto con sciarpa, cappellino, felpa, bandiera e guanti viola, e mi sono accorto in macchina, mentre partivo, che mi era suonata la sveglia per andare a cercare i funghi. Allora ho detto basta e ho assunto una filippina con contratto a progetto, gli ho consegnato un agenda con il calendario delle partite, e così mi fa una telefonata per avvertirmi del match in programma. Vorrei evitare però di parlare di una partita che ancora non c’è stata e vorrei invece prenderla a pretesto per esaltare una provincia, quella di Siena, in grado di produrre eccellenze gastronomiche di livello mondiale. Formaggi, vino, ma soprattutto salumi, con in testa il prosciutto di Cinta tagliato rigorosamente a mano, che amo al pari del Pata Negra. Vorrei condividere anche un delizioso ricordo per una bottega di alimentari sulla strada, a Osteria Gallina nel comune di Castiglion d’Orcia, dopo Bagni Vignone, dopo Pienza, dopo insomma, dove mi fermavo a mangiare due fette di pane con le acciughe marinate e un bicchiere di vino, una goduria ruspante da fare impallidire Maxim’s de Paris. Siena, che ho nel cuore anche perché sede di un premio letterario (parolone) nel quale lo scorso anno sono stato premiato per un racconto sulla Firenze e sui fiorentini tra 50 anni. Se avete due minuti, è un racconto breve che può strapparvi qualche sorriso, lo trovate su www.premioformicherosse.org, dalla home cliccate su “le edizioni” e da li vi perderete in un “Concerto per flauto” da fare accapponare la pelle. Ah, la filippina quando mi ha chiamato stamani per avvertirmi della partita, trovandolo strano si è assicurata che non mi sbagliassi con l’appuntamento dal dentista. Siena-Fiorentina, su ragazzi, togliamoci questo dente.

lunedì 19 dicembre 2011

Non si sa più da quale casello fare uscire la crisi Viola.

La crisi Viola sta per imboccare l’Autopalio, e per chi arriva dall’autostrada, sarà “Impruneta” e non più “Certosa” il casello di uscita. Non ho ancora capito perché si sia sentita questa esigenza di sostituire il nome al casello, in un momento nel quale il tifoso Viola è già confuso dai risultati, da chi va a comprare la casa a Ibiza tra un allenamento e l’altro, da chi dopo l’allenamento va a casa a Milano, da Sinisa che è stato mandato a casa ma i risultati sono rimasti gli stessi, e soprattutto da una tradizione gastronomica che ci ha sempre raccontato con orgoglio del Peposo dell’Impruneta e mai invece di quello della Certosa. Comunque sia, usciremo al casello dell’Impruneta per andare a Siena, con le catene da neve o con le gomme termiche, Delio sicuramente con quelle da masticare , con il magone ma anche con la consapevolezza che se la partita ci riconcilierà con la passione, potremo raccontarci il derby davanti a un bel piatto di pici all’aglione. Speriamo quindi di parlare di una battaglia vinta e non del solito ricordo di quella di Montaperti, che esce fuori puntualmente una volta l’anno come il pandoro Bauli. Che si parli finalmente dei giovani, di Salifu, Nastasic, Romizi, Camporese e Neto, tanto i ricciarelli e il pan pepato ce li offriranno a Siena, mi sembrerebbe davvero una pignoleria calorica quella di portare da Firenze anche i fichi secchi. La società infine, sempre impegnata a trasmettere messaggi per un calcio più etico, a praticare il terzo tempo, la solidarietà insieme a Save The Children, il restauro dei monumenti, impegnata da sempre anche nella battaglia per una distribuzione più equa dei proventi televisivi, intanto e per equità, da una parte assume un Rossi (Delio) e dall’altra ne denuncia un altro (Guido). Nel frattempo, il tifoso si avvicina alla partita con l’Ipod ascoltando Rossi (Vasco), un po’ preoccupato che “gli spari sopra” siano un preciso riferimento a Calaiò in procinto di giustiziarci definitivamente la stagione.

domenica 18 dicembre 2011

Di qua dalla crisi e Diladdarno.

L'inverno è arrivato Firenze insieme all'Arno, poi si è preso la briga di deviare fino al Franchi, dove si è accomodato in uno stadio sottovuoto spinto da una passione rimasta incagliata forse sotto il Ponte alla Carraia. Ed è stata quasi subito notte fonda. Perché dopo il ritorno al gol del gigante dai piedi di Argillardino, e mentre insieme all'Arno scorre ancora un po' di fiorentinità, lungo la schiena dei tifosi scorre invece un brivido di freddo al gol di Denis. Davvero un gran bell'acquisto dell'Atalanta questo, che in più ha un nome adatto anche ad una fiction di successo, anche se la crisi Viola è una realtà purtroppo e non una finzione, e che sembra davvero mandare a Gamberini all'aria anche il tesoretto portato in dote da Delio Rossi. Perché anche lui sembra un po' distratto, come se fosse rimasto incagliato al Ponte alla Carraia insieme alla passione dei fiorentini, un ponte che per portarci Diladdarno mostra la sua schizzinosa architettura per non bagnarsi i piedi. Quel Delio dicevamo, che da grande masticatore qual'è, e non essendo proprio a Brooklyn, sembra aver trovato qualche difficoltà a reperire una buona gomma del ponte. Jovetic alla fine ha salvato il mio risotto al Castelmagno, basterà aumentare un cucchiaino di miele per addolcire una domenica che l'Atalanta ha profumato di bergamotto, e una bottiglia di Barbaresco per non farsi troppe domande. Magari me lo spiegheranno gli amici perché in una fredda serata di dicembre c'è chi gioca con la maglia a maniche corte e si mette il sotto maglia, chi invece gioca con la maglia a maniche corte e si mette i guanti, ma non sarebbe più semplice mettersi una maglia a maniche lunghe e giocare a calcio? Perché dopo Siena potrebbero aprirsi le porte per arruolarsi nell' Esercito della Salvezza. 

sabato 17 dicembre 2011

La manovra Monti ha colpito Jovetic

Colazione con budino, spesa con carrello e partita con l'Atalanta. “E sembra un sabato qualunque un sabato italiano /Il peggio sembra essere passato/ La notte è un dirigibile che ci porta via lontano“ Così come cantava Sergio Caputo. Anche se il peggio sembra essersi abbattuto proprio adesso con la manovra Monti, che dopo la strage delle patenti ha colpito la Fiorentina con i suoi tagli, ed essendo un governo tecnico non poteva che colpire Jovetic, che è il più tecnico di tutti, e così stasera sarà costretto a giocare senza i suoi amati riccioli. Sperando poi che questi accorgimenti rilancino anche l'economia del gol di Gilardino, che invece non segna più dai tagli della manovra Prodi. Comunque e per onestà qualche beneficio cominciamo a toccarlo con mano, un esempio è il salmone in offerta alla Conad, mentre la salvezza della nostra bella moneta unica ci permetterà ancora la libera circolazione, così come hanno fatto ieri gli amici di Fi.it venendomi a trovare sul blog. E se oggi riesco a trovare il Castelmagno domani ci farò il piatto della domenica, nella più classica tradizione della cucina piemontese che amo come appunto i suoi formaggi. Basta mettere in una casseruola olio e burro, della cipolla tritata fine e farla rosolare. Mettere il Carnaroli e tostarlo bene. Vino bianco, e dopo che sarà sfumato aggiungere dei pezzetti di Castelmagno e continuare la cottura con il brodo vegetale. Quando sarà quasi pronto, aggiungere ancora del Castelmagno sbriciolato e 3 cucchiai di miele. Terminare la cottura. Mantecare con burro e Castelmagno a schegge. E dulcis in fundo, al momento di servire spargere sopra al riso un filo di miele e delle noci sgusciate. Stasera infine tre pere all'Atalanta, anche se con il Castemagno in frigo sarebbe meglio non far sapere quanto è buono il cacio con le pere, l'importante comunque è che in frigo non ci sia la regina delle susine, la Claudia appunto, perché il rischio è quello di ritrovarci un post a difesa di Montolivo invece del nocciolo.